16.

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  Della sera prima ricordavo solamente la schiena di David e lui che se ne andava, lasciandomi sola. Eppure quel calore che sentivo mi ricordava lui. Doveva essere per forza lui, io avrei dormito sempre e solo con lui.
Nonostante le cose ieri non erano andate bene lui era ritornato da me, aveva dormito con me e questo mi faceva sentire... bene. Ero felice. Mi strusciai contro di lui e affondai il viso nel suo collo, immaginando come mi avrebbe guardata quando si sarebbe svegliato. Gli accarezzai il petto e mi strinsi a lui, ma quando una sua mano si intrecciò con la mia capii che quello non era David.
Quella mano era di qualcun altro...
Improvvisamente ricordai, di colpo aprii gli occhi e alzai il viso, incontrando quello del mio amico.


Non voglio nessun altro uomo nel tuo letto. Lui dorme sul divano.


«Buongiorno bambolina»
Nathan, con il viso completamente rilassato, mi guardava con occhi felici e sorridenti. Peccato che io non potessi dire lo stesso di me. Più lo guardavo, più mi sentivo in colpa.
Più lo guardavo e più mi tornava in mente il messaggio di David.
Che casino.
«'Giorno» dissi cercando di scostarmi da lui.
«Dove pensi di andare?» mi chiese e mi strinse ancora a lui. Volevo fuggire da lì, da quel letto. Perché quello non era il posto di Nathan, quello non era il mio posto. Almeno non con lui.
«Ehm a preparare la colazione» dissi incerta.
«Ci pensiamo dopo, dài»
«Ma io ho fame» dissi mentendo.
«Ok» disse e lo vidi tirarsi su a sedere mentre si portava il lenzuolo sull'inguine.
Alzai un sopracciglio e mi alzai dal letto, indecisa se chiedergli cosa avesse da nascondere visto che ieri si era praticamente spogliato di fronte a me.
«Cosa nascondi?»
Lui mi guardò negli occhi e lo vidi arrossire. «Niente» disse abbassando lo sguardo e portandosi una mano tra i capelli.
«Nate» lo chiamai.
«Emy... nulla davvero»
«Sei... sì... insomma, sei eccitato?»
«Emy!»
«Chiedevo!»
Lui rialzò lo sguardo e sorrise. «E se ti dicessi di sì?»
Sarebbe stato un bel guaio. Mi passai una mano sul collo e presi un bel respiro.
«Lo sei?» chiesi e quella domanda mi costò molto, perché nel caso in cui avesse risposto di sì come mi avrei dovuto comportarmi? Cosa avrei dovuto fare o dire?
Nate invece di rispondermi scoprì il suo inguine, lasciandomi ammirare in che stato si trovava l'inquilino dei piani bassi.
Sgranai gli occhi e soffocai un gemito di sorpresa. Non era la prima volta che lo vedevo, ma come sempre mi lasciava... senza parole. Non per la grandezza, non per le dimensioni... ma perché era Nate.
Accidenti.
Era il mio migliore amico.
Quello con cui fai nuove esperienze.
«Io...» non sapevo cosa dire.
Lui sorrise, leggermente imbarazzato.
«Non c'è bisogno che tu dica niente» disse mentre con la mano si massaggiava l'inguine.
Sì invece. Avrei dovuto dire qualcosa.
«Sono... E' colpa mia?»
Sì, decisamente la cosa giusta da dire! A volte ero proprio idiota.
Lui ghignò e si alzò dal letto, mentre quell'erezione urlava per liberarsi dai boxer.
«Come se fosse una colpa eccitare un uomo» disse ed io spostai gli occhi dal suo inguine ai suoi occhi.
Io... io lo eccitavo?
«Sei sorpresa?» mi disse, raggiungendomi e mettendomi con le spalle al muro. Letteralmente.
Alzai il viso e lo guardai.
«Eppure non dovresti. Sai quanto mi ecciti...» disse e lo sentii.
Lo sentii premere sul mio ventre, mentre le sue braccia poggiavano al muro dietro di me.
«Nate...» dissi chiudendo gli occhi e cercando di ricordare come si respirasse. Perché aveva faceva questo? 
Migliori amici una sega! Se questo era il risultato...
Le sue labbra si posarono sul mio collo, il suo bacino contro il mio e una sua mano sollevò una mia coscia. Sia ringraziato il pigiamone di nonna.
«Quando ho detto di essere venuto qui per una donna non mentivo» e il suo bacino incontrò la mia intimità.
Oh. Dèi dell'Olimpo aiutatemi! Non sapevo come uscire da quella situazione.
David, dovevo concentrarmi su David.
Le mani di Nate aggirarono il maglione e si infilarono al di sotto di esso.
«Sei come ti ricordo... come il mio copro ti ricorda» e mi morse sensualmente il collo. Morso che mi fece sentire freddo e caldo allo stesso tempo.
Stava per risalire ed arrivare al mio seno quando sentimmo la porta di casa chiudersi.
David, pensai.
Maledizione. La prossima volta devo imparare a non dare le chiavi del mio appartamento agli uomini con cui sto.
Guardai il corpo di Nathan addossato al mio e mi riscossi. Lo spinsi via e gli indicai il bagno mentre io mi guardai allo specchio sperando di non avere uno sguardo ed un viso sconvolto.
Peggio.
I miei occhi erano turbati, le mie gote erano rosee ed il mio cuore galoppava. Peggio di così non potevo stare. Ma come mi era venuto in mente?
Un'idiota ecco cos'ero e se quello dentro casa era David ci avrebbe messo due secondi a capire che Nathan non aveva dormito sul divano.
Cazzo.
Corsi verso il salone e lo trovai lì. Seduto sul divano.


Senza pensare gli corsi incontro, gettandomi su di lui.
Lo abbracciai ma lui non ricambiò la stretta.
Chiusi gli occhi e sperai che quell'abbraccio prima o poi arrivasse, ne avevo bisogno. Anche se mi ero appena comportata male nei suoi confronti.
«Buongiorno» gli dissi e cercai di sorridergli, ma i suoi occhi freddi spazzarono via la mia speranza e quel poco di felicità che avevo.
«Noto con immenso piacere che il divano si stata utilizzato» disse con tagliente sarcasmo battendo la mano su di esso.
Wow.
«Ecco... non è come pensi» dissi e presi una sua mano tra le mie.
«No?» disse lui alzandosi.
Abbassai il capo e mi arresi prima di iniziare una litigata che avrebbero sentito persino i vicini. Anche perché lui aveva ragione. E se avesse saputo quello che Nate aveva in mente prima che entrasse io potevo scordarmi il suo viso, il suo profumo, le sue carezze, il suo amore.
«Ehi buongiorno David!»
Nathan fece la sua entrata trionfante nel salone mezzo nudo. Perspicace il ragazzo.
Una salvietta avvolta intorno ai fianchi e un asciugamano sopra le spalle.
David lo salutò con un cenno del capo e mi fissò.
«E' successo qualcosa?» chiese il mio amico.
«Niente» rispondemmo insieme io e David.
«Se lo dite voi, io vado a fare colazione» disse e se ne andò in cucina, lasciandoci finalmente soli.
«Guardami»
Ed io lo guardai.


«Ci sei andata a letto?»
«Co... no!»
Lui si avvicinò e si venne a risedere vicino a me. Mi scostò i capelli su una spalla e mi accarezzò la guancia.
«Posso fidarmi di te?» mi chiese e mi accorsi del tono stanco che assunse, ma soprattutto del viso stravolto che aveva.
«Sì» dissi e mi sporsi a baciarlo.
Quelle sue domande mi avevano ferita, anche se Nate era un bel ragazzo, anche se gli volevo molto bene non sarei mai andata a letto con lui. Per me c'era solo David.
Volevo David nella mia vita e Nathan avrebbe dormito sul divano per tutte le sere che sarebbe rimasto. Non mi potevo permettere di perdere David per un capriccio di Nathan, non potevo.
Le sue labbra accarezzarono le mie ed erano quelle che dovevano essere sulle mie. Erano le labbra di David quelle che combaciavano con le mie, le sue e di nessun altro.
«Vieni qui» mi disse, mentre mi tirava su di lui, mentre mi baciava e mi accarezzava da sotto il maglione.
«Mi sei mancata questa notte»
Oh. Dio. Che voce...
«Ti volevo, volevo le tue carezze. Volevo fare l'amore con te» mi sussurrò all' orecchio.
Mi strinsi forte sulle sue spalle e spostai un ginocchio mettendomi a cavalcioni su di lui.
«Vuoi ancora le mie carezze?» gli chiesi mentre scendevo a baciargli la mascella.
«Sì, non credo di esserne capace»
«A... fare... cosa?» gli dissi tra un bacio e l'altro.
«Ad accarezzarmi»
Deglutii rumorosamente e lo vidi portare una sua mano tra i nostri bacini e fu in quel momento che iniziai a sentirmi in colpa.
Sentivo che dovevo dirgli la verità, ma forse lui la verità la stava intuendo dai miei gesti. Troppo avventati.
«Cos'hai?»
«David...»
Lui mi baciò e mi tirò su la maglia, ma io la tirai giù.
«No» dissi e ci guardammo.
«Perché?»
Spostai lo sguardo verso la camera da letto e presi un bel respiro.
«Mi hai mentito» disse.
No! Io non gli avevo mentito, non propriamente.
Mi sollevò da sé e mi lasciò andare sul divano mentre lui si alzava puntandomi un dito contro.
«L'hai fatto infilare nel tuo letto!»
Dio com'era arrabbiato.
«David noi...»
«Noi cosa?»
«Non siamo andati a letto!» urlai questa volta.
«E allora perché non riesci a guardarmi negli occhi? Per quale cazzo di motivo non ci riesci?»
«Perché...»
Perché?
«Te lo dico io perché! Perché in quella cazzo di stanza qualcosa è successo»
Presi un bel respiro e dissi quello che non avrei dovuto dire, anche se era quello che sentivo.
«Tu» dissi, «Che diritto hai ora di fare la parte del geloso eh? Che diritto hai di venirmi a fare la paternale quando sei sparito per un mese? E' forse perché non ti ho detto ti amo? E' questo? Mi dispiace ma non ti amo! Sto bene con te, mi piace parlare con te... ma non sono innamorata, non puoi farmene una colpa!» dissi urlando e portandomi una mano al petto.
Lui si fermò e mi fissò per un lungo istante.
«Allora spero che riuscirai ad innamorarti di lui. Tolgo il disturbo» e prendendo la sua giacca uscì dal salone scontrandosi con Nathan.
«Spero sarai contento. Ora è tutta tua» disse e se ne andò, lasciandoci con un tonfo di una porta sbattuta.

