14. Ogni riccio un capriccio

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«No Duncan!» urlo con tutto il fiato che ho in corpo, conficcando le unghie nella schiena muscolosa di mio fratello.

«Non servirà supplicare» ridacchia, tirando una pacca sul mio sedere, facendomi strabuzzare gli occhi.

Mi dimeno come un'anguilla, battendo i pugni sulle sue gambe, per fargli del male.

Mi viene da vomitare.

Duncan ha interrotto il mio momento di relax e abbronzatura caricandomi di peso sulla spalla e ora mi sta trascinando verso l'acqua.
Questo maledetto vuole buttarmi in mare, anche se gli ho espressamente chiesto di non farlo.

«Ti farò i lavori di casa per un mese» mento, ottenendo solo le sue risate, così passo all'attacco, mordendogli la pelle delicata del fianco.

Sussulta, mollando per un secondo la presa sul mio corpo, ma mi riacchiappa subito, facendomi sbuffare.

«Ci pensa già Maia, piccola peste» la salsedine bagna i suoi piedi abbronzati, facendomi sbuffare.

«Genelle!» grido, cercando aiuto almeno dalla mia migliore amica, ma quando alzo lo sguardo la vedo in piedi, che se la ride insieme a Maia e Scott.

Sono abbandonata al mio triste destino.
Addio.

Chiudo gli occhi giusto in tempo prima di essere catapultata in acqua.
La mia pelle calda si rinfresca immediatamente e sono costretta a chiudere le labbra per non morire annegata.

Rimango in apnea per un paio di secondi, dopodiché riemergo, aiutandomi con le braccia.

Stropiccio gli occhi con le dita, inquadrando mio fratello che come se nulla fosse successo ritorna dalla sua fidanzata.

Questa me la paga.

Mi muovo velocemente e silenziosamente esco dall'acqua.
Corro nella sua direzione, pronta a prenderlo alla sprovvista, anche se sento i piedi affondare nella sabbia ad ogni passo.

Quando sono abbastanza vicina faccio un salto, aggrappandomi alle sue spalle toniche.
Cingo le gambe ai suoi fianchi, incrociando i piedi davanti all'addome.
Dalla sorpresa perde l'equilibrio, sbilanciandosi in avanti.

Dal contatto così ravvicinato percepisco i suoi muscoli tendersi all'improvviso, sorpreso dal mio gesto.

Stiamo precipitando.

Cerco di evitare che uno due si faccia male portandomi all'indietro, ma è troppo tardi, perché finiamo a terra, una sopra all'altro.

Le mie ginocchia sono piantate nella sabbia e percepisco i piccoli granelli sfregarmi la pelle in maniera dolorosa.
Ho le mani appoggiate sulla sua schiena, con le braccia distese rigidamente.

Segue un momento di silenzio, dopodiché scoppiamo in una risata contagiosa.
Raccolgo un mucchio di sabbia in un pugnetto e inizio a spargerla sulla sua schiena, sporcandolo tutto.

«Ora siamo pari» sussurro, alzandomi dal suo corpo, che rimane ancora a terra.

Le risate del gruppetto di telespettatori mi fa fare un ghigno diabolico.

Ora è il loro turno.

Riempio le mani di sabbia e disinvolta mi dirigo verso di loro, incuranti di me, troppo concentrati a guardare Duncan.

«Ah, ah, ah» borbotto, «Divertente» catturo la loro attenzione e nello stesso istante muovo le braccia in avanti, colpendo per prima Nellie, proprio sul petto.
È il turno di Maia, che cerca di coprirsi il viso con le mani, ma io lo evito volontariamente, sporcandole la pancia.

PATENTE E LIBRETTO, SIGNORINA.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora