Capitolo 3

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Oliver

Il rumore delle foglie d'autunno che cullate dal vento cadevano sull'asfalto, coppie di anziani che rilassate girovagavano per il parco e Zar che mi faceva compagnia mentre correvo, andandosene qua e là ad annusare qualsiasi cosa. Anche volendo non avrei trovato descrizione migliore per le domeniche mattina ad Old River, lontano dal caos ed il traffico delle grandi città.

Non capivo perché le persone faticassero così tanto a credere che non mi dispiacesse più di tanto essere tornato. Certo, avevo rinunciato ad un lavoro ben pagato che mi avrebbe fatto riscuotere un discreto successo con gli anni ma, il posto che avevo trovato all'Old River's Journal, non era affatto male. Poteva andarmi molto peggio essendo quasi privo di esperienza.

<<Quindi pranzo a casa dei suoceri oggi, eh>>.

Il commento divertito di Andrew arrivò giusto in tempo perché mi pentissi di avergli chiesto di venire. Avevo creduto per la frazione di un istante che non evidenziasse la cosa, limitandosi a passare una mattinata tranquilla con il sottoscritto.

<<Non sono i miei suoceri. Sto con Isabelle da quanto? Cinque mesi? È assurdo>>.

<<Avresti potuto rifiutare se non te la sentivi>>.

<<Oh, tu non conosci Josephine. Se la sarebbe segnata a vita>>. Era forse la donna più permalosa e suscettibile che avessi mai conosciuto. Non avevo alcuna intenzione di infastidirla per così poco.

<<E non ho intenzione di conoscerla. Ti sei andato ad infilare in un bel casino, lasciatelo dire>>.

<<Fidati, l'ultima cosa che volevo, arrivato qui in città, era trovarmi una fidanzata>>. Poi avevo rincontrato Isabelle e avevo cambiato i miei piani. Era iniziata come una storiella leggera, un passatempo estivo. Poi mi aveva invitato a pranzo a casa sua, incitata dalla madre, e da lì rendere la nostra relazione ufficiale non era neppure servito più di tanto.

Mi guardai attorno in cerca di Zar andato ad infilarsi in mezzo ad un cespuglio e lo chiamai con un fischio. Proseguimmo per la successiva mezz'ora in completo silenzio, fino ad arrivare ai confini del bosco, a poche centinaia di metri dall'officina che da un paio di generazioni era nelle mani del padre di Andrew, non che di mio zio. Ormai se ne occupava mio cugino che, oltre a lavorarci sei giorni alla settimana per quindici ore al giorno, viveva al piano di sopra. Era un ottimo meccanico ma le sue giornate erano simili a quelle di un eremita e più che lavorare per vivere pareva scontare una qualche pena che lui stesso si era inflitto. Andrew era uno dei motivi per cui avevo deciso di tornare ad Old River dopo la laurea, subito dopo l'infarto di zia Clara di quell'estate. La mia famiglia aveva bisogno di me, non era giusto che li abbandonassi.

<<Bene, direi che a questo punto ci vediamo in settimana>>.

<<Quindi hai deciso, lavorerai da Brown di tua spontanea volontà>>. Annuii già sapendo dove volesse andare a parare, non facevano che ripetermelo tutti. <<Ti sei chiesto perché tende a cambiare dipendenti ogni due mesi? È un dittatore sadico>>.

<<Non dobbiamo essere amici od andare d'accordo. È il mio capo, in fin dei conti>>.

<<Ammetterai che lavorare con un capo che non ti apprezza e che farà di tutto per distruggerti sia fisicamente che psicologicamente, non rientra tra i presupposti per un lavoro sereno e appagante>>.

Chiedimi Qualsiasi CosaWhere stories live. Discover now