Nonostante mi avesse voltato le spalle nuovamente, questa volta non piansi. Anzi, ero terribilmente incazzata.
Ok, avevo sbagliato a comportarmi in quel modo con Nathan, ma lui non aveva voluto ascoltare la verità. Il mio legame con Nate era una cosa inspiegabile, con questo non giustificavo il mio amico e le sue azioni. Ma la nostra amicizia andava al di là di tutto.
Nathan mi prendeva, mi sconvolgeva. E molte volte avevo pensato che fosse lui quello giusto, quello che avrei sposato un giorno, ma sapevo che quelli erano i pensieri di un'adolescente invaghita del suo migliore amico. Eppure col passare degli anni l'alchimia che si veniva a creare tra di noi era allucinante. Bastava una carezza, una parola un po' più maliziosa rispetto ad un'altra che noi ci ritrovavamo stesi l'uno sull'altro ad unire i nostri corpi. A fare l'amore.
Perché non era mai stato solo sesso.
E noi ne eravamo consapevoli, nonostante fossimo sempre pronti a fare entrare qualcun altro nella nostra vita.
Noi ci volevamo bene e non era solo atto fisico, no. Era qualcosa di più, un qualcosa però che non poteva esserci al di fuori di un letto. Le sue scappatelle poi con Cassie mi avevano aperto gli occhi, so che molti non tollererebbero l'idea di "dividere" un uomo con la propria migliore amica, ma fu proprio grazie a Cassie che io riuscii a staccarmi da Nate. Fu grazie a lei che io iniziai a vedere le cose in maniera del tutto differente.
Avevamo solo un'intesa sessuale. Perché come amanti, come coppia facevamo schifo.
E sapevo di aver sbagliato negli anni, sapevo di continuare a sbagliare ma odiavo quando non mi davano né il tempo né il modo di spiegarmi.
«E' tutto ok?»
«Nathan...»
Lo chiamai con disperazione, per fargli capire che non volevo parlarne. Che avrei superato anche questa, come sempre. Quello che non misi in conto furono le sue carezze.
Mi aveva raggiunta, si era messo alle mie spalle e mi massaggiava la schiena.
«Sei tesa»
«Tu che dici?» gli chiesi ironicamente, mentre lasciavo che le sue dita lunghe sfiorassero tutta la mia schiena.
«Dico che dovresti lasciarti andare» mi sussurrò ad un orecchio.
Sì e poi?
«Non credo sia la cosa giusta da fare» insistetti chiudendo però gli occhi, troppo assuefatta da quel massaggio e troppo vogliosa di sfogarmi con qualcuno.
«Sono tornato per te, Emy» e scese a baciarmi il collo. «Solo per te»
Scossi la testa e mi allontanai da lui. Quello che stava accadendo di nuovo non era giusto.
«Nate...» lo allontanai con la mano, mano che lui afferrò e se la portò sul petto nudo.
«Fai l'amore con me...» mi chiese in una supplica.
Oh Dio, non poteva avermelo chiesto davvero.
Si portò la mia mano alla bocca e iniziò a baciarla. «Ti voglio» e succhiò un mio dito, leccandolo poi.
«Ti ho mai detto quant'era bello fare l'amore con te?»
«Nate...»
«Emy... una volta sola» mi disse e mi avvicinò a lui, prendendomi il viso fra le calde mani. Mi scansò i capelli dal volto e mi baciò la punta del naso.
«A volte vorrei tornare indietro nel tempo e cambiare alcune cose. Solo ora mi accorgo del modo sbagliato in cui mi comportavo con te. Tu dovresti essere coccolata, accarezzata, protetta...» aggiunse guardandomi negli occhi.
Scossi la testa e indietreggiai.
Stava descrivendo esattamente le cose che David mi faceva quando eravamo soli.
«Non posso» dissi lamentandomi. «Non posso davvero»
«Perché» mi chiese mentre baciava le mie labbra ed io ero incapace di retrocedere.
«E' sbagliato»
«No invece, io ti voglio... e tu anche. Lo sento Emy, non sarei così scemo da provarci con una donna che non mi vuole»
«E' tutto così ingiusto» dissi.
Ed era vero.
L'uomo che io volevo mi aveva voltato le spalle, l'uomo a cui era affezionata invece era là e voleva solo me, una me che non potevo e forse non volevo dargli.
«Emy...» e a quell'ennesima supplica spensi il cervello.
«Sei stupenda» 
Stava per baciarmi, quando lo scansai con troppa foga, tanto che i suoi occhi si dilatarono per lo stupore.
«No. Non voglio» gli dissi.
«Cos'hai?»
Senza rispondergli mi alzai da lì e corsi in camera.
«Emy!» lo sentii urlare mentre bussava alla porta della mia camera, ma io non lo ascoltavo. Dovevo sbrigarmi, dovevo fare in fretta.
Mi vestii e uscii dalla camera come un tornado.
«Dove vai?»
Ancora una volta non gli risposi ed afferrai le chiavi all'ingresso, senza infilarmi il giaccone.
«Vai da lui?» mi chiese sconvolto. «Emy non fare cazzate»
«No, la cazzata è rimanere qua. Con te.» ed uscii di casa.
Ed era vero. Cosa mi era passato per la testa? Io ero stato la prima ad essere stata tradita e ferita, sapevo cosa si provava quindi che cazzo stavo facendo? David non me lo avrebbe mai perdonato. 

