4.

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Labbra che si cercano, corpi che si infuocano, lingue che si intrecciano e mani che si accarezzano...

Gambe forti e muscolose avvolgevano le mie, mentre un corpo possente e virile si posava su di me e si faceva poi spazio tra le mie cosce.
Mani calde e lisce toccavano ogni parte di me, lasciando scie di fuoco. Fuoco che veniva sopito dalla lingua vellutata di lui, mentre scendeva alla ricerca dei miei seni, che mordeva, succhiava e baciava.
Labbra carnose e dolci si posavano sulle mie, succhiandole e lasciando baci roventi sul mio viso, sul mio collo e su qualsiasi altra parte del mio corpo, accendendo un desiderio così rovente e divampante che faceva quasi male.
Il piacere che stavo provando era così forte che volevo stringere quel corpo a me, ma era come se non ci riuscissi, come se solo lui potesse toccarmi senza però essere toccato.
Una strana voglia mi accecò e cercai di dimenarmi. Volevo vedere il suo volto, volevo aprire gli occhi per guardarlo e bearmi di lui e del suo corpo, ma quando lo feci, quando mi dimenai, lo sentii parlarmi in un orecchio.
«Ti piace, O'Connor , quello che le mie mani ti stanno facendo?»
Mi bloccai e sentii il respiro venirmi meno.
Non era possibile, non poteva essere vero. Lui... lui non...
«Dio O'Connor, sei bollente»
La sua voce arrivava ovattata alle mie orecchie, ma così rauca e così carica di passione che volevo sentirlo parlare, ancora. E poi ancora.
«Apri le gambe, lasciami entrare» e lo feci. Sentii le sue dita dentro me, le sentii accarezzarmi fino in fondo e ansimai, sempre più forte.
Era delicato, ma passionale e io non ce la facevo più, volevo altro.
Volevo lui...
Mi dimenai ancora, ma non riuscivo a toccarlo o stringerlo. Era così frustrante ma allo stesso tempo così piacevole che mi sembrava di impazzire. Le sue dita uscirono da me e mi morsi le labbra per il piacere che mi avevano dato, ma urlai quando qualcos'altro entrò in me.
Allargai le gambe ancora di più e mi sentii riempire da lui...
«Diamine O'Connor» lo sentii imprecare mentre il suo bacino si strusciava contro il mio, donandomi scosse di piacere.
Assecondai i suoi movimenti e iniziai ad infuriarmi per l'impossibilità di toccarlo. Lui intanto spingeva dentro di me e io mi sentivo riempire, spinta dopo spinta.
E quando le spinte si fecero veloci, frenetiche e prive di dolcezza riuscii ad urlare e quello che urlai risuonò nella mia mente e nel mio corpo.
David.

«David!» gridai e quando aprii gli occhi mi guardai attorno. Ero nella mia stanza ed ero vestita.
Tutto quello che avevo provato era solo un fottuto sogno. Un sogno che mi aveva destabilizzata e innervosita.
Ora lo sognavo anche!
Mi portai le mani tra i capelli e mi morsi le labbra. Ero frustrata perché ciò che non volevo avere, ciò che non volevo desiderare si era rivelato troppo piacevole e non desiderarlo era impossibile.
Guardai le coperte e ricordai in che modo quelle lenzuola, nei miei sogni, scivolavano sui glutei sodi di David, sulle gambe muscolose...
Il suono della sveglia mi ridestò e mi affrettai a spegnerla. Una nuova giornata, iniziata male.



«Signorina buongiorno»
«Buongiorno Nadia» biascicai mentre mi portavo una ciambella in bocca. Ero irritata per il sogno e per la dipendenza che quest'uomo stava innescando in me. Seguita dal mio cane entrai in ufficio e per poco non mi andò di traverso la ciambella.
«Ciao Lily»
Chiusi la porta alle mie spalle e cercai di ignorare il suo sguardo.
«Non usare quel soprannome» dissi mentre mi sedevo.
«Svegliata male?» mi chiese con un sorriso che se mi fossi fermata più del dovuto ad osservare, mi avrebbe sciolta all'istante.
«Non sono affari tuoi» continuai mentre lo ignoravo.
Accesi il portatile e sistemai i fascicoli dei progetti nel raccoglitore.
«Be' non mi chiedi perché sono qui?» chiese mentre si portava una mano tra i capelli.
«Perché sei qui?»
«Ti ha per caso morso una tarantola? Da quando sei così scontrosa? »
«Be' da quando ho capito come trattare i puttanieri come te» gli dissi senza peli sulla lingua.
«Questa forse me la sono meritata»
«Forse?» chiesi guardandolo accigliata.
«Senti Lily»
«Emiliana per te»
«Ok, Emiliana. Perché non riproviamo a stare insieme?»
Cosa? Non bastava un uomo scemo che mi corteggiava e che voleva uscire con me, ora si aggiungeva anche lui?
«Hai battuto la testa, è chiaro» dissi mentre accedevo al mio account di posta.
«No, ma ti voglio»
«Non sono in vendita» risposi mentre digitavo la password.
«Emiliana!» mi chiamò quasi urlando.
«Andrew Thomas Lee» dissi facendogli il verso.
«Guardami almeno in faccia» disse e quel tono che usò non mi piacque, per niente. Che pretese voleva avanzare su di me?
«Non guardo negli occhi le fecce come te» dissi e mi alzai per andare ad accendere la stampante, ma non mi accorsi di Andrew che si mise alle mie spalle, circondandomi la vita con le sue braccia.
E odiai quel contatto.
«Lasciami»
«Ti prego, dammi un'altra possibilità»
«Mai»
«Lily» e lì non ci vidi più. Non sopportai più né lui, né le sue mani che scendevano sulle mie gambe.
Mi voltai e gli lanciai uno schiaffo.
«Ti. Ho. Detto. Di. Lasciarmi» dissi a denti stretti mentre lo spintonavo. «E ora esci da questo ufficio. Subito!» urlai.
I suoi occhi erano accesi di desiderio e quello che provai fu solo senso di nausea e vomito.
«Sarai mia, di nuovo» e mentre si massaggiava la guancia uscì dal mio ufficio e io mi permisi di crollare. Inizia a tremare e sentii gli occhi pungere, ma non volevo cedere. Non dovevo, perché qualora avessi ceduto sarei ricaduta nell'oblio più oscuro e non credevo di poter ritornare a galla.
«Signorina c'è un pacco per lei, lo faccio entrare?»
Anche se ero ancora terribilmente scossa risposi a Nadia di far entrare il fattorino con il pacco e attesi fino a quando la porta dello studio si aprì ed un ragazzetto giovane entrò.
«Questo è per lei, può mettere una firma qui?» lo guardai ancora sconvolta e presi la penna con mano tremante.
«Signorina è sicura di stare bene?» chiese gentilmente il ragazzo ed io annuii. Volevo rimanere da sola.
«Sì, la ringrazio» dissi e afferrando il pacco vidi il ragazzo alzare le spalle ed uscire dal mio studio.
Mi poggiai allo schienale imbottito della sedia e mi lasciai andare ad un sospiro lungo, guardai il pacco e cercai di decifrare chi fosse il mittente dato che non aspettavo nessun pacco.
Soltanto che il nome del mittente non c'era scritto.
Presi il taglierino che avevo sulla scrivania e aprii la scatola, togliendo tutto il polistirolo e quello che vidi mi risollevò il morale.
Un libro.
Lo presi timidamente tra le mani e quando lessi il titolo un brivido percorse la mia schiena.

Senza RiservaWhere stories live. Discover now