41 | ᴛɪ ʀɪғᴀᴄᴄɪᴏ ɪ ᴄᴏɴɴᴏᴛᴀᴛɪ, sᴛʀᴏɴᴢᴀ!

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Entro in casa come una furia e mi fermo vicino all'ingresso giusto il tempo di scandagliare l'ambiente con lo sguardo. Jenna è accanto a me mentre cerca di riprendere fiato. Ho fatto la strada dalla spiaggia a casa mia praticamente correndo, e lei non ha avuto altra possibilità che seguirmi, visto che ci ha ammanettate insieme.

Mia madre ci guarda confusa dal divano del salotto. «Tutto bene?»

La ignoro e appena individuo mia zia in cucina mentre beve un bicchiere d'acqua faccio uno scatto verso di lei e le tiro uno schiaffo in piena faccia. La colpisco con la mano destra, così viene colpita anche dalla mano di Jenna a causa delle manette.

Nora mi guarda indignata. «Ma sei impazzita, ragazzina?»

«Parla l'adulta che ha minacciato delle persone solo per farmi soffrire, perché ha deciso di riversare le sue paure su di me al posto di andare da uno psicologo, finendo per mandarci me!» La colpisco di nuovo, questa volta con l'altra mano. Fanculo agli insegnamenti zen dei terapisti, schiaffeggiare Nora allevia più stress di un tranquillante.

«Inutile ragazzina!» Nora prova a colpirmi, ma le risse fatte da adolescente mi hanno aiutata ad allenare i riflessi, così mi abbasso e schivo il suo schiaffo, che prende in pieno Jenna. Lei spalanca la bocca, scioccata, e si gira a rallentatore verso mia zia. «Mi hai appena colpito?» Poi si gira verso di me, come a chiedere conferma. Annuisco. «Si, l'ha fatto.» Jenna torna a guardare Nora, che ci fissa con un sopracciglio alzato. Si lancia, letteralmente, su di lei e la tira per i capelli. «Ti rifaccio i connotati, stronza!»

Le due finiscono sul pavimento, e a causa delle manette ci cado anch'io. Cerco di tenermi il più lontana possibile dalle loro mani, perché si stanno tirando a vicenda i capelli e io ci tengo a non diventare calva.

Mia madre intanto si è alzata dal divano ed è venuta in cucina per godersi lo spettacolo. Vedo che ha il telefono all'orecchio, probabilmente è in chiamata con qualcuno. «Jackson muoviti a venire qua, non hai idea di cosa ti stai perdendo. E prima di entrare in casa vai a chiamare il signor Dowson, io non posso assolutamente andare.»
Quando chiude la telefonata la fisso, sconvolta. «Sul serio, mamma?»

«Che c'è? Se quelle due non fossero davanti alla dispensa mi sarei già presa dei pop corn per godermi meglio la scena. Ringrazia che io non abbia messo un cartello in giardino e non mi faccia pagare per far vedere lo spettacolo migliore della mia vita.»

Sto per risponderle, quando un urlo che proviene da accanto a me richiama la nostra attenzione. Jenna è in ginocchio, con una ciocca di capelli in mano. «Ah ah, extension. Voi donne ricche siete così prevedibili.»

Nora le afferra i capelli e la riporta giù, emettendo un urlo di battaglia. Nel frattempo vedo entrare dalla porta d'ingresso Jax, Ian e il signor Dowson, e appena guardano verso la cucina vedo il mio vicino che prende il telefono e attiva il flash. Dalla durata della luce capisco che sta facendo un video.

«Avrei dovuto far licenziare tuo padre e mandarlo sotto i ponti, al posto di darti una possibilità di scelta.» È la frase che Nora dice a Jenna che mi fa tornare sul ring.

«Eh no, i genitori non si toccano!» Sposto Jenna e afferro per i capelli mia zia, in modo da farla tornare in piedi. In questo modo riesco a colpirla benissimo con il mio gancio sinistro, e dal rumore che sento credo anche di averle rotto il naso.
Denuncia più, denuncia meno.

Si porta una mano sotto al naso e vede che sta perdendo sangue. Mi fulmina con lo sguardo e sta per colpirmi quando una voce profonda ci fa immobilizzare. «Che cosa state facendo?»

Mio padre è sconvolto. Nora approfitta subito della situazione e si avvicina a lui in lacrime. Esattamente quand'è che ha iniziato a piangere? Voglio saperlo fare anch'io a comando.

