26. Tutta colpa del cameraman

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«Che cosa frulla in quella testa vuota?» il mio tono basso spezza il silenzio monotono del salotto, interrotto qualche volta dal ticchettio della matita che reggo fra le dita.

La folta chioma bionda di mio fratello mi si para in pochi secondi di fronte, facendo spiccare gli occhi spalancati e chiari.

«Parli con me?» domanda, dipingendosi sul viso una smorfia di confusione, per poi puntarsi l'indice contro.

Ha preso una botta in testa?

«Ci siamo solo tu ed io in casa, Duncan» preciso, con tono ovvio.

Strizza le sopracciglia con le dita, dopodiché si passa le mani sulle ginocchia, per poi alzarsi e sedersi su una delle sedie del tavolo da cucina.

«Scusami... è che...» inizia, balbettando qualche parola sconnessa.

Sto cercando di studiare economia da un'ora, ma mio fratello mi sta distraendo con i suoi continui sbuffi e frasi biascicate a fior di labbra.
C'è qualcosa che lo turba e devo scoprire cosa, perché ho come il presentimento che la mia migliore amica abbia qualcosa a che fare con il suo tormento.

«Sto pensando ad Andrews e te» ammette, facendomi quasi cadere dalla sedia.

Si è bevuto il cervello, forse?
Va bene tutto, ma... questo proprio no.

«Perché lo chiami per cognome, ma soprattutto, perché stai pensando a noi? È inquietante» mi affretto a dire, chiudendo con un tonfo il mattone che stavo cercando di studiare.

Sul suo viso si susseguono svariate emozioni, che culminano nel tipico sguardo da fratello maggiore geloso e in procinto di farmi una ramanzina.

«Tu e Scott vi vedete?» va dritto al punto, senza nemmeno un pelo sulla lingua.

Boccheggio, presa completamente alla sprovvista, «Ma che ti importa?» gracchio, cercando di sfuggire al suo sguardo indagatore.

«In quanto tuo fratello maggiore... mi è lecito sapere con chi esci» si giustifica, come se andasse veramente così.

Sono estremamente gelosa della mia privacy, anche quando si tratta della mia famiglia.
Non mi piace raccontare i fatti miei, nonostante io mi possa fidare di loro.

«No, non è così!» spalanco le braccia, «Già che siamo in argomento, se vuoi parliamo di Ginni, che ne pensi?» mi metto sulla difensiva, anche se questo è un colpo basso.

Come previsto, il suo sguardo si indurisce, cercando di farmi credere ciò che in realtà non pensa, qualcosa che non vuole ammettere a se stesso.

Genelle è un argomento scottante per lui e le cose sono cambiate dopo quel bacio, su questo non si discute.
Non ho nulla in contrario a loro due come coppia, ma non faccio altro che pensare a Maia, a quanto soffrirà per colpa di tutto questo pasticcio.
E poi... da quando Duncan è interessato alla mia migliore amica?
L'ha praticamente vista crescere, proprio come una sorella e mai avrei pensato che un giorno l'avesse guardata con occhi diversi.

È davvero assurdo.

«Non tirare in ballo quella faccenda» alza leggermente la voce, cercando di intimorirmi, ma io non cedo.

È ora di affrontare l'argomento.
Ne ho abbastanza di fingere che non sia mai successo nulla, di cercare di comportarmi come sempre con Maia e di non farla incontrare con Genelle.

«Invece sì, il senso di colpa mi sta logorando» ammetto, sentendomi come se fossi io quella ad aver commesso il peccato.

«Ma quale senso di colpa! È stato solo un bacio» minimizza spazientito, «Anche tu lo hai dato a Froy» aggiunge, cercando di spostare l'attenzione su di me.

PATENTE E LIBRETTO, SIGNORINA.Where stories live. Discover now