45 - Robin Hill Road

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La pazienza non era mai stata il mio forte.

Avevo sempre pensato che richiedesse una predisposizione naturale o, per lo meno, un costante allenamento. Credo che sia una caratteristica che si sviluppi man mano, attraverso l'accettazione dei conflitti e la collaborazione.

Nulla di tutto ciò però mi era famigliare. Ero abituata a irritarmi con poco, e a cercare soluzioni il prima possibile, costringendomi a rallentare ogni volta che la mia razionalità riusciva a far breccia nella nuvola densa della mia smisurata emotività.

Avevamo passato tre giorni a ideare la nostra gita a Robin Hill Road, finché a un certo punto avevo forzato la mano ad Alex, facendogli promettere che non avremmo più rimandato.  

Avevo il sospetto che stesse infatti cercando di prendere tempo, forse perché l'idea di approfondire il ruolo della sua famiglia lo metteva a disagio. Aveva parlato poco di quello che ricordava della sua infanzia, perché ogni volta che cercava di mettere a fuoco qualche elemento in particolare, si scontrava con un buco nero che sembrava aver inghiottito ogni cosa. Ricordava alcuni viaggi, alcune scene con i suoi fratelli, ma ogni volta metteva tutto in dubbio, chiedendosi se fossero eventi realmente accaduti o solamente frutto dei suoi sogni. E, a quel punto, l'imperturbabile Alex spariva, lasciando posto a una versione molto più nervosa di se stesso.

Eravamo tornati più volte a concentrarci sul capanno di suo nonno, dove da piccolo lo accompagnava a cacciare, ma non sembrava ricordare altro, se non una smisurata collezione di fucili e qualche animale impagliato in perfetto stile texano.

Nonno Case infatti aveva vissuto per diverso tempo nel sud degli Stati Uniti, e quell'ambiente sembrava averlo plasmato in un fervente sostenitore del secondo emendamento.

Inoltre, nonostante l'aiuto involontario di Christian, non era stato semplice ricostruire il percorso di Cassiopea. Il capanno era sul limite di una riserva naturale particolarmente selvaggia che si estendeva per ettari prima di raggiungere il vicino Wenham Lake, e di conseguenza le mappe erano molto imprecise e neppure l'immagine satellitare sembrava poterci aiutare. Tutto quello che vedevamo era una distesa boschiva che ricopriva la periferia di ben due contee.

Così, quel giorno, eravamo preparati ad affrontare qualsiasi situazione. Avevamo preso due zaini leggeri con tutto l'occorrente però per rimanere fuori l'intero week end e, per James e Jenna, io avrei semplicemente partecipato all'annuale raccolta delle mele nella tenuta degli Evans, con Alice.

Stavo raccontando un mucchio di bugie e sentivo che, prima o poi, la dimenticanza di qualche dettaglio si sarebbe rivoltata contro di me, facendomi affogare in quella marea di menzogne. Eppure, non riuscivo a fermarmi. L'obiettivo mi sembrava talmente vicino che ogni mia remora era spazzata via dall'idea di scoprire di più.

Se prima avevo iniziato questo percorso con la speranza, neanche troppo segreta, che mi avrebbe condotta da mia madre, ora non sapevo bene dove speravo di arrivare. Elizabeth era diventata una figura marginale in questa storia, tuttavia c'era qualcosa che mi spingeva ad andare avanti.

Proprio in quel momento, Alex accostò l'enorme fuoristrada rosso vicino alla postazione dei ranger che monitorava gli ingressi in quella zona del Wenham Lake. Data la vicinanza con le zone paludose, ogni accesso era severamente controllato e doveva essere approvato dagli uffici del comune di competenza. Abbassò il finestrino con calma, recuperando il modulo che avevamo stampato a casa sua, con il codice del nostro lasciapassare.

«Non siete qui per pescare o cacciare, vero ragazzi?»

Un belloccio dall'uniforme verde si avvicinò con calma alla vettura. Doveva essere una delle guardie forestali perché aveva il classico logo stampato sulla manica della camicia. Sembrava fin troppo infiocchettato però, come se non si fosse mai sporcato le mani una volta in tutta la sua vita. Accettò la documentazione che Alex gli stava porgendo ma non la guardò neanche. I suoi occhi stavano già scorrendo tra noi due, nell'evidente intenzione di capire perché due ragazzi si presentassero alla riserva alle prime luci di un sabato mattina. L'aria da gradasso con la quale ci stava fissando, mi faceva venir voglia di alzare gli occhi al cielo.   

IGNIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora