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Avvertenze: contenuti forti. Se non volete leggere, alla fine del capitolo troverete una breve sintesi così potrete andare avanti con la trama nei prossimi capitoli.




Capitolo 35

Overdose





«Signor Jeon?» disse, guardandosi intorno. La casa era buia, non c'era un rumore.

Si aveva come la sensazione che fosse una casa abbandonata e che Taehyung stesse guardando un fantasma «Dov'è K ...Jungkook?» chiese, tornò a guardare l'uomo davanti a lui. Non lo aveva visto per anni e ora si sorprendeva di vederlo particolarmente invecchiato. Nella sua mente era sempre il giovane uomo, il marito della signora Jeon, la persona che quando arrivava faceva scappare lui e Kookie a nascondersi perché non gli piacevano i bambini.

Ora Taehyung non era più un bambino.

«Kookie» disse il signor Jeon «Non è qui adesso» la sua voce somigliava a quella di Jungkook, era solo più matura. Si somigliavano molto, anche se Jungkook crescendo, era finito per avere il viso sempre più simile a quello di sua madre. Il signor Jeon parò co disdegno, dicendo "Kookie" come se avesse una caramella amara in bocca.

Taehyung si accigliò. «Dov'è?» chiese. Doveva partire. Gli aveva chiesto lui di andare fino a lì.

«Dove non puoi andare» disse duramente l'uomo facendo un passo verso di lui e Taehyung cominciò ad avere un po' paura. Lo sguardo del signor Jeon non era gentile. «E dove lui non ti può seguire»

«Che ... che vuol dire?» Taehyung aveva ancora in mano il manico del suo trolley. Lo strinse, ripensando a quando lo aveva preparato «Mi aveva detto che dovevamo ...» si interruppe, non sapendo se il signor Jeon era a conoscenza di quello che il figlio voleva fare. Lo guardò, ad occhi sgranati e innocenti, chiedendosi se era il caso di continuare a parlare.

Jeon fece una mezza smorfia sarcastica «Partire?» rise. «Andare via?» rise di nuovo e mise i brividi a Taehyung che cominciò a desiderare di trovarsi altrove. Il padre di Jungkook non gli era mai piaciuto.

«È così divertente che voi ragazzi abbiate pensato una cosa simile» disse, togliendosi le mani dalle tasche e continuando ad avvicinarsi a Taehyung che invece incassò la testa nelle spalle «Che innocenza e che sfacciataggine» cominciò a girargli intorno, guardandolo dall'alto in basso. Taehyung seguì i suoi movimenti, a disagio. «Jungkook non se ne può andare» spiegò «è legato a questa casa e alla nostra azienda»

«Ma Kookie non vuole» disse lui, timidamente «A lui non è mai piaciuto ...»

«Piaciuto? Non si fa il nostro lavoro per piacere» Jeon alzò la voce e Taehyung sussultò. «Si fa per il potere. Pensi che dei soldi mi importi? Ne abbiamo più di quelli che possiamo spendere, così tanti che anche un fallimento non ce li toglierebbe. È il potere, quello per cui lavoriamo, e il nome della famiglia. Ma tu cosa vuoi saperne» scoprì i denti ma non sorrise «Tu, sei solo il progetto di carità di mia moglie»

Taehyung deglutì, imbarazzato e umiliato. Non era la prima volta che se lo sentiva dire, ma erano passati anni da quando qualcuno lo aveva chiamato così. Abbassò lo sguardo e il suo disagio e il rossore sul suo viso non smossero nemmeno un po' Jeon.

DARKER//kookvWhere stories live. Discover now