«E allora perché lo hai comprato?»

«Me lo ha regalato mia madre Alice.» Alzo le sopracciglia come per chiedergli se è serio, lui di risposta scoppia a ridere e mi rivolge il dito medio.

In bagno cerco uno spazzolino nuovo nei cassetti del lavandino e provo a pettinare nel modo meno osceno possibile i capelli. Quando ho finito, muovo i piedi fuori dal bagno e mi avvicino velocemente all'appendiabiti vicino all'entrata. Elijah mi osserva mentre infilo la giacca e provo a non cadere mentre allaccio le scarpe.

«Ti accompagno io?»

«No, è già tardi.» Spiego infilando il cellulare in tasca e prendendo da quest'ultima le chiavi della macchina.

«Oggi possiamo vederci?» Chiede avvicinandosi e mettendo le mani sui miei fianchi.

«Certo, all'una finisco.» Rispondo lasciandogli un bacio a stampo e passandogli una mano tra i capelli per scompigliarli.

Quando lascio Dalmwin sono le sette e venti. Sono dovuta passare prima a casa per fare una doccia e prendere dei documenti e per poco non ho fatto tardi a lavoro. In realtà oggi non c'è molto da fare, quindi tra una pausa e l'altra riesco a dedicare un po' di tempo al manuale di didattica dell'arte. Ammetto che un po' mi sto facendo aiutare da Josh, lui si è diplomato qualche anno fa nel mio stesso indirizzo così, quando ho difficoltà, posso rivolgermi tranquillamente a lui. A proposito del mio collega, tra me e lui le cose sono tornate alla normalità e fortunatamente non se l'è presa troppo per quello che non è successo tra noi. Alla fin fine, letteralmente non è successo nulla, siamo solo usciti una volta insieme e siamo rimasti d'accordo che non ci saremmo mai potuti trovare bene in una relazione.

La giornata passa in fretta e l'ora di pranzo arriva prima che possa rendermene conto. Mi sembra che tutto stia scorrendo velocemente, è una sensazione strana, come se avessi premuto un qualche tasto d'accelerazione. Josh mi chiede cosa voglio per pranzo e sto per rispondergli quando il cellulare inizia a squillare. È Elijah. Mi scuso ed esco dall'ufficio per rispondergli.

«Pronto?»

«È l'una.» Mi dice e dal tono della voce scommetto che sta sorridendo.

«Ciao anche a te.»

«Sono nell'atrio dell'Accademia, mi raggiungi?»

«Va bene.»

Attacco la chiamata e rientro in ufficio. Josh mi sta ancora aspettando ed io devo cercare al più presto un modo più gentile per rifiutare quel pranzo insieme.

«Josh, ho appena ricevuto una telefonata e devo scappare.» Mento in parte, di certo non posso dirgli che non voglio pranzare con lui. Lui sembra sorpreso, forse un po' preoccupato perché da come l'ho detto sembra essere successo qualcosa di grave.

«Tranquilla, c'è Bert a farmi compagnia.» Mi dice, io mi scuso ancora mentre raccolgo le mie cose ed esco da lì il prima possibile.

Uscendo dal corridoio ed entrando nell'atrio, finalmente lo vedo. Si è cambiato, non indossa più quel completo tremendo. Ha gli occhiali che gli tengono dietro i riccioli, una giacca nera che gli fascia alla perfezione le spalle robuste e scommetto che da qui a un anno fa, ha sviluppato un'ossessione per le vans. Sta parlando con quello che dovrebbe essere il rettore, quest'ultimo è di spalle quindi è tutta una supposizione. Elijah gli dice qualcosa, con lo sguardo concentrato, una mano che pizzica il suo mento e l'altra nella tasca dei pantaloni borgogna.

Mi nota solo quando mi avvicino abbastanza da catturare la sua attenzione e, appena lo fa, anche il rettore si volta curioso verso di me.

«Rettore Davis.» Saluto con un sorriso il paffuto e basso uomo davanti a me che sembra essere uscito da Up.

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