Capitolo II - (2/2) - ''Suicidio a Whitechapel''

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''There are no goodbyes for us.
Wherever you are
You will always be in my heart"
~Mahatma Gandhi

20 Giugno 1989 - Londra

''Suicidio a Whitechapel''.

Quello era il titolo del giornale e del notiziario di quella umida mattina di un'estate qualsiasi.
Era martedì, quel giorno.
Martedì 20 giugno 1989.
Una mattinata apparentemente normale per la stragrande maggioranza dei cittadini londinesi, che riprendevano, come il giorno precedente, le attività lavorative della nuova settimana.
Un giorno come gli altri, alla fin dei conti.

E quello sarebbe dovuto essere un giorno comune anche per Brian, il quale era stressata fino all'ultimo capello a causa degli innumerevoli progetti lavorativi.

Erano le 8:00 circa quando decise di alzarsi dal proprio letto, annoiato di rigirarsi tra le lenzuola senza riuscire più a riaddormentarsi, e lasciare dormire in santa pace Anita, che si era svegliata già un paio di volte per il suo moto continuo.

Si legò con un bel fiocco alla vita magra la vestaglia color porpora, che si trovava stranamente gettata sul pavimento, freddo al tatto, di ceramica, sbadigliò appena, ancora stanco ma non quel tanto da farlo cadere tra le braccia di Morfeo, si stiracchiò il possibile, altrimenti la schiena gli avrebbe giocato brutti scherzi fino al giorno nuovo, - il peso dei quaranta iniziava a farsi sentire anche per lui -, e silenziosamente si richiuse la porta della camera da letto alle spalle.

Scese scalzo, dato che non sapeva che fine avessero fatto le sue pantofole, la rampa di scale che lo avrebbe condotto al piano terreno di una delle lussuose e prestigiose abitazioni di South Kensington, che poi l'intero quartiere era uno dei più rinomati per l'eleganza di tutta la metropoli.

Si diresse in cucina, - una di quelle meravigliose cucine in pietra e mattoni che si vedono sui cataloghi per l'arredamento della casa, che donano all'intera abitazione un aspetto antico e piacevole da contemplare, ma che costano un occhio della testa -, aprì uno degli sportelli in legno di mogano, prese la confezione intatta del caffè biologico in polvere, che solitamente amava sorseggiare accompagnato da un paio di Weetbix, i suoi biscotti preferiti, prese la macchinetta in alluminio, ne svitò la parte superiore, ponendola sul piano in marmo, con un cucchiaino prese la dose necessaria di polvere scura di coffea per una persona sola, la fece diluire con dell'acqua, rimise a posto l'aggeggio, accese la fiammella e attese che il caffè fosse pronto.

Attendendo quel paio di minuti necessario per la preparazione della bevanda, che lo avrebbe aiutato a non prendere sonno durante la riunione con Jim Beach, riguardante prevalentemente i video musicali che avrebbero pubblicizzato la loro ultima uscita discografica di maggio, cominciò a prendere la scatola giallo-blu dei biscotti e a riporne alcuni sul tavolo.

Represse uno sbadiglio sul nascere, mettendo una mano dinanzi la bocca, e si chiese per quale motivo si sentisse così stanco, pur non riuscendo ad addormentarsi.

''Ci mancava solo questa''.

Alzò gli occhi chiari, tenuti bassi a guardarsi i piedi fino a quel momento, e scorse che, sulla superficie del tavolo del soggiorno, accanto al Libro della Giungla di Jimmy, che si era scordato lì dal pomeriggio antecedente a quella mattina, c'era un mucchio di lettere disposte disordinatamente sul vetro del piano, assieme al giornale.

Diede un breve sguardo al caffè, per appurare che avesse qualche secondo per allontanarsi da lì, e andò, curioso come un bambino della stessa età di suo figlio, a dare uno sguardo.
La sera prima non c'erano.
C'era una sola spiegazione: doveva averle posate lì Anita quando si era svegliata qualche ora prima, credendo che dovesse ritornare sul set, scordandosi che quello era il suo giorno di riposo. 

She's got a gun || Brian May || Short StoryWhere stories live. Discover now