Capitolo 22

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"No, davvero non ti preoccupare rimani, va tutto bene"

"Io non ho altro da fare qui, e anche fosse non ti lascio sola. Andiamo" si avvicina e mi prende la mano

Devo fare retromarcia e cercare di rimediare
"Adesso sto meglio, possiamo restare ancora un po"

"Come?"

"Si, rientriamo e restiamo ancora un po"

"Non devi farlo, io ho fatto tutto davvero e ho voglia di stare solo con te adesso" mi bacia

Merda

"Va bene"

Saliamo in macchina e partiamo.
È tardi ma non per gli standard di queste feste, potevano restare anche un pochino di più. Tom è stanco, sbadiglia. Domani deve andare a lavorare presto.

"Come è andata questa sera?" Chiede
"Molto Bene, grazie" rispondo
"Ti ho vista parlare con Micheal Fassbender per molto tempo"dice con un tono leggermente irritato
"Si, è simpatico"
"Che ti ha detto?"
"In realtà non molto, abbiamo parlato di te"
"Ah si?" Adesso il suo tono sembra più  sollevato.
Sbadiglia, deve essere molto stanco.
Dopo pochi minuti lo rivedo farlo. Ha bisogno di riposo
"Sai sono davvero stanca, pensavo che questa sera potrei andare a dormire nel mio appartamento."

"Ho fatto qualcosa che non dovevo questa sera? Ti ho lasciato troppo da sola?"

"Cosa? No sei stato stupendo!"
Come può  pensare il contrario?

Restiamo in silenzio per non so quanto, guardo le luci fuori dal finestrino e l'interno scuro della macchina completamente pulita ed elegante, poi lo osservo, bello, con il completo nero, il suo profilo che guarda la strada concentrato, una mano nella parte alta del volante ed una sul cambio. Le maniche della giacca leggermente tirate mostrano i suoi braci semplicemente  perfetti dai quali si possono notare lievemente le vene in risalto. Poi torno a guardare fuori dal finestrino.

Dopo un tempo che sembra interminabile mi rivolge di nuovo la parola. Questa volta con un tono di voce alto, è  arrabbiato ed abbattuto.

"NON RIESCO DAVVERO A CAPIRE COSA STIA SUCCEDENDO! Sei stata distante tutta la sera, saresti andata via da sola senza dirmi nulla, vuoi andare a dormire a casa tua senza di me e non vuoi nemmeno dirmi cosa è successo. NON È  GIUSTO!"

E davvero arrabbiato, tutto il corpo è  in tensione, i tratti del viso sono tirati.

"Non è successo nulla, sono soltanto...."

"Va bene" mi interrompe freddo

Poi sposta una mano sul mento appoggiandosi e comincia e sospirare nervosamente. Restiamo il resto del tempo in silenzio, io sull'orlo di piangere con il viso verso il finestrino, lui arrabbiato ed innervosito, lo vedo rimanere in tensione per tutto il tempo.

Non so che fare. Ho rovinato tutto nel peggiore dei modi. Adesso mi odierà per sempre.

Arriviamo davanti al mio appartamento, lui accosta ed io velocemente apro la portiera e nel mentre dico "Grazie, Buonanotte"

lo sento rispondere freddamente mentre mi alzo ed esco.

"Buonanotte"

Chiudo la portiera e mi avviò verso il portone. Lui non parte subito ma rimane li ad aspettare finché non riesco ad aprire ed entrare. Nonostante adesso sia arrabbiato non riesce a non essere un gentiluomo. Io riesco a rimanere impassibile fino a quando non raggiungo la porta di casa, una volta dentro non riesco più a trattenermi e scoppio in un pianto disperato a singhiozzoni.

Non mi strucco, non mi lavo, non mi cambio, non sono in grado di fare nulla. Riesco in qualche modo ad arrivare in camera, mi infilo a letto, spengo la luce e mi abbandono al pianto.
Non so quanto tempo sta passando, so solo che non riesco a smettere e soprattutto non riesco a dormire. Sto passando la notte in bianco e in una disperazione stancante e l'indomani ho il lavoro presto.

Sento suonare alla porta, deve essere passata la notte e parte del giorno e sono venuti i colleghi a vedere perché non sono al lavoro.

Con una stanchezza disarmante riesco comunque ad alzarmi ed andare verso la porta.
Apro la porta e mi ritrovo Tom, appoggiato allo stipite con un aspetto stanco, gli occhi arrossati, la cravatta allentata e la camicia squalcita.
Noto che è ancora notte e che mi ero sbagliata sul tempo passato.

Lui mi guarda per pochi secondi poi si avvicina mi stringe e mi bacia appassionatamente senza darmi il tempo di pensare o di fare nulla. Restiamo così per non so quanto minuti. Poi lentamente si stacca e guardandomi dritto negli occhi mi dice:

"Mi dispiace, sono stato un idiota, non dovevo arrabbiarmi così, ti prego perdonami."

È la prima volta che gli sentivo dire una 'parolaccia'.

Non so che fare. Ma so che sono felice.

"No sei tu che devi perdonarmi..."

Lui mi interrompe con un sussurro

"Dimmi cosa è successo, dammi la possibilità di chiarire tutto"

"Niente, ero davvero solo stanca e ho visto che anche tu lo eri. Ma mi dispiace."

Lui mi bacia ed entra lentamente in casa, chiude la porta alle sue spalle ed, ancora attaccati, ci muoviamo in simbiosi verso la Camera.

Non può essereWhere stories live. Discover now