Capitolo 24 "O lui o me"

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Mi voltai e vidi i miei, seduti insieme ad Eric al grande tavolo della cucina. Mia madre si alzò di scatto e venne ad abbracciarmi.

"Piccolo mio, scusa se non siamo venuti subito. Eravamo in Giappone ed era scomodo partire in quel momento." si giustificò

Guardai mio fratello con uno sguardo interrogativo, ma lui si limitò a fare spallucce.

"Di che parli?"

"Di quando sei stato in ospedale, piccolo mio." detto questo, si staccò da me per scrutarmi meglio, dalla testa ai piedi.

"Guardati, sei magrissimo! Hai sedici anni e-..."

"Quasi diciassette." precisai.

"A Maggio! Comunque sei troppo magrolino per la tua età, diglielo anche tu Ben."

Mio padre si alzò dandomi un pacca sulla spalla.

"È un miracolo che tu sia ancora in piedi. Non hai né muscoli né ciccia."

Alzai gli occhi al cielo.

"Smettila papà, non sono così male. Comunque, vi fermate molto?"

"Giusto qualche giorno. Prima di Aprile dobbiamo essere negli Stati Uniti per-..."

"Lavoro." conclusi io.

"Piccolo-..." iniziò mia madre.

"Non chiamarmi più in quel modo."

"Okay, Jake, ci dispiace davvero tanto di non poter essere presenti nella tua vita quotidiana, ma ti promettiamo che quest'estate andremo nella nostra villa al mare e potrai portare anche Sarah."

"Non sto più con Sarah."

Ero stanco di fingere e quelle parole uscirono troppo velocemente, non ebbi nemmeno il tempo di rifletterci.
Stavo per dirgli tutta la verità, ma capii che non era il momento giusto. Eric, che fino a quel momento aveva tenuto lo sguardo verso la finestra, si voltò a guardarmi, scuotendo la testa per fermarmi.

"L'ho lasciata."

"E per quale motivo l'avresti fatto? È una ragazza così carina."

"Non sono affari vostri. Io vado in camera, sono stanco."

Salii le scale e richiusi la porta con rabbia. Per l'ennesima volta mi buttai sul letto e sentii qualcosa scorrere sulle mie guance.Stavo piangendo e mi sentii improvvisamente solo. Avrei voluto solo gridare in quel momento e magari ubriacarmi fino al vomito. Ma infondo sapevo che era inutile affogare i dispiaceri nell'alcool: Jason non voleva uscire dalla mia testa, mi ostinavo a pensarci.

I miei genitori rimasero per una settimana, poi se ne andarono. Continuavano a farmi domande su Sarah e io mi stavo stufando. Il sabato mattina in cui svegliandomi non li trovai in casa, mi sentii sollevato.

"Ehi Jake sono le sei, che ci fai in piedi a quest'ora?"

"Sono andato in bagno. Mamma e papà?"

"Se ne sono andati qualche ora fa. Dovevano prendere il volo per gli Stati Uniti. Immagino che tu sia contento ora."

"Non ti nascondo che sono sollevato. Tutte quelle domande su Sarah...mi stavano stressando."

"In effetti hai ragione. Senti, ho parlato con Jason l'altro giorno. Le cose tra voi due non vanno molto bene..."

Jason gli aveva parlato del nostro litigio? Allora ci stava ancora pensando...

"Non mi rivolge più parola. L'ultima volta che mi ha parlato, la settimana scorsa, è stato per dirmi che il progetto era finito e che voleva studiare da solo."

Jake e Jason | Come un uraganoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora