Capitolo 28

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31 gennaio;

Piove a dirotto da stamattina e nonostante mi piaccia la pioggia, in questo momento vorrei non ci fosse. Il traffico è intenso, ci sto mettendo ore e non è una cosa positiva. Sto seguendo l'istinto, mi sto forse avventando ma allo stesso tempo so che è giusto così.

Un'ora dopo sto salendo le scale il più in fretta possibile nonostante le mie gambe siano più pesanti del solito. È l'ansia a farmi sentire così debole ma, per una volta nella mia vita, voglio mandarla a fanculo perché non ce la faccio più. Odio tenermi tutto dentro, ho odiato me stessa e la mia anaffettività per anni ed ora non voglio più farmi prendere per il collo da questo blocco affettivo che mi rende incapace di esprimere emozioni. Davanti alla porta ho il fiatone e quasi sobbalzo quando qualcuno esce dall'appartamento di fronte. La ragazza mi guarda sott'occhi mentre chiude a chiave la porta e, quando ha finito, con un cenno sembra salutarmi mentre va via. Mi ci vuole un attimo per riprendermi da quella distrazione, devo darmi una mossa o qualcos'altro mi spingerà a tornare indietro. Trattengo il respiro mentre premo il pulsante del campanello, ho le mani rosse e violacee per colpa del freddo e mi maledico per non aver comprato dei guanti. Aspetto quella che sembra un'infinità ma c'è traccia di nessuno. Lo sapevo, sono stata avventata e avrei dovuto assicurarmi che fosse in città prima di precipitarmi qui. Forse è a Londra? Keith ieri mi ha detto che Connor aveva trascorso la serata con lui, forse è in palestra? E se mi avesse visto dallo spioncino e non volesse vedermi? Mentre penso a tutte queste cose, è come se la mia mano stesse agendo da sola mentre bussa per la seconda volta alla porta di casa sua.

Non ci vuole molto prima che la porta si apra davanti a me, rivelando un Elijah dall'aspetto più che rilassato. In realtà la sua espressione è confusa mentre mi scruta e mi guarda come fossi l'ultima persona che si aspetterebbe di vedere, inizio a pensare che effettivamente sia così.

«Ti disturbo?» Chiedo e la voce mi trema un po' più del dovuto a causa del freddo.

«Certo che no, entra pure.» Si scosta per farmi entrare e, appena metto piede nell'appartamento tiro un sospiro di sollievo. Qui si sta caldi, so che il termostato è al massimo perché Elijah odia il freddo. Tolgo la giacca sotto il suo sguardo, sta morendo dalla curiosità e so che a momenti inizierà a tempestarmi di domande. Mi guarda per un attimo ancora, poi mi dice di seguirlo mentre si dirigere verso l'isola della cucina.

«Come lo vuoi il tè?» Mi chiede anche se in realtà non ne ho così voglia.

«Sto bene così.»

«Stai letteralmente congelando, ti va bene quello verde?» Annuisco e lui subito mette a bollire l'acqua nella teiera. Torna a guardarmi, sedendosi sullo sgabello e aspettando che io parli. Sa che c'è un motivo se mi sono presentata a casa sua, alle undici e trentadue, di domenica sera, con un temporale in atto e un freddo siberiano.

«Possiamo parlare?»

«Che succede?» Mentre mi guarda e aspetta che parli, la mia mente torna a quella sera di dicembre, quando eravamo seduti in questi stessi posti e lui mi stava ascoltando così attentamente mentre sfogavo tutto il dolore che stavo reprimendo. Piangerei, ora, se solo servisse a qualcosa. Prendo un respiro profondo e, quasi con timore, inizio a lasciar andare le parole.

«Mi dispiace..» ammetto guardandolo negli occhi, provando a fargli capire quanto io sia consapevole dei miei sbagli. «Sono stata un'egoista e avrei dovuto capirlo subito.»

«Orale che diavolo stai dicendo?»

«Se solo mi lasciassi spiegare senza interrompere..» Lo fermo subito e lui si zittisce, non ho bisogno che mi dica che non devo scusarmi, non più. «Quando ho scoperto che mi avevi tenuto nascosto quella situazione, ne ho approfittato. Ero spaventata a morte, da quando la nostra relazione era iniziata non facevo altro che chiedermi perché tu avessi scelto me e cosa avessi visto in me.» Elijah sospira, lo sguardo oltre la mia spalla e la testa che si muove in disapprovazione. «Io l'ho vista, l'ho osservata e la differenza con me è palese. È così bella e sembra così intelligente, ha lo stesso fascino che hai tu. Lo stesso che io vedo in te e che mi ha fatto innamorare di te.»

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