Io non me lo sarei mai perdonato, perché avrebbe significato perdere David.
Per sempre.
Corsi alla mia macchina e senza nemmeno allacciarmi la cintura corsi da lui.
David.
L'unico con cui avrei voluto stare, l'unico che avrei voluto baciare ed avere dentro di me era lui.
Non Nathan o nessun Pincopallino.
Parcheggiai malamente lungo il viale di casa sua e scesi velocemente, chiudendo l'auto.
Arrivai al portone e bussai fortemente, sentendo dolore alle nocche.
Mi morsi il labbro pensando a quello che gli avrei detto o a quello che avrei...
«Tu sei?»
Alzai gli occhi e dinanzi a me c'era una donna. Una bella donna.
Alta, bionda e con gli occhi azzurri.
«David?» chiesi con il respiro accelerato.
«Non c'è» disse e mi irrigidii. Se lui non c'era perché lei era lì?
Mi voltai e notai che la macchina non era dove avrebbe dovuto essere.
«Be' senti non è che posso...»
«Emy?»
Mi voltai e lo vidi. Risaliva il vialetto e stringeva una busta tra le mani.
Nonostante lo spettatore gli corsi incontro. Quando gli fui davanti mi mancò il fiato, mi mancarono le parole.
«Perché sei qui?»
Già, perché ero lì?
«Io...»
«David se non ti sbrighi il pranzo si fredda» la voce alle mie spalle mi risuonò stridula e terribilmente irritante. Che fosse il mio turno di fare la compagna gelosa?
Anche se potevo definirmi ancora la sua compagna?
«Arrivo, finisco qui e arrivo»
Oh bene.
Voleva liquidarmi subito.
Come dargli torto?
«Allora?» chiese.
Avrei voluto dirgli che era lui quello che volevo, ma non me la sentii.
Abbassai lo sguardo e mi avvicinai per prendergli una mano e lo accarezzai.
«Non ci siamo baciati. Ci ha provato, ma l'ho scansato» dissi e alzai lo sguardo per incrociare il suo. «E ho pensato a te» aggiunsi.
«Divertiti David, buonanotte» e alzandomi sulle punte gli diedi una bacio sulla guancia, anche se avrei voluto sentire le sue labbra.
Lui non mi rispose, né mi richiamò.
E me lo meritavo. Sì, meritavo la sua indifferenza.
Così me ne andai, triste e nuovamente sola, ma con la consapevolezza che io di lui mi stavo innamorando.







Senza RiservaWhere stories live. Discover now