Capitolo 6

1K 41 3
                                    

I giorni sono passati e a parte qualche sporadico incontro veloce, dove non c'era nemmeno il tempo di un saluto, non ero riuscita a rivederlo.

Mi sembra di vivere al rallentatore, nell'attesa di un nuovo incontro, di un nuovo scambio di frasi, come se nient'altro nella mia vita fosse così importante, come se niente fino ad ora lo fosse mai stato. E, mentre cerco di scacciare dalla mente il pensiero che non ci sarebbe più stata occasione, mi rendo che è vero, nulla era mai stato tanto emozionante nella mia vita. La sensazione che sto vivendo è totalmente nuova.

Forse perché ho sempre vissuto con ansia e timore ogni cosa, non sono mai stata un avventuriera, non mi sono mai buttata a capofitto nelle situazione ma ho sempre ragionato bene ed evitato tutte le situazioni che mi mettevano a disagio. Se non fosse stato per lavoro, ne sono convinta, non avrei mai avuto il coraggio di proseguire la conversione con Tom e la mia vita sarebbe rimasta piatta come sempre.

L'attesa era snervante, unita all'ansia di decidere cosa poter dire in un eventuale secondo incontro, che la mia mente continuava a non credere possibile.

Un martedì piovoso ed il turno del pomeriggio, non ho nessuna voglia di lavorare oggi. Controllo alcune prenotazioni, sistemo un po' di documenti e non vedo l'ora di tornare a casa.
Ed ecco che, da solo, cosa assolutamente rara, lo vedo entrare . Smetto di respirare per pochi secondi. Usare il termine bellissimo sarebbe riduttivo, toglie il fiato, letteralmente.
Gli basta un rapido sguardo per notarmi e mandarmi un sorriso, ma non sembra sereno, mi passa davanti e mi saluta gentilmente con ancora il sorriso tra le labbra
"Buonasera Ginevra".
Mi ha salutato, ha perso parte del suo tempo per salutarmi, ma cosa ancora più importante si ricordava il mio nome. IL MIO.

Non so dire quale forza misteriosa mi sta dominando ora, ma, ricambiato il saluto, mi permetto di aggiungere " Come va oggi?"

Lui si ferma, si avvicina al bancone, si appoggia con delicatezza e mi guarda negli occhi, quegli stessi occhi sui cui spesso mi capita di perdermi quando li guardo tramite uno schermo, e che adesso erano lì a guardare me. ME.
Con un movimento impercettibile sotto il bancone provo a darmi un pizzico. Sento il dolore. Non potrei essere più felice di sentire dolore.
Sembra stanco, stanco e magnifico.

"Si nota tanto vero? Oggi non è una giornata particolarmente serena. Ma non posso soffermarmi sulle mie sensazioni quando devo lavorare, devo trasmettere il mio personaggio, non me." mi risponde calmo

Avrei voluto chiedere tante cose, soprattutto il perché. Perché non è una giornata serena? Cosa è successo a quella splendida persona? Ma non volevo rischiare di entrare troppo sul personale e senza pensare troppo rispondo

"Posso capire. I nostri lavori sembrano avere un punto in comune."
Cosa ho appena detto? La risposta più inutile e stupida che potessi dare. Adesso chissà cosa penserà di me.  Brava Ginevra, così non ti rivolgerà più la parola.

Ma incredibilmente il suo sguardo si fa curioso. E risponde con un dolce sorriso:
"In che senso esattamente?"

Devo provare a chiarirmi e salvare la situazione.
"Intendo la parte del non potersi soffermare sulle proprie sensazioni quando si è al lavoro. Anche qui, alla reception, dobbiamo scordare qualsiasi problema possiamo avere a casa appena varchiamo la soglia e cominciamo il turno. Nascondere il tutto dietro ad un sorriso e non fare trapelare nulla."

"Hai perfettamente ragione" Pochi secondi di silenzio e continua "Ed in più vi ritrovate davanti molte persone, alcuni gentili e altre meno, che dovete accogliere sempre. Immagino non sia facile come avere delle telecamere davanti..."

Il Telefono comincia a squillare.
Solito tempismo della mia vita.
Lo guardo e con estrema delusione dico:
"Mi dispiace devo rispondere"
"Certamente, anzi mi dispiace essermi trattenuto troppo"
"No assolutamente"
Un sorriso, un cenno e lo vedo girarsi e sparire verso le scale in direzione della sua camera mentre prendo il ricevitore.

Al telefono un call center.

Non può essereWhere stories live. Discover now