Capitolo 12

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Alessia prese le chiavi attaccate nella cassettina vicino alla porta, ed uscì di casa. Subito fuori, si scorgeva il giardinetto, con un prato molto ben curato dal giardiniere di sua madre, un omino sulla 40ina di anni, che in quel momento stava dando una sfoltita proprio vicino alla porta. Alessia lo scavalcò, senza nemmeno degnarlo di uno sguardo, com'era solita fare la mattina quando doveva andare a scuola.

Si dirigeva spedita verso il cancelletto dei vialetto, dove aveva lasciato il suo scooter. Montò a cavallo e partì subito. Per strada, incrociò la sua amica Leandra, che si stava dirigendo a scuola come lei. Camminarono affiancate, essendo ancora mattina presto (non che se arrivassero tardi a scuola i professori le avrebbero detto qualcosa), per strada ancora non c'era nessuno, quindi potevano tranquillamente stare affiancate senza il rischio di causare intralci.

Lungo la strada, trovarono Gina, una loro compagna di classe, era alla fermata del bus, e Alessia non si fece scrupoli a caricarla per darle un passaggio, ripartendo spedita verso la scuola.

-ciao Alessia, grazie 1000 per esserti fermata..credo proprio che stamattina il bus sia passato in anticipo..- -oh tranquilla Gi, tanto io devo andarci a scuola, e non devo nemmeno portarti in spalla, giusto? ahahah- -sisi giusto ahahah allora, com'è andata la serata ieri sera?- chiese l'amica, continuarono a parlare del più e del meno anche con Leandra, che essendo affiancate, poteva tranquillamente seguire il discorso. Nel frattempo, arrivarono a scuola, e Alessia, ripensando alla mattina prima, fece ben attenzione a dove posava il suo piedone, prima i scendere dal motorino.

-Hai imparato eh ahah- disse Leandra, scherzando Alessia. -Mi raccomando, che sia il più pulito possibile...se no oggi ci scappa il morto!- ordinò fermamente Alessia, e l'omino, si limitò ad annuire, abbassando lo sguardo sulle scarpe della giovane ragazza.

Si diressero verso l'entrata, salutando le varie compagne di scuole, e scavalcando i compagni delle classi accanto (essendo che, come già ho detto qualche capitolo più indietro, dopo alcuni casini successi, le classi miste erano state abolite). Beh, effettivamente potevano anche camminare senza guardare dove mettevano i piedi, ma purtroppo per loro, per ogni compagno ferito (o morto) c'era una sanzione che partiva da 27,50 a 275.00 €, a seconda del soggetto che veniva colpito da tale trauma.

Arrivarono in classe, e si sedettero al banco, attendendo l'arrivo della professoressa di morfologia. Erano ancora tutte intontite, bastava guardarle in faccia per capire in che stato si trovavano. La professoressa entrò in classe, camminando tranquillamente. Era miliardaria, da ragazza era nel giro di spaccio d'omini più grande della città, e si era fatta un casino di soldi. Vestiva solo con vestiti firmati, indossava scarpe col tacco fatti di pelle d'omino, e spesso, il tacco stesso era un astina di vetro contente lo scheletro di un omino.

Camminò fino alla cattedra per poi sedersi, e iniziare a fare l'appello. Un volta finito, estrasse dal taschino della camicetta, un ragazzino, e lo posò sulla cattedra -Lui è Giovanni, era assente ieri e quindi dovrà ripetere il compito, ora lo affiderò ad una di voi per controllarlo.- detto questo, si alzò e fece il giro del banchi, posando il piede vicino ad un bidello che cercava di staccare una chewin-gum da sotto una superga azzurra.

Si fermò vicino ad una ragazza bionda, con gli occhi castani, molto formosa. Era una grande studentessa, si impegnava molto, ed era anche famosa come ballerina, dato che tutti gli anni partecipava ai balli studenteschi, le piace Hip Hop. Tutti ricordavano quando entrò nella palestra con 2 omini in mano, esibendoli a tutti. Mostrò molto chiaramente il primo, che fu inserito in una scarpa da ginnastica per poi essere ricalzata (si, è un pezzo rubato da una vecchia storia), qualcuno sosteneva addirittura fosse suo padre. L'altro omino, fu più "fortunato". Durante l'esibizione, volò spesse volte in aria, per poi ricadere di nuovo in quella mastodontica mano, e qualcun'altro sostiene che quello era suo fratello. Ma la scena più "da brividi", fu quando fu posato a terra, e salì sulla scarpa della ragazza, e lei con un calcio, lo sparò in aria a grande velocità, facendolo piroettare in aria, per poi riagguantarlo.