«Tua figlia è una pazza! Stavo semplicemente bevendo dell'acqua quando lei è entrata e ha iniziato a colpirmi, e poi l'ha fatto anche la sua amica, e tutto questo senza un motivo

La guardo male, pronta a riprendere la rissa. «Senza un motivo? Hai minacciato Jenna di far licenziare suo padre se non fosse andata a letto con il mio ragazzo, hai pagato il tuo stesso figlio per prendermi in giro, hai sminuito mia mamma più volte, per anni mi hai colpita verbalmente portandomi ad avere attacchi di panico e di rabbia e prima hai pure detto che avresti dovuto mandare il padre di Jenna direttamente sotto un ponte. E pensi che non siano motivi validi per colpirti? È finito il periodo in cui avevi potere su di me e mi facevi paura, Nora. E ringrazia che io non abbia dei tacchi ai piedi.»

Nora mi guarda furiosa, per poi cambiare sguardo quando si gira di nuovo verso mio padre, imitando un cucciolo bastonato. Il chihuahua del signor Dowson è più bravo a fare la faccia da innocente.

«Si stanno inventando tutto!»

«Avrei dovuto far licenziare tuo padre e mandarlo sotto i ponti, al posto di darti una possibilità di scelta.»

«Eh no, i genitori non si toccano!»

Il nostro vicino sta mostrando il video che ha fatto a mio padre. E davanti a questa prova Nora non può dire niente.

Papà prende un respiro profondo, probabilmente per non dare di matto. Lui è decisamente l'unica persona zen in famiglia. «Ora basta. Mi sono stancato di te. Fai le valigie, non sei la più la benvenuta né in questa casa né in questa famiglia. La tua follia ha rovinato fin troppe vite, e se finora sono stato tollerante sul tuo comportamento era solo per nostro padre. Ma la mia pazienza ha un limite, e tu l'hai ampiamente superato quando ti sei messa in mezzo alla mia famiglia. Vattene subito da qui, non voglio più sapere niente della tua vita, e se dovessi morire prima di me, non voglio sapere nulla nemmeno del tuo funerale. Per me hai smesso di esistere.»

Nora spalanca gli occhi, incredula. «Ma...»

«Ho detto vattene!» L'urlo di mio padre fa desistere mia zia dall'aggiungere altro. Con le lacrime agli occhi e la testa bassa sale le scale per andare nella sua stanza a fare le valigie.

Mio padre guarda mio cugino. «Tu puoi restare, Ian. Sarai sempre il benvenuto in famiglia.»

«Davvero?» Ian sorride.

«Ma certo.»

Stiamo tutti aspettando che Nora scenda. Quando ritorna all'ingresso guarda un'ultima volta mio padre, forse sperando che cambi idea, ma quando si accorge che non ha intenzione di dire nulla abbassa la testa ed esce di casa.

Un botto mi fa sussultare, e ci giriamo tutti verso mia madre, che ha appena aperto uno di quei tubi con i coriandoli. «Che c'è? Questo momento credevo di poterlo solamente sognare.»

«In casa mia ho dello spumante che stavo tenendo per un'occasione speciale. Vado a prenderlo, così festeggiamo.» Il signor Dowson esce di corsa da casa nostra.

Nel frattempo mi giro verso Jenna, alzando i nostri polsi ammanettati. «Ora puoi togliere queste manette col pelo?»

Jenna si mette una mano in tasca e sgrana gli occhi. «Credo di aver perso le chiavi nella corsa...»

Ian scuote la testa. «Ho capito, vado a cercare una sega per rompere le catene.»

Jax ne approfitta subito per fare una battuta delle sue. «Vuoi una mano?»

Ian lo guarda, sconvolto. «Cosa?»

«Cosa?»

Mio padre è ancora traumatizzato dall'intera situazione. Si gira verso di me, guardandomi implorante. «Dimmi che in casa abbiamo dei dolci fatti da tua madre.»



Mi dispiace immensamente per il ritardo. Gesù, a confronto, resuscita più volte di me.
...
Siamo quasi alla fine della storia... Dopo questo capitolo ne mancano altri tre più l'epilogo, e non sono mentalmente pronta. Aiuto.

Ti giuro che non sono una psicopaticaWhere stories live. Discover now