Capitolo 8

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-Destiny

Sono ancora seduta sul pavimento corridoio a osservare il vuoto, ho finito le lacrime e ho anche smesso di tremare quindi credo di stare meglio anche se il vuoto che ho dentro mi sta ancora distruggendo.

Alzo lo sguardo verso l'orologio appeso al muro, segna le nove e un quarto di sera, è passata mezz'ora dalla litigata con James, mezz'ora nella speranza che possa scendere, mezz'ora di disperazione; il tempo va avanti e l'ansia aumenta sempre di più, questa situazione è così opprimente, odio essere così dipendente da qualcuno.

Non è la prima volta che succede eppure mi sento così male, è in questi momenti che vorrei scappare, andare in un posto isolato, sconosciuto e riordinare la mente, ma forse non esiste nemmeno un luogo così e probabilmente dovrei soltanto lasciarmi andare, ma, ora come
ora, risulta alquanto difficile.

Prendo la testa fra le mani in segno di disperazione, vorrei davvero vedere James ma deve essere lui a venire da me, sa che io sono troppo orgogliosa per farlo e poi non ho colpe, o almeno non del tutto, ho così tanto bisogno di qualcuno accanto.

Perché sono così debole? Perché non posso semplicemente fregamene?

Ed ecco che sento dei passi scendere le scale, James mi passa accanto e va in cucina senza degnarmi di uno sguardo, osservo ogni suo movimento, poco dopo si avvicina sedendosi di fronte a me
guardandomi con pena.

Sembro così tanto disperata?

"Mi dispiace, Daisy, mi sono spaventato quando non ti ho trovata e per quello ti ho urlato contro, so di aver esagerato, non dovevo dire quelle parole, lo so, ma stavo impazzendo, pensavo...- prende un lungo respiro per poi continuare- pensavo ti avessero trovata, non me lo sarei mai perdonato, io...scusami davvero" mormora guardando verso il pavimento, non rispondo, mi limito a guardarlo fredda, non ho davvero idea di cosa dire, capisco le sue ragioni ma non meritavo quelle urla e quelle parole, mi ha ferito più di quanto possa farlo una pallottola.

Sono così stanca di perdonare, di essere così debole e bisognosa, eppure continuo a farlo.

È incredibile come riusciamo a perdonare fatti e azioni imperdonabili.
Ed è altrettanto incredibile come queste persone nemmeno se ne rendano conto, sono così ciechi loro o sono troppo ingenua io?

James mi attira a se in un abbraccio e al suo gesto m'irrigidisco, nonostante sia vicino lo sento distante, non so proprio cosa fare.
Il ragazzo porta la sua testa nell'incavo del mio collo sussurrandomi delle scuse accompagnate da piccoli baci, mi rilasso rannicchiandomi a lui, so che è sbagliato ma è la mia unica ancora di salvezza e non so cosa farei senza di lui.

"Piccola, so che non merito il tuo perdono, ma mi uccide starti lontano, ti prego almeno pensaci" mormora James, dopo quella che sembra un'eternità, annuisco ancora tra le sue braccia.

"Vuoi ancora uscire con me? stasera?" mi chiede poco dopo, aggrotto le sopracciglia confusa

Dovevamo uscire oggi?

"Al locale,ricordi?" dice rispondendo ai miei pensieri, ci penso un po', dopo una litigata penso che potrei berci su e credo di aver bisogno di svago oggi, poi non sarà così male,no?

"Va bene, ma entro l'una vorrei essere a casa" mormoro fredda, annuisce baciandomi la fronte, rimaniamo in silenzio per secondi o forse per minuti.

Dannazione, avrei dovuto urlargli contro, dirgli quanto mi ha ferito, quanto lo odio in questo momento, perché cedo così facilmente?

Stupida, stupida, stupida.

"Io...io andrei a prepararmi" dico notando che sono già le 21:30, ho circa un'ora di tempo.

Believe in our souls ||Harry StylesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora