Capitolo I - (2/2) - ''Non potrò amarti come voglio''

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"She had to take him down easy
And put a bullet in his brain"
~ Janie's got a gun, Aerosmith

7 Marzo 1976 - HM Prison New Hall

Con la manica del pezzo superiore della divisa, si asciugò le lacrime, che presero il sopravvento sulle proprie volontà di essere forte, e si nascose il viso umido tra i palmi delle mani.
Si vergognava tremendamente.
Di se stessa.
Della sua vita.

Si era messa a nudo davanti alla persona che più amava, pensando che aprire bocca l'avesse aiutata a sentirsi più leggera, ma si era sbagliata: ora che anche Brian sapeva, si odiava ancor di più per non avergliene parlato prima, lasciandolo interfacciarsi con una persona che non conosceva per intero.
Era stata bugiarda con lui come lo era stata nei suoi riguardi.

Brian non meritava una persona come lei al suo fianco.
E, dopo tutto quel racconto, sperava che ne avesse preso coscienza anche lui.

Le mancava il respiro.

Sentire se stessa raccontare tutte quelle vicende a voce alta l'aveva destabilizzata, nei suoi pensieri quella storia aveva un'impostazione narrativa completamente differente.
Nella sua mente, le scene le si presentavano come dei piccoli cortometraggi, ma parlarne, dare una voce ad essi...sembrava stesse raccontando la vita di qualcun altro, come un pettegolezzo.

E non aveva ancora finito, mancava l'ultimo pezzo del puzzle, quello per cui si ritrovava a spendere il prossimo decennio di vita dietro quelle sbarre, con accanto compagne insolenti e con a capo dei poliziotti che la denigravano, la umiliavano.
Anche se non se la sentiva più di parlare.

Era stanca.

-''Penso che sia ora che tu rincasi, tra poco sarà buio e non è sicuro guidare di notte''-.

Principiò ad alzarsi dalla sedia, mantenendo gli occhi bassi, e a chiamare l'agente, che si trovava fuori dalla porta, che l'aveva scortata dalla sua cella nella sala interrogatori.

Era stata debole, aveva ceduto al richiamo dell'odio e della sete di vendetta e non ne andava decisamente fiera del suo comportamento.

Alla fin dei conti, lui era riuscito nell'intento di rovinarle una volta per tutte la vita.

-"Selene"- la richiamò lui in un bisbiglio.

Era sotto shock,- come biasimarlo? -, stava cercando di ingoiare tutte quelle parole che avevano riempito gli ultimi 20 minuti la stanza di qualche suono, insieme a quello dei singhiozzi di lei, ma non voleva lasciarla andare via, non cel'avrebbe mai fatta.

-"Ho bisogno di...''-.

-''Mi aveva venduto''- lo interruppe bruscamente, usando un tono di voce fermo e duro, mentre teneva stretta la spalliera della sedia con le dita.

Silenzio.
Di nuovo, silenzio.

-"Mi aveva venduta al suo spacciatore, non aveva più soldi per comperarsi l'eroina''- spiegò mordendosi l'interno guancia dal nervosismo.

L'aveva detto.
Ora bisognava rendere il tutto più capibile e articolato alle orecchie del suo fidanzato, altrimenti lo avrebbe lasciato con ancora più dubbi di quanto era arrivato.

-''Non so come, ma mi ha rintracciata''- riprese posto -''si è presentato davanti la porta di casa mia alle 6:15, l'orario lo ricordo nitidamente dato che mi ero appena svegliata per bere un po' d'acqua, e non ho avuto nemmeno modo di chiedere chi fosse che mi ha puntato la pistola alla testa e mi ha intimato di tacere''-.
-''Sono andata nel panico, all'improvviso tutte quelle certezze che mi era costruita con la fatica e il sudore in questi ultimi 6 anni sono svanite e sono ritornate le paure, gli incubi, i demoni che mi hanno sempre divorata''-.

She's got a gun || Brian May || Short StoryWhere stories live. Discover now