02 | ᴘʀɪᴍᴀ ɪʟ ᴠᴇᴄᴄʜɪᴇᴛᴛᴏ ᴘᴇʀᴠᴇʀᴛɪᴛᴏ, ᴘᴏɪ ʟᴀ ɢɪᴏᴠᴀɴᴇ ᴄʜᴇ sᴇᴍʙʀᴀ ᴜɴ ᴀɴɢᴏʟᴏ ʀᴇᴛᴛᴏ.

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«Secondo me è rifatto» bisbiglio all'orecchio di Andrew.

«Probabile», ribatte. «Secondo te le hanno messo delle protesi come si fa con le tette?» chiede, visibilmente curioso.

Eh, ci credo.

«Non lo so, non mi intendo di chirurgia», replico, «ma non mi sembra che a Nicki Minaj abbiano messo le protesi.»

Lui si gira a guardarmi. «Ma è troppo rotondo. I chirurghi non sono così bravi. Dai, guarda, sembra che abbia due mappamondi.»

Trattengo una risata. «Tu dici che se glielo palpassi capirei se si trattasse di protesi o meno?» chiedo, riferendomi al suo sedere.

Sorride. «Non lo so, ma di sicuro passeresti per una maniaca.»

Ci guardiamo in faccia e poi scoppiamo a ridere.

I nostri padri ci fulminano con un'occhiataccia e ci intimano di fare silenzio.

Mi mordo con forza le labbra e provo a trattenermi, ma appena torno a guardare Andrew scoppio nuovamente a ridere, e stessa cosa fa lui.

Il vecchietto pervertito che ci doveva insegnare yoga ha avuto un contrattempo, così se n'è andato prima e ha deciso di mandare sua nipote - la sua giovanissima e bellissima nipote - garantendoci che è un'esperta in questo campo.

Infatti è sempre piegata in avanti.

Mio padre e William erano particolarmente felici al suo arrivo.

Come per confermare la mia teoria, la ragazza, di cui non ho capito bene il nome, si piega in avanti, mantenendo le gambe tese e la schiena parallela al pavimento.

Non riesco a trattenermi e alzo gli occhi al cielo.

«Prima il vecchietto pervertito, poi la giovane che sembra un angolo retto» mormoro.

Quando si girano tutti verso di me per guardarmi mi rendo conto di non aver parlato così a bassa voce come credevo.

La nipote del vecchietto, che devo ammettere è una bellissima ragazza, talmente bella da farmi dubitare del mio orientamento sessuale, mi guarda sbigottita. «Come scusa?»

Ridacchio nervosa. «Io... io...», mi guardo intorno cercando qualcosa che faccia distogliere l'attenzione da me, quando sento il mio cellulare suonare.

Mi si illuminano gli occhi e un enorme sorriso appare sulle mie labbra, così mi fiondo ad afferrarlo e corro su in camera per rispondere

A chiamarmi è Jackson, il mio migliore amico.

Non sono mai stata così felice del suo tempismo come adesso.

Domani, appena lo vedo, gli bacio i piedi.

Giuro.

Schiaccio l'icona verde sullo schermo del cellulare e me lo porto all'orecchio.

«Jax, ti amo» esordisco.

Sento una risata dall'altra parte. «Ne sono lusingato, ma ti ricordo che a me piacciono le persone che hanno consistenza in mezzo alle gambe. Una sostanziosa consistenza.»

Rido. «Ouch, così ferisci i miei sentimenti e spezzi il mio povero cuore.» Mi porto teatralmente una mano sul petto, nonostante Jax non possa vedermi.

«Come mi dispiace» ribatte, mantenendo un tono di voce piatto.

«Comunque», riprendo seriamente, «come mai mi hai chiamato? Notizia flash o momento di noia?»

Ci sono degli attimi di silenzio.

«Ah, sì», pare ricordarsi, «non hai idea di chi è la persona con cui è andata a letto Penelope» dice con entusiasmo Jax.

Ti giuro che non sono una psicopaticaWo Geschichten leben. Entdecke jetzt