29 | ᴍʜ.

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Aspettare un momento adatto per prendere Andrew da parte in modo indiscreto è come un bambino che si mette seduto ad aspettare la pensione. Una cosa infinita.

I ragazzi hanno iniziato a parlare di ragazze e delle cose più assurde che gli sono successe. Si sono così abituati alla mia presenza che evidentemente si sono dimenticati che ho una cosa differente da loro tra le gambe, e che non ho esperienze con ragazze, quindi non ho niente da raccontare.

Persino Jackson sta prendendo parte alla discussione, raccontando di quelle volte che delle ragazze ci hanno provato con lui, credendo che il suo sono gay fosse solo una scusa per allontanarle. Una volta c'era una ragazza davvero troppo insistente, così ero intervenuta dicendo hai ragione, non è gay, è fidanzato con me e prendendolo dalla maglia l'avevo pure baciato. A stampo s'intende. Appena avevamo visto che la ragazza si era allontanata, visibilmente offesa, ci eravamo separati di scatto l'uno dall'altra, facendo smorfie di disgusto. Dopodiché ci eravamo fiondati sull'alcol per disinfettare le nostre labbra. Quel bacio era stato davvero troppo strano, ma necessario per allontanare quella sanguisuga senza il bisogno di chiedere un'ordinanza restrittiva.

L'unica a non parlare sono io e, sinceramente, alcune cose avrei preferito non saperle. Tipo che a Max, una coppia con il ragazzo bisessuale e la ragazza etero aveva proposto di fare una cosa a tre, al che il mio amico si era rifiutato.

Theo una volta è fuggito dalla finestra - menomale si trovava solo al primo piano - perché erano rientrati i genitori della ragazza con cui aveva fatto sesso.

Sam è stato inseguito da una pazza isterica - così l'ha definita lui - per tre isolati, solo perché l'aveva rifiutata.

Rob ha raccontato che una volta era andato nell'ufficio di una sua collega, che gli aveva chiesto aiuto per un lavoro, e che in realtà si era fatta trovare in intimo sulla scrivania. A quanto pare era sposata e con almeno vent'anni in più di lui, così Rob era fuggito via, licenziandosi e cambiando lavoro, solo perché era rimasto troppo traumatizzato da quella faccenda e aveva paura che la donna avrebbe provato altre volte ad abbordarlo.

Ho scoperto che mio cugino Ian da ubriaco è finito col limonarsi il suo migliore amico, anche se entrambi sono più che etero. Hanno catalogato quell'accadduto come una cazzata dettata dall'alcol e continuano la loro amicizia come se niente fosse.

L'unico a cui non sembrano essere successe situazioni assurde è Andrew, eccezion fatta per qualche tentativo di abbordaggio osceno che hanno utilizzato con lui.

Sono racconti come questi che certe volte mi fanno rabbrividire, ringraziando di non conoscere ragazze che si farebbero trovare su delle scrivanie anche se sposate.

Stufa di questa situazione, cerco di prendere Andrew da parte con una pessima scusa che insospettirà sicuramente Jax, ma tanto a lui non nascondo mai niente e quindi gli avrei raccontato tutto in un secondo momento in ogni caso.

Mi alzo e vado vicino a Andrew. «Mentre riflettevo mi sono ricordata che volevo farti una domanda sull'ultima lezione di psicologia. Sai, quella su come l'ambiente incide sul nostro comportamento e su come la società ci influenzi.»

Lui attende la mia domanda, ma io scuoto la testa. «Non è che possiamo andare di là? Così loro continuano a parlare ed io posso capire bene la delucidazione.» Sono più falsa di Giuda.

Lui mi guarda sospettoso, tuttavia acconsente. «Va bene.»

Lo guido verso la cucina, conoscendo la casa di Jax a memoria.

«Qual è la domanda?»

Sospiro. «In realtà non c'è nessuna domanda. Volevo parlarti di una cosa e volevo farlo in privato.» Mi allungo verso la porta e la chiudo, perché così gli altri non sentono. Anche se dubito siano interessati alle delucidazioni su una lezione di psicologia.

«Mi dispiace» esordisco.

Andrew aggrotta le sopracciglia, ma non dice niente, al che continuo con il discorso che mi sono preparata mentre loro parlavano di ragazze.

«Mi dispiace aver fatto una sfuriata l'altro giorno. Va bene che quelle cose le pensavo, ma di certo non era il momento e soprattutto potevo dirtele con più calma. E non devi per forza prendere una decisione. Nel senso, va bene che la tua incoerenza mi dà sui nervi, ma non devi sentirti messo alle strette da una pazza squilibrata.» Riesco a strappargli un sorriso. «A mia discolpa, però, c'è da dire che hai un pessimo tempismo, eh. Appari sempre, ma dico sempre, quando ho voglia di far fuori qualcuno. E puntualmente finisco col sfogarmi su di te.»

Lui mi guarda accigliato. «Pensi spesso alla possibilità di uccidere qualcuno?»

Eh? Ma che c'entra ora?

Lo guardo confusa. «Qualche volta.» All'ora.

Lui risponde semplicemente «mh.»

Sbuffo. «Potresti essere più chiaro? Non ho capito di che mh si tratta.»

Andrew è confuso. «Perché, esistono più tipi di mh

«Certo che esistono!» mi altero. Ah, uomini. Non sanno mai distinguere tonalità diverse di uno stesso colore o il tono usato per pronunciare una sillaba che può avere molteplici significati.

Prendo un profondo respiro. «Esiste il mh da mh, com'è buono questo cibo; quello da mh, che nervi che mi dà questo; quello da mh, so che mi hai raccontato una cazzata, ma per ora lascio correre; quello da mh, tu sei proprio da internare e infine quello da mh, mi sono dimenticata di una cosa!» dico, utilizzando toni diversi per far capire bene cosa intendo.

Andrew piega le labbra in un piccolo sorriso. «Mh.»

Assottiglio gli occhi, guardandolo malissimo. «L'ho riconosciuto subito il tono, ora! Era il mh da mh, tu sei proprio da internare.»

Davanti alla mia faccia corrucciata non resiste e scoppia a ridere, piegandosi addirittura per tenersi la pancia.

Schiudo leggermente le labbra, sorpresa dalla piega che ha preso la situazione. Era da un po' di tempo che non passavamo un momento così tranquillo solo noi due.

Si riprende un attimo e torna a guardarmi negli occhi. «Comunque dispiace anche a me. Per quando ti ho chiesto di mantenere le distanze, per come mi sono comportato da stronzo in seguito, per averti detto, l'altro giorno, che non siamo mai stati amici. Non è così. E non volevo mantenere le distanze perché sono il tuo prof. Non solo, almeno. È che mi sembri pericolosa per me.»

Alzo le mani al cielo. «Ti giuro che non sono una psicopatica!» esclamo. «Pensare di uccidere qualcuno non significa necessariamente che si ha intenzione di farlo davvero.»

Andrew sorride, ma non commenta l'ultima cosa che ho detto.

Sorrido. «Allora, prof, torniamo ad essere amici?» Allungo una mano nella sua direzione.

Lui la stringe. «Va bene. Basta che non ci facciamo vedere insieme in posti vicini all'università.»

«Nessun problema. Tanto non li frequento comunque.»

Ti giuro che non sono una psicopaticaWhere stories live. Discover now