Capitolo 25

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Evelyn

Avevo ripreso a lavorare da pochi giorni ma non sapevo se fossi più presa dalla pasticceria o dai sensi di colpa. Gli avevo mentito di nuovo quando avrei potuto dire a Oliver finalmente tutta la verità. Avrei potuto mettere fine a quella situazione. Ma avevo preferito deluderlo, forse irrimediabilmente. Ero una stupida. Lui aveva capito benissimo che gli stessi nascondendo qualcosa e, quella consapevolezza, aveva fatto sì che si allontanasse da me quella sera. Da una parte, tuttavia, ero sicura che se lui avesse saputo tutta la verità sarebbe comunque stato deluso. E mi avrebbe giudicata. Per quanto sperassi che non l'avrebbe fatto, perché ero certa fosse diverso, avevo troppa paura. Non ero pronta a guardarlo negli occhi, sapendo di averlo deluso come persona.

Lavorare non sembrava servire a molto. Ero convinta che mi avrebbe aiutato a svuotare la mente e pensare ad un altro piano, ma non stava funzionando.

Il campanello appeso alla porta suonò, segnalando l'arrivo di un nuovo cliente. Quando alzai il capo però, ebbi l'istinto di evaporare. Era esattamente l'ultima persona che avrei voluto vedere in momento simile e con quel particolare stato d'animo.

Jason, con tutta la sua vanità, si accomodò ad un tavolino e si fermò a fissarmi con un gran sorriso. Non era lì per caso. Quelli come lui non facevano mai nulla "per caso". Tutto aveva uno scopo e, attualmente, il suo obiettivo era la sottoscritta.

Feci segno alla signora Clara che me ne sarei occupata io e lo raggiunsi. Sperai fosse venuto solo per svagarsi un po' e non perché volesse discutere. Non ne avrei avute le forze, avevo già un gran mal di testa per i miei problemi.

<<Cosa ti porto?>> chiesi con freddezza.

<<Ciao anche a te, come stai?>>.

<<Non c'è male. Che cosa ti porto?>>. Insistetti per chiudere quella conversazione nel minor tempo possibile ma Jason non parve minimamente infastidito dai miei modi di fare. Anzi, non perse neppure per un attimo il sorriso.

<<Ti vedo bene, davvero. Si vede che sei innamorata>>.

D'istinto mi guardai in giro, per accertarmi che nessuno avesse sentito. Era lì per farmi scoprire? Sarebbe stata un'autentica catastrofe. Era pieno zeppo di pettegoli da quelle parti.

<<Grazie. Ehm, senti, potresti tagliare corto e ordinare? Gentilmente>>.

Non volevo che la situazione degenerasse.

<<Voglio essere sincero. Non sono qui per mangiare dolci. Vorrei parlare con te, se potessi dedicarmi un attimo>>.

Una risatina isterica mi uscì dalle labbra prima che potessi fermarla. Non era più stato così gentile con me da quando avevamo deciso - solo deciso - di andare a convivere. Poi la nostra relazione era naufragata. Ed io ora dovevo anche essere propensa a parlare con quella caricatura del mio ex fidanzato?

<<Non ne ho la minima intenzione, Jason. Non voglio aver più nulla a che fare con te>>.

<<Evelyn, mi rendo conto che forse tra noi le cose non siano finite proprio nel migliore dei modi, ma non vedo per quale motivo non potremmo parlare come persone mature>>.

Mi scappò una smorfia. <<Io di motivi ne vedo fin troppi. Devi aver passato troppo tempo a farti lampade. Ti devono aver fuso il cervello, non c'è altra spiegazione>>.

Chiedimi Qualsiasi CosaDär berättelser lever. Upptäck nu