I cinque fondatori

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"Vengono chiamati Innominabili, perchè nessuno ne parla."
"Non potevate chiamarli direttamente I senza nome o Coloro che non devono essere nominati?" Chiese Marla interrompendo il discorso del ragazzo, che a quelle parole sospirò alzando gli occhi al cielo.
"Non è così facile" puntualizzò, "Sono esseri di cui si sa pochissimo. Tutte le altre creature ne sono terrorizzate, perfino noi draghi ci teniamo alla larga da loro. Nessuno ne parla mai perché sono creature meschine, che aggirano le regole, perciò per non imbattersi in loro nessuno li nomina"
"Perché? Basta pronunciate il loro nome per attirarli?" Commentò ironica la ragazza, mentre tutti gli altri ascoltavano in silenzio.
"Facciamo così. Io ti racconto tutto e tu fai le domande alle fine. Che ne dici?" Chiese a denti stretti.
"Va bene, va bene. Quanto siete permalosi voi draghi."
"Oh non sai quanto."

Si scambiarono uno sguardo d'odio, che i presenti non calcolarono nemmeno.

Ormai tre erano le cose sicure: il sovrannaturale esisteva e Al ne faceva parte;
la lotta contro lo Shinigami non sarebbe stata facile e forse loro erano le uniche persone in grado di fare qualcosa; e Marla e Al non sarebbero ami riusciti ad andare d'accordo.
Erano come fratello e sorella, si volevano un bene profondo, e avrebbero donato uno la vita per l'altro, ma più di cinque secondi senza litigare, non sarebbero mai riusciti a farli.

"Ci sono delle leggi nel mondo Sommerso, delle regole ferree che coordinano la nostra vita e i rapporti che abbiamo con gli umani, o come li chiamiamo noi Animati. Il nostro aspetto, quello dei vampiri, quello delle streghe, e persino quello dei lupi mannari è identico al vostro, ma noi a differenza vostra non abbiamo un'anima, non per tutta la vita almeno. Queste leggi sono state inventate dai cinque fondatori della vita, umana e sovrannaturale. Essi sono: il Tempo; l'Anima; la Magia; le Emozioni e la Morte. Sono come le vostre divinità, nessuno, che sia ancora vivo, le ha viste, ma senza di loro non esisteremmo. Ciò che ci hanno lasciato sono questi accordi, che ci permettono di coesistere tra di noi e con voi animati. Le due regole fondamentali sono: che non possiamo ucciderci fra noi esseri sovrannaturali e, la più importante, che non possiamo cacciarvi e venire noi a cercarvi per uccidervi. Siete voi animati che dovete venire da noi. Se sarete voi di vostra iniziativa a presentarvi, noi saremo liberi... di uccidervi"

Calò il silenzio nella stanza, i ragazzi guardavano Al con la testa che sembrava scoppiare. Metabolizzavano il racconto, cercando di assimilare ogni minimo dettaglio, anche se sembrava tutto dannatamente surreale.

"Ma perché non potete semplicemente ucciderci?" Chiese questa volta Emma, con la voce atona, mentre guardava negli occhi il ragazzo.
"Perché siete molto più deboli di noi. Se potessimo attaccarvi a nostro piacimento sareste già estinti. È per questo che gli animati non sanno dell'esistenza del sovrannaturale, per tenervi lontani e cercare di salvarvi. Queste regole però, non vengono accettate da tutti. Le streghe, i vampiri e lupi mannari, a voi animati, nemmeno vi pensano. Non hanno bisogno di voi per vivere e vi stanno alla larga. Anche perché in molte occasioni in passato, ve la siete presa con loro, che sono i più innocui. I draghi e gli innominati invece, cercano da anni di cambiare le regole, ma gli unici che le possono cambiare sono i fondatori. Sono secoli che la mia specie cerca di contattarli per riuscire a prendere il loro posto e dominare il mondo Sommerso e il vostro mondo, ma per fortuna sembrano scomparsi, o almeno sono stati molto bravi a nascondere le loro tracce. Ora, gli innominati sono le uniche creature sovrannaturali, che non hanno l'aspetto umano. Vivono nascosti, come dei parassiti. Ne esistono di tre tipi, ma si dice che facciano tutti capo alla stessa persona, la Morte. Per creare i nostri mondi, i cinque fondatori hanno donato ognuno una parte di se stessi, creando così la vita. Se uno dei fondatori toglie la parte che ha donato, la vita come la conosciamo noi, scompare. Mentre gli altri quattro fondatori hanno creato la vita di loro iniziativa, la Morte si dice sia stata costretta dal fratello: il Tempo. Per questo motivo ha creato gli innominabili. Sono esseri che hanno il compito di rubare le anime ai mortali e riportarle alla Morte, ma essendo anche esse vincolate alle nostre regole, nel tempo si sono arrangiate. Hanno imparato ad aggirarle, a trovare dei cavilli negli accordi ed ad usarli a loro favore. Per questo non vengono nominati. Perché se pronunci il loro nome, loro potrebbero prenderlo come un invito e presentarsi. In mia presenza potete pronunciarlo, perché i draghi sono l'unica specie che temono. Siamo forti quanto loro e... subdoli come loro."

