31 | ᴛɪ ᴏᴅɪᴏ.

3.5K 293 94
                                    

«Tra mezz'ora inizia la partita, vieni da me a vederla?» Jackson propone a Ian.

Alzo le sopracciglia in direzione del mio migliore amico. Gli mimo un «cosa stai facendo?», stando alle spalle di mio cugino, in modo che lui non mi veda.

Jax mi fa un sorrisetto nervoso, ma mi ignora.

«Va bene.» Mio cugino inizia ad avviarsi verso la macchina. Jackson fa per seguirlo, ma io lo fermo tenendogli un braccio. «Jax, che fai?»

«Non capisco di cosa tu stia parlando» tenta di fare il vago.

Sbuffo. «Cristo Jax, siamo migliori amici, pensi che non sappia cosa ti passa per la mente? Ormai siamo così uniti che andiamo pure in bagno negli stessi momenti.»

«Immagine disgustosa ma accurata» mi risponde.

Alzo gli occhi al cielo. «Concentrati sulla mia domanda.»

«Sii più specifica, Ivy.»

Lo guardo fisso negli occhi. «Ti piace mio cugino?»

«No.» Distoglie lo sguardo dal mio.

«Jackson...»

«Non lo so, okay? Potrebbe piacermi semplicemente la sua compagnia. E poi mi sta simpatico da troppo poco tempo per piacermi in quel senso.»

«Va bene. Vi lascio da soli, io torno a casa a piedi. Vedi di capirci qualcosa senza fare del male a Max, okay? Perché poi ne soffriresti troppo.»

Il mio migliore amico mi guarda male. «Ma è ovvio che non farò soffrire Max. Ci tengo troppo a lui.»

Gli lascio il braccio ed inizio ad indietreggiare. «Va bene, ci sentiamo più tardi.»

«Sicura di non volere un passaggio?» mi chiede.

Annuisco. «Camminerò, per fortuna porto sempre con me le cuffie.»

«Va bene. Ci vediamo, Ivy.»

Lo saluto e alzo il braccio destro per salutare Ian che si trova già dentro l'auto. In risposta mio cugino mi manda un bacino volante.

Sorrido e scuoto la testa, voltandomi e iniziando a camminare. Tiro fuori le cuffie dalla borsa e le infilo nelle orecchie. Faccio partire la riproduzione casuale e vado verso casa.

Ci impiego quasi un'ora a tornare, e appena entro dentro casa la prima cosa che faccio è togliere le scarpe.

Entro in cucina e mi blocco. Ero convinta che non ci sarebbe stato nessuno, eppure seduta vicino al tavolo della cucina c'è Nora che sta bevendo una tazza di caffè.

Torno indietro e mi accingo a lasciare la cucina ignorandola, ma a quanto pare lei non è dei miei stessi piani.

«Ho notato che tu e mio figlio state passando molto tempo insieme, ultimamente.» La voce di mia zia mi fa bloccare sulla soglia della porta.

«Nessun incesto, se è questo che ti preoccupa» dico con sarcasmo. Mi giro a guardarla, in attesa che continui a parlare. È palese che ci sia dell'altro.

«Puoi davvero fidarti di Ian?»

Aggrotto le sopracciglia. «Non ti seguo.»

Nora manda giù un altro sorso di caffè. «Vi ho osservati. Ridete, scherzate. Vi comportate come due cugini. Come amici. Ma quanto ti puoi fidare?»

«Ti riferisci al fatto che pagavi tuo figlio per trattarmi male?» Se il mio sguardo potesse incenerire, lei ora starebbe bruciando come un fiammifero trascinato sulla striscia laterale della sua confezione.

«Cosa ti fa pensare che non lo faccia ancora?»

La guardo male. «Smettila. Non è che se a te non piace l'idea che tuo figlio ed io andiamo d'accordo, allora devi fare di tutto per rovinare ogni cosa.»

Nora sorride di sbieco. «Eppure ci sono già riuscita una volta.»

Mi irrigidisco. «Che cosa intendi?» Mi avvicino facendo un paio di passi.

«Jenna si è lasciata convincere facilmente. Eppure la reputavi la tua migliore amica.»

Stringo la mascella. «Si può sapere che hai fatto?»

«Oh, niente di che.» Nasconde un sorriso dietro la tazza, di cui ha ripreso a bere il contenuto. «Ho pagato anche lei.»

Stringo la mano destra in un pugno. «L'hai pagata per fare cosa, esattamente.»

Nora si alza e mette la tazza nel lavandino, e la riempie d'acqua. «L'ho pagata per andare a letto con il tuo ragazzo.»

«Che cosa hai fatto?» richiedo, scandendo bene le parole. Avanzo verso di lei e la giro di colpo prendendola per le spalle. «E guardami in faccia mentre parliamo.»

Lei mi guarda dritto negli occhi. «Le ho offerto dei soldi per andare a letto con il tuo ragazzo. Le ho anche detto quando. Avevo sentito te dire che volevi fargli una sorpresa, mentre io ne ho organizzata una migliore.»

Indietreggio, stringendomi le braccia intorno al corpo. Guardo con disgusto la donna che ho davanti. «Tu sei pazza. Fottutamente pazza. Devi essere caduta parecchie volte dal seggiolone quando eri piccola.»

«Sono solo... determinata a rovinarti la vita.» Nora assottiglia gli occhi. «E non parlare più della mia infanzia.»

«Fottiti.»

Indietreggio ed esco dalla cucina velocemente. Salgo le scale ed entro nella mia stanza. Afferro la maniglia e la chiudo con forza, girando la chiave. Inizio a camminare avanti e indietro davanti al mio letto, mentre il mio respiro si fa sempre più affannoso. Mi porto le mani sulla testa e stringo con forza gli occhi, mentre i ricordi mi travolgono.

Apro la porta. Il sorriso stampato sulle labbra. Avanzo nel corridoio, quando sento una risata femminile e mi blocco. Il sorriso sparisce dalle mie labbra mentre avanzo di fretta ed entro nella stanza. Vedo il mio ragazzo. E vedo la mia migliore amica. Insieme nello stesso letto. E senza vestiti.

La prima lacrima inizia a scendere.

«Ivy aspetta!» Jenna mi segue. «Ti prego, parliamone. Mi dispiace.»

Mi giro di scatto. «Parlarne? E cosa dovremmo dire? Sei andata a letto con il mio ragazzo, Jenna!»

«Senti, mi dispiace, io... Ti giuro che ho una spiegazione.»

«Lasciami in pace. Ed esci dalla mia vita. Non voglio avere più niente a che fare con te. Io ti odio.»

Altre lacrime iniziano a scendere, mentre prendo la lampada che si trova sul comodino e la lancio contro al muro. La lampada si infrange e i pezzi cadono sul pavimento.

Chiudo gli occhi e faccio un respiro profondo, mentre mi sdraio sul letto e stringo il cuscino al petto, mentre lentamente mi calmo.

Mi passo la mano sotto gli occhi, poi li chiudo, nella speranza di addormentarmi e di smettere di pensare per qualche ora.

Ti giuro che non sono una psicopaticaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora