22.

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Se non c'era la sveglia ad uccidere il mio sonno potevo star sicura che c'era il telefono, mio acerrimo nemico ormai.
Ancora leggermente assonnata mi alzai dal letto con qualche muscolo dolorante e andai alla ricerca di quel maledettissimo apparecchio. Mi inginocchiai a terra, trattenendo un gemito per il dolore al ginocchio, e iniziai a tastare il pavimento con gli occhi ancora leggermente chiusi.
Dovevo fare in fretta se non volevo svegliare David. Finalmente riuscii a trovare il telefono, che non so come era arrivato sotto al letto, e alzandomi un po' goffamente mi infilai la maglia di David ed uscii in terrazzo per rispondere.
«Pronto?»
«Fortuna che avevi detto che avresti chiamata non appena saresti arrivata in hotel!»
La voce di Cassie era stridula e terribilmente fastidiosa, soprattutto se si è appena svegliati.
«Credo che tu non sia nella giusta posizione per farmi una ramanzina. Hai idea di dove mi hai mandata?» le chiesi severa, mentre mi sedevo su una poltrona.
«Certo e dovresti ringraziarmi. Altrimenti a quest'ora non ti saresti svegliata nuda nel letto con lui»
«Sì, ma la mia carta piange»
«Non se hai Gandy» disse lei ed io alzai gli occhi al cielo, l'unica cosa che mi fosse consentita.
«Allora com'è andata con lui?»
«Bene»
«Bene nel senso che vi siete accoppiati come animali in calore?»
«Cassie!» urlai portandomi una mano sul viso.
«Deduco che la risposta sia un sì»
Ok, forse era arrivato il momento di svelare a Cassie la novità del secolo.
«Gliel'ho detto»
«Cosa? Che cosa hai detto?»
«Che sono innamorata di lui»
«Cazzo! Davvero?»
«Sì!» strillai, felice.
«'Fanculo era pure ora! Mmh quindi avete festeggiato egregiamente?» disse con voce maliziosa.
«Sì, ma non sono affari tuoi» dissi, con tono scherzoso.
«Sì, ovviamente poi mi racconterai»
«Contaci»
«Certo, ora devo andare. Ci sentiamo e saluta il figo!»
«Il figo è il mio uomo» precisai.
«Oh be' allora ciao gelosona!» e riattaccò mentre io mi lasciavo andare contro l'imbottitura della poltrona. Mi voltai verso l'interno della camera e sorrisi osservando David che dormiva beatamente tra le lenzuola nere. Una mano poggiata sulla pancia, l'altra vicino al viso e una gamba piegata in su.
Bello e mio.
Sorridendo ancora rientrai e lasciando il cellulare sul comodino mi rimisi a letto, accanto a lui.
Iniziai ad accarezzargli i capelli e a dargli deboli baci sul petto.
Era così caldo e così morbido che avrei voluto passare la mattinata legata a lui e al letto.
Giocai ancora un po' con i suoi capelli, scendendo poi verso il suo viso e passando le dita sulle sue labbra piene.
Dio, quelle labbra...
Mentre continuavo ad accarezzarlo lo vidi sorridere e lentamente aprì gli occhi, rivelandomi quelle pozze di ghiaccio stupende che si riversarono nei miei occhi.
«Buon giorno amore mio» dissi posando poi le labbra sulle sue, non vedendo così la sua espressione sorpresa.
«Buon giorno» biascicò lui sfregando il suo naso contro il mio.
«Perché hai indosso la mia maglia?» mi chiese mentre una sua mano andava alla ricerca dei miei seni. Mi morsi il labbro quando David li afferrò, affondando poi il visto tra i miei capelli e spingendo anche il suo bacino contro il mio fianco.
«Cassie ha chiamato ˗ dissi ˗ e sono uscita in terrazzo per non svegliarti»
«Capisco» disse mentre mi baciava sul collo.
«Be' possiamo toglierla ora, no?» e alzò il viso da me per guardarmi negli occhi.
«La mia Emy» disse ed io mi sciolsi. Mi sciolsi sotto le sue carezze e sotto il suo amore.


«Che fai oggi?»
«Ho un servizio fotografico»
Mi sedetti sul letto ed indossai un reggiseno sotto lo sguardo contrariato di David.
«Devi proprio metterlo?» chiese mentre si infilava i boxer.
E lui doveva per forza indossarli?
