Batté le palpebre e la seconda sensazione che provò fu che si sentiva uno schifo. Riconobbe il biancore del letto dell'ospedale, la luce al neon bianca che faceva male agli occhi e un sapore amaro in bocca che non aveva niente a che fare con l'amarezza di ritrovarsi a respirare ancora una volta.

Suo padre l'aveva fermato.

Di nuovo.

Chiuse gli occhi, e di nuovo non provò altro che odio. Non aveva più nemmeno la libertà di morire, poteva solo vivere come voleva lui, mentre lui aveva il controllo su tutto quello che era, che aveva, che pensava ... che amava.

Taehyung.

Fu strano. Perché quando pensò il suo nome aprì gli occhi e lo vide lì davanti a lui. Non aveva abbastanza energie per parlare, ma ruotò gli occhi verso il suo angelo, almeno accontentandosi di quella visione delirante della sua mente e ... no. No, la sua mente gli avrebbe offerto una migliore visione di Taehyung.

Il ragazzo era davanti a lui per davvero. Gli mancò il respiro, quando lo vide pallido, la pelle come un sottile velo di carta, gli occhi incavati, rossi, i capelli in tutte le direzioni, segni rossi sul collo che la maglia che portava non riusciva a nascondere bene.

Era lì. Si agitò e provò a muoversi, ma tutto il suo corpo faceva male.

Taehyung lo guardava come gli angeli che si mettono sopra le tombe e le lapidi. I suoi occhi erano spenti, non c'era più traccia della sua bellezza nel suo viso.

Jungkook allungò una mano davanti a sé, debolmente, ma non riuscì ad alzarla. Taehyung notò il suo movimento e provò a prendergli la mano, ma prima di toccarlo si fermò e si sottrasse, nascondendo le mani dentro le maniche delle tasche.

«Kookie, che cosa hai fatto?» chiese, la sua voce un sussurro disperato.

Mi dispiace. Mi dispiace, angelo mi dispiace. Non lo pensava per sé stesso, e non si riferiva a quello che aveva fatto. Se fosse morto, non avrebbe dovuto affrontare le conseguenze e nemmeno vedere l'espressione distrutta del suo amore davanti a lui. Gli dispiaceva per Taehyung, perché era colpa sua. Non l'aveva protetto e non l'aveva aiutato ed erano finiti così.

Era debole, e fragile, e incapace di prendersi cura di lui, quando Taehyung avrebbe meritato tanto, troppo di meglio di tutto questo.

Taehyung strinse gli occhi e le lacrime gli scesero sul viso, silenziose, agli angoli degli occhi. Jungkook fece un rantolo che non era né una parola o una frase, solo un debole sospiro.

«Perché lo hai fatto?» si sentì chiedere, ed era troppo difficile da spiegare. Non gli sarebbero bastati mille anni a parole per dirlo, e non certo un'occhiata silenziosa ora che il suo corpo era distrutto come la sua anima. «Kookie ... non ... non ...»

Taehyung si nascose il viso tra le mani e singhiozzò. Jungkook provò a raggiungerlo di nuovo, provò di nuovo ad alzare la mano ma non ci riuscì.

Taehyung rimase a piangere in silenzio vicino a lui, di nuovo come gli angeli sulle tombe. Jungkook si sentiva così, il suo corpo era un involucro vuoto, una tomba non ancora riempita, anche se ci aveva provato, a morire. Ma non aveva la libertà di fare nemmeno quello.

«Ti avevo chiesto di smettere. Ti avevo chiesto ...» le sue parole vennero soffocate di nuovo dai suoi singhiozzi e Jungkook non poteva rispondere.

DARKER//kookvWhere stories live. Discover now