31. Terza stella a destra

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«Finley stava dando fuoco alla tovaglia e ho dovuto prenderne una nuova dalla cantina» mi giustifico, ripensando all'odore acre di bruciato.

«Quel bambino è un piromane!» esclama lei, alzando gli occhi al cielo.

Non ha tutti i torti.

«Tra quanto arriva Scott?» domando, impaziente di poter trasformare questa noiosa giornata in qualcosa di bello.

«Dovrebbe essere-» si volta nella direzione della porta finestra proprio quando questa viene aperta, rivelando la figura alta e possente del riccio, che stringe fra le dita una busta bianca della spesa.

Avanza con passo deciso e sicuro, facendo sollevare ed abbassare la maglia nera, ripiegata con poca cura sui fianchi muscolosi.

Gli occhi chiari sono puntati sul telefono che tiene nella mano destra, contornati dalle folte sopracciglia scure, ora leggermente corrugate.
I ricci ordinati sono più corti del solito, ripiegati sulla testa da un leggero strato di lacca, il tanto da impedire che gli cadano sulla fronte.

I nostri sguardi si trovano immediatamente non appena ripone il cellulare, causandomi un leggero ma profondo tremito.

Solleva gli angoli della bocca verso l'alto, facendo arricciare la punta del naso sottile, «Ciao a tutti» saluta cordialmente, rimanendo però con lo sguardo su di me.

Ricambio il sorriso, avanzando senza nemmeno accorgermene nella sua direzione, fino a quando non siamo una di fronte all'altro.

Il suo profumo pungente si fa strada fra le mie narici, inebriandomi a tal punto da farmi chiudere per un istante gli occhi.

Scott si sporge in avanti, piegando il busto per arrivare alla mia altezza, dopodiché posa una mano sulla mia spalla, facendola risalire lentamente verso il mio collo.
Ci preme sopra le dita, quel tanto che basta per farmi percepire il suo tocco deciso, ma non si ferma.
Le dita lunghe si avvinghiano alla parte retrostante di esso, incastrandosi fra i miei capelli morbidi.

Passano alcuni secondi prima che la sua bocca sia sulla mia, rossa e dolce come un tramonto di mezza estate.

Mi perdo nel calore della sua pelle abbronzata, soffice come petali fioriti, profumata come l'acqua del mare.

Un battito di ciglia e si allontana, lasciando che le mie labbra umide vengano frastagliate dal vento caldo del pomeriggio.

Voglio di più.

«Ecco qui la farina e le uova» porge il sacchetto a mia madre, facendomi cadere lo sguardo sul braccio teso.

Una costellazione di vene sporgono verso l'alto, scorrendo come fiumi in piena in direzione delle mani, forti e rigide.

Un luccichio attira la mia attenzione, facendomi contorcere lo stomaco in una morsa stretta e dolorosa, che si propaga fino alle gambe.

Un anello grande ed argentato abbraccia il suo indice affusolato, brillando ad ogni movimento che compie, grazie alla luce pungente del sole ardente.

«Grazie, caro» mamma appoggia con affetto una mano sul suo petto, «Sei stato gentilissimo» sorride, lasciandosi baciare una guancia.

«Per così poco» Scott sorride con affetto, ritornando al mio fianco in un lampo.

Afferra la mia mano, aprendomi le dita per farla intrecciare dolcemente alla sua.
Sento le guance tingersi di un rosso chiaro, quanto basta per spiccare sopra la pelle bruciacchiata.

PATENTE E LIBRETTO, SIGNORINA.Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt