Capitolo I - (1/2) - ''È tutto iniziato quando..."

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"What did her daddy do?
What did he put you through?"
~ Janie's got a gun, Aerosmith

7 marzo 1976 - HM Prison New Hall

-"Prego, mi segua pure per di qua"- la voce della guardia, che aveva tutto tranne che un tono di cortesia, a un paio di metri da un Brian alquanto confuso, sicuro di aver già percorso quel corridoio meno di due minuti prima, lo invitò a seguirlo ancora in quella specie di labirinto dalle pareti grigie, malmesse, con la muffa in alcuni angoli e spoglie.

Il ragazzo, per l'ennesima volta, si guardò in giro con finto interesse, poiché l'aveva perso subito dopo aver percorso i primi cinquanta metri all'interno della grande e monocroma struttura. Inoltre, appena giunto davanti al portone, aver annunciato la visita e a chi volesse incontrare, venne assegnato ad un uomo sulla cinquantina, rigido e, soprattutto, logorroico che non faceva altro, oltre che guidarlo fino alla propria meta, che lamentarsi del suo mal di schiena e di chiedergli per quale strano motivo un giovanotto così a modo ed educato come lui fosse venuto a trovare una tale bastarda che aveva perso i lumi della ragione per aver fatto quello che aveva fatto.
Lui, a quel punto, si limitava ad ignorarlo, giusto per non rispondergli con un bel ''cazzi miei''o mandarlo a quel paese se avrebbe osato ancora insultarla, e per non farlo ricredere sulla bella opinione che si era fatto di lui, ma anche perché era stato educato a non controbattere maleducatamente nei riguardi di una persona decisamente più anziana di lui, anche se non avrebbe potuto rispondergli altrimenti.

''La gente si è sempre limitata a puntare il dito, senza però soffermarsi ad analizzare'' recitava una lettera che gli era stata recapitata meno di due settimane fa da quel carcere di Flockton dalla detenuta numero '241', niente di meno che il nuovo appellativo che era stato gentilmente affibbiato alla sua Selene. Un numero... ecco cosa l'avevano limitata ad essere, un indistinto numero tra tutti gli altri, e non un essere umano, con dei sentimenti, con una storia da raccontare, con i propri limiti, con ancora una vita da vivere. Vita che, dopo quell'esperienza in un posto del genere, sarebbe stata segnata per sempre.

-"Sì, sì"- farfugliò lui mentre teneva lo sguardo basso e si nascondeva le mani infreddolite nelle lunghe maniche del cappotto invernale.

Nel silenzio più assoluto, dove l'unico suono proveniva dalle suole bagnate degli stivaletti di eco-pelle del ragazzo, svoltarono a destra, fortunatamente per l'ultima volta, e l'uomo, infilando le dita grasse e sudaticce in una delle infinite tasche del giaccone che lo vestiva, estrasse una chiave. Infilò quest'ultima nella toppa e, ancor prima di girarla verso destra, in modo da aprirla, ci tenne, per formalità e dovere più che altro, a fare alcune raccomandazioni:

-"Giovanotto, prima che io la faccia entrare in questa stanza, le voglio dire che, per i trenta minuti che avrà a disposizione per interloquire con la detenuta, la visita sarà tenuta sotto controllo da un collega, quindi, essendo quella lì la sua fidanzata, a quanto almeno attestano i giornali, è severamente vietato qualsiasi tipo di contatto ravvicinato, sa a cosa io mi stia riferendo, e se la detenuta dovesse, accidentalmente, diventare violenta o minacciarla, non perda tempo a chiamare qualcuno. Intesi?"-.

''Lei non è pazza, diamine, lei non è un'assassina'' avrebbe voluto gridargli contro con grande impeto, senza più curarsi delle buone maniere, perché era stufo di sentire continue accuse nei confronti della persona a cui teneva di più.
Gli unici, dal giorno 2 del mese precedente, a non aver più riaperto l'enorme piaga chiamata ''Selene'' erano stati gli altri componenti dei Queen: il giorno stesso dell'omicidio, Roger, come accordato la sera prima, era passato a prenderlo e insieme si sarebbero diretti verso lo studio di registrazione. Quando il biondo, suonando il campanello di casa May, si ritrovò davanti un Brian che, per fare l'uomo, stava trattenendo le lacrime a più non posso e con il viso più bianco di un lenzuolo appena uscito dalla tintoria, capì che era successo qualcosa, pensando che si trattasse di un semplice litigio con la sua ragazza o con il padre e non di certo di un qualcosa di tanto grande. Un cadavere, ecco cosa gli era parso, un corpo che, in meno di trenta minuti, aveva perso la voglia di vivere. Immediatamente, messo l'amico a sedere, aveva chiamato, dal telefono sulla consolle all'ingresso, sia John che Freddie, riferendo che la registrazione di You and I sarebbe saltato per quel giorno e chiese loro di raggiungere l'abitazione di South Kensington perché il loro chitarrista non versava nelle migliori condizioni. Per fortuna, quando si decise a parlare, tutti, compreso l'egocentrico Mercury, l'avevano compreso. Anche sua madre, come sempre, del resto, si era schierata senza pensarci più di una volta dalla sua parte, convinta anche lei che nella questione ci fosse qualcosa di più profondo.
L'unico che, a quanto pareva agli occhi di un giovane uomo sofferente, ci provava gusto ad andargli sempre contro era il padre, con cui, come ben sappiamo, in quel periodo, non scorreva esattamente buon sangue. Non appena la notizia raggiunse anche le sue orecchie, cominciò ad accusare il figlio di essere impazzito del tutto: non solo aveva abbandonato il lavoro come insegnante a Brixton, lasciato in sospeso il dottorato in astrofisica per diventare un cretino che avrebbe passato il resto della sua vita con le dita su quelle corde di chitarra, a cui lui stesso aveva contribuita nella creazione, insieme ad altri cretini e nullafacenti, no!, era stato insieme ad una donna che aveva fatto passare a miglior vita suo padre. ''E se avesse sparato a te, quella pazza?'' aveva tuonato furioso guardando dritto negli occhi suo figlio, pensando al contempo dove avesse sbagliato nell'educarlo per aver fatto in modo che diventasse quell'uomo che si ritrovava a qualche passo. E ad Harold dire quelle parole fece anche molto male, perché Selene si era mostrata sin dal principio di essere una brava, educata e disponibile ragazza nei confronti suoi e di sua moglie, ma la paura che aveva avuto per Brian era stata enorme, colossale, anche se non l'avrebbe mai ammesso... troppo testardo. E il giovane May era andato nel West Yorkshire anche per quello, per dar prova al padre che ci stava davvero qualcosa di sotto, oltre per il fatto di volerla rivedere e di sperare di riuscirle a consegnare ciò che le sarebbe dovuto appartenere già da tempo.

She's got a gun || Brian May || Short StoryWhere stories live. Discover now