Epilogo - Alcuni mesi dopo

2.1K 97 21
                                    

Isabelle

Erano passati più o meno sei mesi da quando mia sorella e Oliver avevano fatto il loro debutto in società. O meglio, da quando molti nel vicinato avevano cominciato ad additarli o definirli degli sconsiderati solo perché avevano trovato il coraggio di amarsi alla luce del giorno senza badare alle malelingue. E a pensarci bene, forse era quello ad infastidire maggiormente le pettegole: a loro non sembrava importare affatto ciò che dicessero. Ed erano davvero da ammirare per questo. Io non ero certa che ci sarei riuscita. Già ero costretta a trattenermi per quello che si diceva in giro. A detta di molti, infatti, mi ero tramutata in una povera anima, tradita sia dalla sorella maggiore che dall'ex fidanzato. Un cucciolo di cane solo e al freddo, abbandonato al suo terribile destino... Certo, perché secondo loro io mi struggevo silenziosamente nella mia stanza, mentre il mondo fuori continuava a girare. A volte Old River riusciva ad essere davvero esilarante.

Nonostante la scarsa capacità dei miei concittadini di accettare questa situazione, invece mia madre sembrava aver cominciato a farsene una ragione. Aveva smesso di fare scenate da fine del mondo ogni volta che si parlava di Evelyn e non minacciava più di diseredarla per averla umiliata, quindi avevamo fatto grandi passi avanti. Ora sia Oliver che sua zia erano ufficialmente invitati al famoso e stremante "pranzo della domenica" della famiglia Mayer e guai a chi aveva da ridire. Erano i benvenuti, anche se avevo il sospetto che mia sorella avesse messo in chiaro che, se Oliver non fosse stato invitato, lei non avrebbe più messo piede in casa. Avevo scoperto che la mia sorellona ogni tanto le palle sapeva tirarle fuori. Una bella sorpresa. Non la vedevo così da quando traumatizzava i suoi avversari nei dibattiti studenteschi - o almeno, io ne uscivo sempre traumatizzata. Avevo preso da lei quella vena provocatoria, anche se ero più che certa che lei l'avesse rinchiusa in una scatola e gettata in cantina. Eh sì, era chiaramente l'amore. Così smielato che ti fa venire il diabete solo a pensarci. Guardando Evelyn e Oliver avevo chiesto gentilmente che se mai mi avessero vista in quelle condizioni, avrebbero dovuto sopprimermi. Era qualcosa di inguardabile.

Rimanendo in tema di "amore a lieto fine", la bambina di Violet e Simon era finalmente nata. Tre chili e quattro di pura salute. Era la fotocopia vivente del padre, nonostante i pareri contrastanti, ma era già rumorosa e petulante come zia Victoria. Dalla sua però aveva che almeno lo fosse in modo adorabile, a differenza della nonna. Con il suo arrivo era scoppiata una bomba di amore e felicità in famiglia, non si parlava d'altro se non di quella piccola rompiscatole, tanto che il piccolo Miles aveva cominciato a pensare che volessero più bene a lei adesso. Tale dilemma era stato risolto da mia sorella con un'enorme fetta di torta al cioccolato.

Ci sapeva davvero fare con lui, ma chi aveva finalmente concluso i propri studi e stava prendendo l'abilitazione all'insegnamento? Esatto, la sottoscritta. A dispetto di chi non faceva che ripetere che non ce l'avrei mai fatta. Era stata una grande soddisfazione, soprattutto considerato che ad esempio Jessica aveva dato forfait all'ultimo. Ero orgogliosa di me stessa, forse per la prima volta nella mia vita. E sapevo che anche a casa lo fossero. Papà si era quasi commosso mentre mamma... Beh, lei aveva messo un attimo da parte quell'eterna espressione irritante che rivolgeva alle sue figlie e mi aveva organizzato addirittura una festicciola. Non l'avrei mai detto. La cosa che mi aveva lasciato più di stucco era stata che, nonostante le previsioni, mi piacesse davvero insegnare ai bambini. Certo, per ora dovevo accontentarmi di essere solo un'aiutante all'Old River Elementary School, ma da quello che mi avevano detto avevo delle potenzialità. E una volta tanto non le avrei sprecate, in particolar modo dato che finalmente avevo ottenuto l'appoggio dei miei. A tal proposito, mi avevano comprato un'auto. Anche se definirla tale era un'esagerazione per chiunque. Era più una scatola metallica a cui avevano dato una forma e ci avevano attaccato le ruote. Ma almeno era tutta mia e non mi dovevo svegliare all'alba per prendere i mezzi. Stavo piano piano raggiungendo la mia agognata indipendenza. Finalmente.

Chiedimi Qualsiasi CosaWhere stories live. Discover now