7. Labbra amare

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«È disgustoso, Jaxon» lo guardo con una smorfia sul viso, pronta a cambiare di posto, per non assistere ad altre porcherie.

Sta mangiando la pizza con sopra la maionese, quella del tubetto.
Questo è un vero e proprio oltraggio al ben di Dio che mamma ha cucinato.

Oggi è il compleanno di Duncan e per l'occasione abbiamo deciso di fare un barbecue a casa nostra.
Ovviamente tutta la famiglia Andrews è stata invitata.

Sì... c'è anche Scott.

«Non capisci nulla» scuote la testa con disappunto, «Si chiama gourmet» ne addenta un pezzo davanti ai miei occhi, per farmi un dispetto.

«E levati» lo spintono scherzosamente, facendolo ridere.

Jaxon è il migliore amico di Duncan da quando ne ho memoria. Lo conosco praticamente da sempre, motivo per cui lo considero quasi come un fratello.

«Smettila o lo soffochi» il mio fratellino ci ammonisce, «Cosa del tutto da fare, ma non al mio compleanno» sorride, rispondendo al dito medio del ragazzo al mio fianco con un'alzata dello stesso dito.

«Scusate» il riccio vicino a Maia parla, «Potrei usare il bagno?» posa il tovagliolo sulla sua bocca, schiarendosi leggermente la voce.

«Certo» mamma si volta nella mia direzione, facendomi negare ripetutamente con la testa.

Non dirlo, non dirlo, non dirlo.

«Potresti fargli vedere dov'è?» lo chiede gentilmente, ma i suoi occhi me lo stanno imponendo.

Cattiva Margaret.

Mi alzo, sistemando la gonna sulle cosce, dopodichè mi dirigo verso casa, consapevole del fatto che lui mi stia seguendo.
Sento il suo sguardo trafiggermi la schiena, ma lo ignoro, continuando a camminare composta anche se ci devo mettere tutta la mia buona volontà.

«Amanda» mi richiama, facendomi tremare le gambe a causa del tono basso e rauco.

Alzo la testa, guardandolo da sopra la spalla, ma lo noto concentrato sulle mie gambe.

«Hai un insetto enorme sul polpaccio» sussurra tranquillamente.

O mio Dio.

Sento il cuore martellarmi nel petto mentre abbasso lo sguardo, notando un coso grigio schifosissimo somigliante ad una farfalla, posato proprio sulla mia gamba.

Adesso svengo.

«Toglimelo!» urlo con tutto il fiato che ho nel corpo, «Toglimelo subito!» ripeto, notandolo impalato a fissarmi.

Inizio a dimenarmi, sperando che voli via, «Scott!» corro praticamente nella sua direzione, affondando le unghie nel suo avambraccio.

«Sta' ferma» borbotta, ma quando sento le sue dita gelate posarsi sulla mia coscia nuda, poco sotto al tessuto della gonna, non riesco a fermare il formicolio, muovendomi ancora di più.

Lo vedo accovacciarsi, per poi tirare uno schiaffetto sul mio polpaccio, per rimuovere l'animale.
Sento subito meno pressione, così inizio a calmarmi.

«Fatto» sussurra, rimettendosi dritto sulle gambe. Si passa una mano tra ricci, per scostarli leggermente dalla fronte.

«Grazie» cerco di riprendermi dallo shock, sistemando i capelli, finiti tutti davanti al viso in un groviglio disordinato.

«Mi stavi per tirare una ginocchiata sul naso» borbotta, facendomi arrossire a causa dell'imbarazzo.

Avevo il demonio sulla gamba, non è colpa mia.

PATENTE E LIBRETTO, SIGNORINA.Where stories live. Discover now