«Non mi piace andare senza» dissi e lo allacciai. "Comunque pensavo... e se vengo con te?» dissi infilandomi poi un nuovo paio di mutandine. David si voltò verso di me sorpreso, ma poi scoppiò a ridere.
«Che hai da ridere?» chiesi alzandomi e andando a prendere un vestito.
«Ti sei praticamente autoinvitata» mi disse e io, dopo aver indossato un prendisole piuttosto che un vestito, gli andai vicino.
«Non... non vuoi?» chiesi titubante. Se non avesse voluto ci sarei rimasta male, ma non avrei fatto storie. Insomma era il suo lavoro e se era abituato a non avere impicci tra i piedi lo capivo.
«Ehi... se non ti fossi autoinvitata ti avrei chiesto io di venire» disse prendendo una mia mano tra le sue e portandola sulle sue labbra. Baciò il palmo e ogni singolo dito, portandosi l'indice in bocca. Succhiandolo.
«Ho troppa fame O'Connor» disse ed io sbattei le palpebre, come se trovassi impossibile questa sua continua voglia di fare l'amore.
«Non ne hai ancora abbastanza?» chiesi mentre le mie guance si coloravano un po', ricordando anche quello che era successo nella doccia dopo che ci eravamo svegliati.
E... oh anche quello che era successo nel letto.
«A quanto sembra... no» e guidò la mia mano sul suo inguine.
Diamine.
Era sempre così eccitato, così duro...
«David» mugolai come una gattina, mordendomi un labbro e stringendo le cosce.
«Emy» soffiò sulla mia bocca, mentre le sue mani accarezzavano le cosce ed il sedere, iniziando a tirare su il vestito. Mossi lentamente la mano e lo sentii afferrare il mio sedere con forza, mentre le sue labbra cercarono subito le mie.
Mi baciava ed io andavo su di giri.
Il vestito andava sempre più su e mi sentivo sempre più fradicia, come se una diga si fosse rotta tra le mie gambe. Lasciando da parte la sua erezione, ormai preda dell'ormone ballerino, lo scansai e da sola mi sfilai le mutandine, lanciandogliele contro e portandomi poi una sua mano tra le cosce, proprio lì.
«Senti cosa mi fai tu, invece?» dissi aggrappandomi alle sue spalle.
«Lo sento» disse e infilò un dito e poi un altro in me.
Una dolce tortura. Dentro, fuori... dentro, fuori. Uscì definitivamente e mi spinse contro il tavolo che avevamo nella camera e famelico mi aprì le gambe, facendomi poi poggiare i piedi sul tavolo.
«Sdraiati» mi disse e lo feci.
«Ora ti lecco tutta» aggiunse mentre una mano accarezzava il mio ventre facendo salire il vestito sempre più.
«Oh, sì» gemetti inarcandomi e concedendogli uno spettacolo privato della mia intimità.
Lui iniziò a baciare le caviglie, prima una poi l'altra passando poi sul polpaccio dove tirò fuori la lingua ed iniziò a tracciare un sentiero infuocato arrivando fino all'inguine, passando per l'interno coscia dove si soffermò per mordere e succhiare, lasciandomi un ricordino violaceo.
Troppo presa da lui, dalle sue labbra e dalla sua lingua, morbida e vellutata, cercai di abbassarmi le bretelle del reggiseno, cercando di tirare fuori i seni e quando ci riuscii iniziai a massaggiarli, desiderando però che fosse lui a farlo.
«Sì, toccati» disse e chiusi gli occhi continuando a toccarli, eccitandomi all'invero simile per il tono rotto ed eccitato che aveva.
«Toccati anche qui» dissi e, lasciando un bacio tra le mie labbra, prese una mia mano. Leccò ogni mio dito prima e poi condusse la mia mano lì. Su di me, tra le mie pieghe.
«Lo senti?»
Lui muoveva le mie dita in modo circolare e piegato su di me leccava ciò che rimaneva al di sotto delle mie dita.
«Dimmi, lo senti?»
«Co-cosa?» chiesi con la mente annebbiata.
«Senti quanto bruci? Quanto sei bagnata?» e questo volta mosse la mia mano su e giù, su e giù.
Oddio.... Ero davvero bollente.
David tolse la mia mano e ordinandomi di guardarlo lo vidi portarsi le mie dita lucidi in bocca, succhiandole, fino all'ultima goccia.
«Ora farò lo stesso qui» disse toccandomi lì e pizzicandomi il clitoride si abbassò tra le mie cosce.
«Sta' buona» disse e finalmente il mio desiderio venne esaudito. Lui mi baciava lì.
Cazzo.
Era affamato davvero.
Con voracità amava la mia intimità, leccandola senza pietà, penetrandomi con insistenza con la lingua, muovendola in circolo e facendomi perdere il lume della ragione. Iniziavo a sentire le contrazioni tra le cosce, sentivo una smania che cresceva, partendo dalla punta dei piedi pronta per diramarsi in tutto il corpo. E quando la sua lingua titillò troppo velocemente il mio clitoride venni urlando, liberando tutto il piacere che mi aveva dato.
E mentre urlavo mi contorcevo, cercando di chiudere le gambe, ma David me lo impediva perché mi teneva ferma, continuando a leccare.
«Da-David...» anche se avevo la voce bassa, roca e terribilmente spezzata cercai di chiamarlo.
Lui sembrò sentirmi e smise di toccarmi lì e alzando il viso dalla mia intimità si tirò su, raggiungendo il mio viso.
Io mossi le gambe debolmente e le allacciai alla sua vita.
Lui accarezzò una mia guancia, baciandola poi e mi scansò i capelli dal viso.
«Ti va di fare l'amore?»
Con gli occhi chiusi e con il cuore ancora ansante annuii e lui mi prese tra le sue braccia, baciandomi il viso, le spalle, il seno... e senza preavviso fu dentro di me, facendomi inarcare di nuovo, ma era una sensazione bellissima e travolgente.
«Oh Emy» mi disse mentre portava le sue mani dietro la mia schiena, cercando di farmi alzare.
Io allacciai le mie braccia intorno al suo collo e lo aiutai a mettermi seduta e mentre era dentro di me, senza muoversi, iniziò a baciarmi.
Le nostre lingue cozzavano e si rincorrevano, affamate e prive di inibizioni.
Strinsi i suoi capelli tra le dita e morsi la sua mascella, le sue labbra e il suo collo.
«Dimmi che mi ami» mi disse lui, muovendosi debolmente dentro di me.
Io aprii gli occhi e lo guardai.
«Ti amo ˗ dissi ˗ ti amo così tanto» dissi e mi spinsi verso di lui, facendo scontrare i nostri bacini.
«E tu?» chiesi.
Ma lui non mi rispose, mi prese in braccio e uscendo da me, mi gettò sul letto.
«Ora te lo dimostro» e così mi dimostrò nuovamente il suo amore.
Quello di cui avevo sempre avuto paura, ma che ora trovavo solo la cosa più bella al mondo.


Quando David uscì dalla mia camera per andare nella sua, a vestirsi e lavarsi, ero ancora in balia di tutte le stupende sensazioni che mi aveva fatto provare in meno di ventiquattro ore.
I muscoli erano ancora doloranti, ma solo in quel momento capii che quel dolore era dovuto all'intensa attività fisica che mi aveva fatto praticare David.
Con la testa leggera e il cuore più leggero mi alzai e mi preparai di nuovo.
Mi aveva dato un quart'ora di tempo, ma quando venne a bussarmi io ancora dovevo vestirmi. Aprii la porta in accappatoio e mi strozzai quando vidi Noah con lui.
David mi gelò con lo sguardo ed entrò insieme al suo amico, ma dandomi una leggera pacca sul sedere.
«Vatti a vestire, odio quando gli altri mettono gli occhi su qualcosa di mio» mi disse a bassa voce.
Io in risposta gli feci una linguaccia e sgattaiolai nel bagno dopo aver preso il cambio ma mentre stavo per chiudere la porta sentii un commento poco fine di Noah.
«Cazzo, se non fosse stata la tua donna ieri me la sarei scopata per tutta la notte. Mi avevi detto che era stupenda, non che fosse una cazzo di figa!»
Chiusi la porta scuotendo il capo e sorrisi pensando che Noah in quanto a finezza poteva far concorrenza a Cassie. Una volta vestita uscii dal bagno e li trovai che chiacchieravano di fuori in terrazzo, mentre ridevo come due bambini.
«Sono pronta» dissi andando vicino a David, che mi afferrò per i fianchi e mi schioccò un bacio sulle labbra. Di nuovo marcava il territorio.
«Guarda Gandy che l'ho capito che è tua!» disse Noah mentre si poggiava alla ringhiera del terrazzo.
«Vedi di ricordartelo Mills» disse lui e io risi.
«Si, ok ora andiamo?» chiesi.
David prese il mio mento tra il pollice e l'indice e alzò il mio viso verso il suo.
«Impaziente come sempre O'Connor» disse poi sorridendo maliziosamente facendomi anche arrossire.
Gli diedi un colpetto sul petto e rientrai nella stanza, afferrando la borsetta.
David e Noah mi seguirono e prendendo le loro giacche andarono verso la porta.
«Prima le signore» disse Noah facendosi da parte per farmi passare.
«Grazie» ma sentii dietro di me il rumore di uno schiaffo.
«Ahio!»
«Ti avevo avvertito» disse David.
E tra loro due che continuavano a discutere riuscimmo ad uscire dall'hotel, scortati da i manager di entrambi.
«La signorina è con me» disse David, stringendomi a lui.
Il suo manager annuì e poi aprì la portiera della macchina facendoci salire per poi richiuderla.
«Sei contenta?»
«Sì, non ho mai visto un set fotografico»
«Ora lo vedrai»
«Non vedo l'ora» dissi battendo le mani e sentii l'autista immettersi nel traffico.


Quando scendemmo dalla macchina non riuscii a respirare.
Mi portai una mano al petto e mi sventolai con l'altra.
«Cos'hai?»
«La fontana di Trevi» dissi ammirando la magnificenza di quella.
Un Oceano su un cocchio che prende la forma di una conchiglia, trainato da cavalli marini guidati da tritoni. Uno spettacolo che toglieva il fiato.
«Ti piace?» chiese David, mentre alcuni gridavano il suo nome, come quello di Mills.
Annuii e lo sentii prendermi una mano e trascinarmi con lui.
«Andate a prepararvi» disse loro il fotografo, mentre David mi faceva segno di andarmi a sedere sotto quel tendone vicino l'apparecchiatura fotografica.
Gli lanciai un bacio e feci come mi aveva detto, andandomi a sedere e ammirando la fontana che per la prima volta in vita mia vedevo desolata.
Per il caldo mi legai i capelli e mi feci aria con la mano, ma una signora mi porse un ventaglio.
«Si faccia aria con questo» mi disse.
«Oh la ringrazio» dissi.
«Lei è la compagna di David?»
«Sì» dissi anche se cercavo di capire come lo sapesse.
«Lo so solo perché è stato intrattabile per un bel po' e Noah, il signor Mills, continuava a prenderlo in giro con continue battutine. Quindi diciamo che quasi tutto il cast sa chi sia lei» mi disse bonariamente e sorrisi, cercando di non pensare al brutto periodo che avevo passato senza David.
«Capisco» dissi e aprendo il ventaglio mi feci aria e... funzionava.
Anche se il braccio cominciava a stancarsi.
«Comunque sono Lara» disse porgendomi una mano.
«Emy» dissi.
«Goditi lo spettacolo del tuo uomo» disse e affiancò il fotografo che non avevo sentito arrivare, mentre iniziava a dare istruzioni alla Troup.
Continuai a sventolarmi rimanendo scioccata dinanzi a tutte quelle persone che lavoravano per realizzare quel servizio, ma mi bloccai quando lo vidi arrivare.
Pantaloni eleganti che gli ricadevano sui fianchi in un modo così sexy che dovetti mordermi un labbro e chiudere gli occhi per non gridare un Alt! e correre da lui per fargli non so che cosa di preciso. Indossava una giacca coordinata ai pantaloni, ma al di sotto di essa non portava nulla. Il suo petto nudo era messo in mostra e lui lo faceva risaltare scostandosi la giacca per mettersi le mani sui fianchi. Anche Noah entrò, ma lui completamente a petto nudo con solo una cravatta intorno al collo.
Deglutii a fatica e cominciai a farmi più aria soprattutto quando il fotografo cominciò a dare ordini riguardo le posizioni e i movimenti da fare.
Ed io mi perdevo...
Annegavo in quegli occhi glaciali e seducenti che posavano, così come il suo corpo che stava diventando un richiamo per il mio. Un richiamo così forte che dovetti andarmene o tra le foto sarei comparsa anch'io, ma sarebbero diventate delle foto per Playboy.
Ma non sapevo che David aveva in mente, per me, uno spettacolo in privato una volta tornati in stanza.


Senza RiservaWhere stories live. Discover now