No drama, no party (II)

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Dopo un breve periodo trascorso a Verona per alcuni controlli, Biagio torna a casa. È ancora sulla sedia a rotelle, ma se aiutato riesce a muovere qualche passo. Secondo le analisi dei medici, ci vorranno all'incirca quattro anni, prima che il cervello torni a operare normalmente.

Anna, al telefono, mi ha detto che dopo sarà normale, ci vorrà solo pazienza, ma mentre mi parlava non potevo far altro che pensare a quei quattro anni di vita persa.

Mia madre mi ripete che a me sembra un'infinità di tempo, perché sono giovane e i giovani vogliono sempre avere tutto e subito. Invece, se ci metto un po' di senno, dovrei capire che tra quattro anni Biagio potrebbe essere un ventiduenne in piena forma, pronto a ripartire a mille e a riappropriarsi di tutte le gioie che la vita gli ha rubato.

In compenso, ci sono altre novità in casa Iachemet. I genitori di Biagio hanno deciso di tornare insieme per il bene del figlio, e suo padre ha speso tutti i risparmi in una piccola casetta in centro, con un giardino in miniatura che sembra chiedere una cuccia per un cane tutta per sé.

«Marlyn potrebbe venire da noi» mi ha detto Anna al telefono. «Che dici?»

«Dico che è fantastico!» ha risposto mia madre, appena informata. «Niente più buche in giardino, fioriere distrutte, bava nelle ciabatte per esterni, escrementi in ogni millimetro disponibile. E soprattutto niente nottate insonni per gli ululati di quella bestia durante il temporale.»

A me un po' spiace. Mi ero abituata a portare il cibo a Marlyn, prima di andare a scuola. Tuttavia, il sorriso che mi rivolge Biagio il giorno del suo compleanno cancella ogni residuo di tristezza.

«L'hai portato?» mi chiede, strabuzzando gli occhi.

«Sì, come promesso!» ammetto. «Si trovava da me solo come sistemazione provvisoria, no? E questo è un regalo da parte mia, di Marco e di Yuri. Lo metto sul tavolo, intanto.»

Biagio guarda la scatoletta incartata con un grande fiocco azzurro e annuisce.

Nella nuova cucina della famiglia Iachemet ci sono vassoi pieni di cibo e una grandissima torta sulla quale mettere le candeline da soffiare. Il tutto quando Yuri avrà sistemato l'amplificatore e il resto della classe ci avrà raggiunti.

Nel frattempo, mi lascio cadere sul divano, di fronte a Biagio, e gioco a torturare con le unghie l'orlo ricamato del vestito.

«Tutto bene, Nin?» mi chiede Biagio.

«Nella norma. Poi oggi fa un dannato caldo. Tuo padre dovrebbe comprare un ventilatore.»

Inizio a farmi aria con un fazzolettino di carta.

«È tornato» dice Biagio.

E non ha importanza se si è dimenticato di comprare un ventilatore. È servito un dramma per riavvicinare la sua famiglia ed è paradossale che proprio ora, quando la situazione è tutto fuorché normale, in quel piccolo appartamento si inizi a respirare aria di normalità.

Io e Biagio restiamo in silenzio ad ascoltare la risata di Anna in cucina, gli sbotti della signora Iachemet che si lamenta con il marito perché non ha comprato le patatine. Biagio fa una smorfia strana che in realtà è un sorriso.

«Senza Marco» dice in un gracchio.

Ha pronunciato il nome a rilento, un insieme di lettere che mi condizionano troppo, più di quel che dovrebbero.

«Scusa» gli dico. «Sarà il caldo infernale, ma non ho capito cosa hai detto.»

«Impara» dice. Prende fiato e si sforza per controllare la voce. «Felice. Senza Marco.»

Binomio - 1Where stories live. Discover now