I suoi occhi verdi scoperti saettarono fra i suoi compagni. Aveva paura che con quel racconto, con la verità servita su un piatto d'argento, quei quattro ragazzi, avrebbero potuto capire chi avevano veramente di fronte, il pericolo che correvano a stare nella stessa stanza con lui.

Si perse negli occhi blu di Emma, cercando di capire cosa stesse pensando, ma sembrava come, che quella notte gli stesse nascondendo la sua mente. Rendendola impenetrabile.

"Bene. Quindi dobbiamo uccidere la morte" commentò Marla, incrociando le braccia al petto. "Siamo fottuti"

I tre ragazzi iniziarono a commentare, gridando parolacce e chiedendosi come diavolo avrebbero fatto. E mentre loro discutevano, Al e Emma continuavano a guardarsi.
Fu lei a distogliere lo sguardo per prima ed ad andarsene, senza dire una parola.
La guardarono tutti ammutoliti, chiedendosi cosa fosse successo, e mentre Al le correva dietro, Marla aveva già organizzato l'incontro per la notte dopo.

"Emma" le gridò per il corridoio, cercando di fermarla, fregandosene dell'orario e del rischio che correvano, se venivano beccati a quell'ora in giro per l'istituto.

Lei si fermò, senza voltarsi. La vide stringere i pugni facendo diventare le nocche bianche, ma non parlò.
Rimase immobile in quel corridoio, con la mente che inspiegabilmente non si faceva leggere.

"Emma" disse avvicinandosi a lei e mettendole una mano sulla spalla.

"Perchè quella notte è venuto da me? Io non l'ho mai nominato, eppure quella notte è venuto in camera mia. Perchè ce l'ha con me? Perché sta cercando in tutti i modi di rubarmi l'anima?" Il suo bisbiglio era un lamento, che fece pervadere il ragazzo di brividi.
Era così indifesa, così piena di domande a cui nessuno sapeva dare una risposta.

"Non lo so" le rispose sincero, mentre il suo cuore rincominciava a battere, sapendo che non era scappata per lui, che non era di lui che aveva paura. "Ti aiuterò io. Non so come, ma lo farò."

In quel momento si sentì un po' egoista, ad essere felice che quel dolore non fosse causato da lui, ma non ci poteva fare niente.
Per la prima volta, si sentiva un po' meno il mostro della situazione e un po' di più l'eroe che doveva salvare la principessa in pericolo.

Si voltò di scatto e mise la testa sul suo petto, cercando di trovare conforto, un conforto e una sicurezza che solo lui sembrava darle.
Le sue braccia si strinsero attorno a lei, cercando di proteggerla e rimasero in silenzio per un tempo che sembrò infinito.

Quel silenzio, che riempiva quel corridoio vuoto in cui c'erano solo loro, era pieno di promesse.
Lei prometteva che non avrebbe mai avuto paura di lui, che si sarebbe fidata forse per sempre, e lui le prometteva che le sarebbe stato accanto, che l'avrebbe fatta sentire giusta in un mondo che la additava come sbagliata, e soprattuto, le prometteva che non sarebbe stata più sola, che avrebbero trovato una soluzione ad ogni cosa.

Andarono a dormire dopo un po', senza che nessuno dei due aggiungesse qualcosa.
Emma si strinse a lui, e Al le entrò nei sogni per riuscire a proteggerla.

La regina dal cuore di ghiaccio, ormai era una semplice ragazza.
Non lo avrebbe mai ammesso, non era ancora il suo momento, ma quella notte il suo cuore iniziò a battere per lui. E forse è per questo, che la mattina seguente, quando si accorse che lui non era lì con lei, sapeva che non si era semplicemente assentato, ma che se ne era andato.

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