Bandiera rossa (II)

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Ormai le attività protagoniste dei miei tristissimi giorni si riducono al misero numero di due e consistono nell'evitare Marco o nel polverizzarlo a suon di sguardi malvagi, quando la Lorenzi si rifiuta di cambiare i posti.

Di fronte all'intensità del mio odio, il resto del mondo evapora. Sono così fuori di me da snobbare Valentina, rinunciare allo studio, ricordarmi che c'è vita sul Pianeta Terra, un'ampia selezione di esseri umani che non risponde unicamente al nome di Marco Zuccato.

A farmi capire che è arrivato il momento di tornare nella carreggiata dei divertimenti è nientemeno che Yuri, quando a sorpresa, in una giornata di ottobre iniziata con le analisi del sangue, sbuca sul marciapiede tra la sede del liceo e la succursale.

Il mefistofelico essere tormentato dalla noia, fomentatore di dissidi e screzi, sfoggia un viso assonnato da post nottata brava, i capelli troppo lunghi raccolti in una crocchia per non indispettire la Lorenzi.

«Non posso credere che vi stiate ancora tenendo il muso» dice, anziché salutarmi.

Non gli serve anteporre un soggetto al verbo per farmi intuire l'argomento della conversazione: Marco. Trattengo un sospiro stizzito: persino il suo nome è veleno.

«Non avevo doppie intenzioni quando ti ho chiesto di uscire» insiste. Ignora i miei denti digrignati nel morso di un cane rabbioso e continua a lavarsi la coscienza sporca. «Alla fine è solo un grandissimo equivoco, Nin, è destino che si risolva.»

Parla di destino, quasi fosse un adepto di Paolo Fox e sul giornale del paese, invece che gli eventi musicali, leggesse i pronostici dell'oroscopo.

«Non sparare stronzate» lo prego.

Sappiamo entrambi che non si risolverà, ma Yuri ultimamente sembra essersi sciroccato il cervello a forza di visioni profetiche e buoni auspici.

«Nin, tu e Marco avete lo stesso destino nelle stelle» sospira, lo chignon a tessergli in testa un finto turbante di capelli castani. E avanti con le previsioni da veggente. «Il destino può subire una piega, prendere una svolta imprevista, ma poi, essendo destino, è logico che si raddrizzi.»

E che tutto finisca bene... in Biancaneve e i sette nani.

Ferma sul marciapiede e in ritardo per la seconda ora, mangiucchio l'unghia del pollice, cercando di ricordare se ariete e bilancia siano segni compatibili, considerando l'influsso dei pianeti e delle pietre mistiche... che assurdità!

«Nin, io e lui abbiamo già ripreso a parlarci» insiste Yuri. Si sistema lo zaino in spalla e cambia piede di supporto per deviare il peso dei libri. «Gli ho spiegato che non c'è niente tra di noi. Ci annoiavamo e abbiamo fatto i coglioni al Torcia. Tutta colpa di Alex, il vero coglione!»

«Sottoscrivo su gran parte della linea.» Da lontano sento suonare le campanelle della sede e della succursale in perfetta sincronia. «Alex è un coglione, ma anche Marco lo è.»

E non intendo andare oltre, visto che ho l'ora di matematica con Battisti. Saluto Yuri con un cenno e giro sui tacchi verso la meta, ma lui mi blocca per il polso.

«Suona un nuovo gruppo mercoledì allo Yeti» mi informa. «Potresti fare un salto.»

Sa benissimo che quel condizionale è condannato a rimanere un condizionale: non andrò allo Yeti.

Da quando è iniziato l'anno scolastico non ci ho più messo piede, complice una totale revisione delle mie amicizie. Dopo avere passato l'estate con Valentina, ho iniziato a uscire anche con alcune sue compagne di classe: Marina e Chiara, due scriteriate convinte che chi non condivide i loro stessi ideali vada demonizzato e allontanato con croci anti-vampiro.

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