Lettera - ''Per sempre tua, Selene De La Croix''

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''You don't want to die,
You just want the pain to go away''
~ Unknown

19 Giugno 1989
Londra

Caro Brian,

non so nemmeno come iniziare a scrivere questa lettera, e nemmeno da dove iniziare.
Posso giurartelo solennemente, questa è la prima volta che non so da dove partite con la stesura di una qualsiasi cosa; mi conosci abbastanza bene da sapere che non ho mai avuto problemi di questo genere, però c'è sempre una prima volta per tutto, no?!, e questa volta, proprio ora, è toccato a me.

Okay, ora so da dove attaccare il discorso.

È tutto finito.

Intendo dire: la mia vita è finita, da ben 12 anni, ma domani sarà in modo definitivo.

Forse sono stata fin troppo dura a partire in modo così drastico, ma, fidati, questa è la cosa meno cruenta che troverai all'interno di questa lettera.

Stavo dicendo: ho deciso che è il momento di farmi da parte, di uscire di scena, cosa che ho iniziato a fare dall'autunno dell'anno scorso, - quando sono stata scarcerata -, fino a diventare quasi invisibile agli occhi altrui.

Perché?: immagino che sia questa la domanda che ti corre tra i pensieri leggendo tali parole.
Lo so, non è facile leggere certe cose quando non sai cosa ci sta dietro.

Allora, parto: mettiti le cinture di sicurezza e mantieniti dalla maniglia dello sportello.

Premetto che sarai l'unico che saprà la versione integrale di questi fatti, e ti prego, al contrario della volta precedente, di andare a testimoniare la mia storia a chiunque dica che me lo merito tutto il male che mi sto infliggendo.
Parla per me, sii la mia voce quando io la perderò.

Comincio; altrimenti questo paio di fogli si esaurirà prima del dovuto.

Iniziò tutto sei mesi dopo la tua visita: la vita da detenuta era un incubo, - guardie che trovano il minimo pretesto per insultarti, screditarti, ripeterti in continuazione che sei stata un bastarda ad uccidere tuo padre e, mi vengono i brividi solo a pensarlo, stuprarti senza che tu potessi dire alcuna cosa in tua difesa; compagne di cella che ti trattano come un cane con la leishmaniosi, ti prendono in giro anche solo per il modo di camminare, ti mettono i bastoni tra le ruote ecc.; lo psicanalista che continua a gonfiarti quanto la sacca dei rospi di psicofarmaci e che ti ripete quanto la tua situazione peggiori di giorno in giorno -, ma avrei preferito di gran lunga quella vita rispetto a quella che ho vissuto da quel momento fino ad oggi.

Cosa è successo, quindi?
Io me ne stavo sdraiata sul mio letto, che poteva essere definito tutto tranne che comodo e accogliente, ancora stordita dall'effetto della clozapina, quando è venuto a prendermi l'agente Jones.
Gli chiesi come mai fosse venuto a prelevarmi, tra le cose senza senso che so per certo di aver detto, e si limitò a dirmi che avevo una visita. Pensai che fossi tornato tu, e, perdonami se lo feci, ti maledissi per non aver mantenuto quell'unica promessa che ti avevo chiesto di mantenere.
Ma, ad attendermi nella sala interrogatori non c'eri tu: seduta, lì, ci stava mia madre.
Sì, mia madre: la stessa donna che ha causato tutte le disgrazie della mia vita e a cui volevo bene.
Me ne sarei voluta andare via, se solo il mio cervello avesse funzionato a dovere, - non che ora faccia miracoli -, ma rimasi ad ascoltare le sue parole ugualmente.
Mi disse che aveva sentito parlare dell'accaduto e che non aveva perso un minuto per raggiungermi, mi diede ragione per aver fatto quel che avevo fatto, si scusò per aver abbandonato me e Jean ed essere stata egoista, non se lo sarebbe mai perdonata, e mi chiese se in qualche modo avremmo potuto ricucire il nostro rapporto.
Mi misi a ridere per l'assurdità delle sue parole: come poteva pretendere che dimenticassi tutto il torto che avevo subito a causa sua in meno di un attimo?
Si era assentata per ben 11 anni della mia vita e pensava che ricomparire dal nulla, perché ero in difficoltà, le avrebbe permesso di riavere la stessa ammirazione che nutrivo da bambina. Ma io l'ho perdonata, Brian, l'ho fatta rientrare nella mia vita come se niente fosse mai accaduto.
Ho sbagliato, lo so, me ne rendo, purtroppo, conto solo oggi, quando è troppo tardi per mandarla via.
Ah, mi sono dimenticata di dire che ho una specie di fratello, di nome Arthur, figlio di lei e Lucas, l'uomo per cui ci ha abbandonati. Lucas è un brav'uomo, non lo metto in dubbio, mi tratta come una figlia, è pieno di ottimi valori e tante altre qualità, ma lo tratto con sufficienza. Invece, tra me e il mio fratellastro scorre l'astio allo stato puro: non ci sopportiamo, - è già molto se ci troviamo nella stessa camera senza tirarci i capelli a vicenda -, cerchiamo di stare il più lontano possibile l'una dall'altro, e mi insulta,...credo che sia una delle sue attività preferite.

She's got a gun || Brian May || Short StoryDär berättelser lever. Upptäck nu