25.

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Epilogo

 «No, io non posso farcela! No, no, no!»
«Diamine Emy calmati!»
«Cassie come faccio a stare calma quando so che domani mi sposo?»
«Perché è normale essere agitati, dài» disse lei per infondermi coraggio.
«Hai mandato gli inviti a tutti i parenti che ti avevo detto io senza fare di testa tua?» chiesi sedendomi sul divano di casa e guardando l’orologio sperando che David non facesse tardi. Per tradizione avremmo dovuto dormire in due case separate e non vederci la mattina prima di entrare in chiesa, ma ormai avevamo deciso di convivere ed erano passati forse più di due anni e non potevo mica sfrattarlo di casa solo per una tradizione!
«Si ho chiamato i tuoi zii, quelli della parte di tuo padre come mi hai chiesto tu, tua cugina Elaisa tuo cugino Chris, che porca miseria potevi avvertirmi che era un figo pazzesco!»
«Cassie!»
«Che c’è?» chiese con aria innocente.
«Come che c’è? Sei fidanzata diavolo!»
«Si, ma non importa» disse liquidando la faccenda con una smorfia.
Scossi la testa rassegnata e mi passai le mani sul viso.
«E sai per caso se…»
«Si tuo padre ci sarà Emy, me l’ha promesso» disse e una lacrima mi scese.
Mio padre.
Finalmente dopo tanto tempo lo avrei rivisto. Avrei rivisto quella persona che mi aveva lasciata andare per proteggermi da una madre sempre assente e casinista, per farmi vivere una vita normale come qualsiasi altra bambina.
Annuii.
«Bene» dissi e mi stesi sul divano, seguita da Cassie che mi si accoccolò affianco.
«Ci saranno i genitori di David e tutti i suoi parenti» dissi.
«Ma non hai nulla di cui preoccuparti»
«I suoi genitori…»
«Ti amano Emy, non farti problemi»
«E se domani cado mentre cammino verso l’altare?»
«Ci sarà tua padre a sorreggerti»
Mi portai le mani sul viso e iniziai a battere i piedi sul divano, come quando ero piccola e facevo un capriccio.
«Perché gli ho detto di sì?» chiesi più a me stessa che a lei.
«Perché ne sei innamorata» mi spiegò lei dandomi un bacio sulla guancia. «E poi perché qui dentro c’è qualcuno che non vede l’ora di essere la bambina più invidiata del mondo. Con un papà così…» gli tappai la bocca con una mano, mentre l’altra la passavo sul pancione, ormai evidente.
«Non si dicono parolacce dinanzi a lei»
«Si come no»
«Potrebbe impararle subito»
«Allora James è fottuto» disse e sorrisi.
Mi rilassai un momento quando sentimmo un pianto venire dalla camera.
«Eccolo che si sveglia per la poppata!»
«Vai, mamma Cassie»
«Ti uccido se lo ridici» e scomparve dentro la mia camera.
Nonostante tutto anche lei amava suo figlio e nonostante tutto anche lei era stata felice di diventare madre, proprio come lo ero io in quel momento.   
 
 
 
Il giorno seguente fu una lotta contro il tempo. Una dura lotta.
I miei nervi non si erano sciolti durante la notte, nonostante David mi avesse coccolata per buona parte del tempo prima di cadere in un sonno profondo.
Risultato?
Avevo delle occhiaie che facevano invidia alle valigie di Luis Vuitton.
Stavo per scoppiare a piangere in bagno quando entrò David e spaventato si chiuse la porta alle spalle per non far entrare Cassie, perché sapeva che la mia amica mi avrebbe messo solo ansie.
«Amore cos’hai? » mi chiese lui inginocchiandosi di fronte a me con i pantaloni del completo ancora slacciati.
«Sono orrenda» gli dissi mentre strappavo un pezzo di carta igienica e mi soffiavo il naso.
Lui mi accarezzò un braccio nudo e passò in fretta sul mio collo, scendendo poi lentamente sui miei seni.
«Non sei orrenda»
«Sì invece. Ho questo pancione… che mi fa sembrare una balena» continuai lamentandomi.
«A me questo pancione mi eccita da morire» mi disse lui e io lo guardai con gli occhi sgranati e pieni di lacrime.
«Da-davvero?» dissi mentre tiravo su col naso. Lui si avvicinò a me e posò le mani sulla pancia, accarezzandola.
«Ah-a. Altrimenti non credi che ieri non avremmo fatto tutte quelle repliche?»
«Mi ami anche così?» dissi poggiando la fronte sulla sua spalla.
«Si e ti dirò un’altra cosa… sta notte ho sognato di fare l’amore nel bagno della villa dove mangeremo. Perciò infilati quell’abito perché muoio dalla voglia di togliertelo con le mie mani» disse e mi baciò il collo, mordendolo lievemente.
Alzai gli occhi verso di lui e sorrisi, anche se qualche debole lacrima scendeva ancora.
«Ti amo O’Connor… così tanto» mi disse e mi prese tra le braccia per darmi un ultimo bacio e uscire dal bagno.
Ok, potevo farcela.
Non potevo deludere lui… lui e i suoi sogni.
 
«Dimmi che si chiude la lampo!» gridai in preda al panico mentre Cassie e mia cugina Elaisa mi tenevano ferma.
«Si è chiusa Emy, respira» mi disse mia cugina mentre mi prendeva il viso tra le mani.
«Ma dove sei stata tutto questo tempo?» gli chiesi sull’orlo di un’altra crisi di pianto.
«Non ha importanza ok? Ora sono qui» mi disse lei dolcemente e mi accarezzò il viso. «Non piangere altrimenti si scioglie tutto il trucco»
Annuii e guardai Cassie che mi stava fulminando con lo sguardo. Della serie “prova a piangere e a disfare quel trucco che ti uccido e farai la sposa cadavere”
Sorrisi debolmente e Cassie fece entrare nuovamente la fotografa che aveva chiamato per fare il servizio. Solo che quella fotografa era molto strana. Aveva voluto fotografare anche il momento mentre mi vestivo, mentre infilavo la giarrettiera alla gambe e mentre mi acconciavo.
Aveva detto che bisogna fare le foto sul momento, non progettarle.
Io speravo solo che venisse fuori qualcosa di decente, data la mia pancia.
«Ok siamo pronte, vado a chiamare zio» disse mia cugina e mentre Cassie mi faceva indossare un velo sopra le spalle il mio telefono squillò.
 
1 messaggio.
 
«Hai un messaggio»
«Leggilo» dissi, facendomi aria con una mano.
Cassie scoppiò a ridere e mi passò il telefono.
 

Senza RiservaWhere stories live. Discover now