-No prof, io non lo voglio quel "cosino" sul mio banco, io sono una studentessa modello, potrei finire per mangiarmelo se mi viene a chiedermi aiuto, perché mi darebbe fastidio, deve studiare da se!!- disse la giovane. -Si posso capire, ma gli serve un posto dove poter fare il compito senza essere disturbato- disse lei, e lui, abbassò lo sguardo, affranto.

-C'è qualche ragazza che vuole tenerlo con se per un paio d'ore?- nessuna rispose.

-chi non vuole?!- tutte alzarono la mano in quell'affermazione, tranne Alessia. La professoressa quindi si diresse da lei, posando Giovanni sul banco. Alessia lo agguantò subito e disse - ciao piccolino, lo sai che se non fai il bravo potrei punirti?- fece una risatina, e poi si fece di nuovo seria. -Si, in effetti non l'ho detto, a chi viene affidato, se il compito non dovesse uscire bene, o se dovesse anche semplicemente chiedere un aiuto, gli viene affidato definitivamente, cioè, in pratica, se lui sbaglia il compito, o se ti chiede aiuto, allo scadere delle 2 ore diventa tuo. Sua madre ha firmato il pezzo di carta con scritta questa regola.- Alessia ne fu "felice", e accettò. Tutte le altre compagne si pentirono immediatamente di ciò che avevano fatto. In pratica, il nostro caro Giovanni, era fregato. Non aveva studiato, quindi il compito sarebbe andato male, per di più si sarebbe trovato costretto a chiedere aiuto ad Alessia, quindi fregato di nuovo.

Iniziò la lezione, Giovanni iniziò a sudare freddo, non sapeva proprio cosa scrivere. Il tempo passava abbastanza veloce, e Alessia si accorse che Giovanni non sapeva un fico secco, ma stava comunque scrivendo qualcosina. Si accorse però che ogni tanto estraeva un cellularino dalla tasca. -beccato!- disse Alessia, l'omino sbiancò è iniziò a balbettare qualcosa di incomprensibile. -tranquillo, non farò la spia con la prof, sono stronza ma non fino a questo punto ahah però, una piccola punizione te la devi prendere, perché hai cercato di farmi fessa!- così lo prese in mano, lo strinse leggermente nel pugno, socchiudendo gli occhi e guardandolo con sguardo freddo. Il suo corpo iniziò flebilmente a scricchiolare, ma lei lasciò subito la presa, e afferrò una gamba, e sorridendo, gli torse il ginocchio al contrario, con un sonorissimo "cruck". -shh, non fare nemmeno uno squittio, o ti faccio pentire di non esserci stato ieri per fare il compito con i tuoi compagni!-.

Alessia lo depositò nuovamente sul banco, e lui continuò a copiare dal suo cellularino. Ormai la punizione l'aveva avuta, quindi Alessia lo lasciò copiare in pace. Finita la lezione, la prof andò a recuperare l'alunno. -Alessia, come mai si trova con una gamba rotta?- disse la professoressa. -beh, mi stavo annoiando, quindi mi sono messo a giocare con lui, e "per sbaglio" gli ho spezzato una gamba..- disse Alessia, come se fosse una cosa normale. La prof fece un cenno come per dire "mah, vabbè" e raccolse l'omino, e se ne andò verso la porta, pronta ad uscire dalla classe.

Era ora di biologia, e il professore, entrò in classe. -Ecco, un altro insetto...ah no, sei tu cosino- disse Leandra, facendo esplodere in una sonora risata l'intera classe.

-senti signorina, moderiamo i termini!- disse il professore scaldandosi. Leandra non battè ciglio, e, con totale naturalezza, si alzò e si diresse verso la cattedra, si piegò in avanti e si mise con il viso proprio difronte al professore. -Perché, se no che mi fai?- disse, il prof era impietrito. -beh..ii..io..ti..- cercò di dire lui. -ma smettila di balbettare!- disse Leandra, soffiando leggermente, e facendo cadere il professore.

Lei si alzò, e tornò verso il banco, fiera. -che vuole farmi quel cosetto? l'ho steso con un soffio, nel vero senso della parola ahahahahah-.

Il prof cercò di ricomporsi, si alzò e si risistemò i capelli, che con lo spostamento d'aria si erano completamente scompigliati.

-Bene, possiamo iniziare la..- -cosa fai tu? va che oggi ti facciamo male- disse Alessia, quasi sul punto di mettersi a ridere. -Io non ho nessuna voglia di ascoltare un microbo insulso come te, forse non ci siamo capiti, IO QUELLI COME TE ME LI MANGIO A COLAZIONE!!-

La YoutuberTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon