Intermezzo - Più spine che rose - (3/3)

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"Her dog day's just begun
Now everybody is on the run"
~ Janie's got a gun, Aerosmith

Marzo 1968

Quante volte, noi tutti, abbiamo snobbato un problema, molto probabilmente sentito al notiziario, giustificandoci con la seguente scusa: ''ma tanto non accadrà a me''?
Quante volte?
Troppe, almeno per la sottoscritta.
E questo perché?
Il nostro inconscio tende ad eliminare tutte quelle notizie che, in un modo o nell'altro, tendono a renderci insicuri e che ci fanno vivere la vita in modo sbagliato.
Okay, non sto dicendo che dobbiamo avere sempre il pensiero rivolto verso le falle della nostra società, dobbiamo goderci anche quello che ci circonda; però quando vediamo notizie di, non so, omicidi mossi da motivi legati al luogo di origine di una persona, di stupri avvenuti perché la tipa faceva la poco di buono o perché era decisamente sbronza o perché indossava un vestito troppo corto - e quindi se l'è ovviamente andata a cercare -, di aggressioni che subiscono persone che amano tutto ciò che non può essere assolutamente amato - ma siamo pazzi che un uomo può amare un altro dello stesso sesso? -, come reagiamo?
''Ma mica è avvenuto dietro la porta di casa mia''.
E sbagliamo.
Quando vediamo un problema all'interno della nostra comunità, dobbiamo reagire tutti: che senso ha dire ''siamo tutti uguali'', se poi voltiamo le spalle alla soluzione di un problema?

Selene, ahimè, fece un errore simile, perché lei sarebbe stata più attenta di Marie, una ragazza che abitava nel suo quartiere, e non le sarebbe accaduto. Inutile sottolinearlo, parlò troppo presto: il futuro non si può prevenire, si ci può limitare solo ad immaginarselo, niente di più.

Anche se non erano vincolate da un legame stretto, non mancavano le volte in cui le due si incontrassero e chiacchierassero del più e del meno. Erano semplici amiche, tutto qui. Si volevano reciprocamente bene e si rispettavano. Però i rapporti si erano andati ad interrompere a fine novembre dell'anno prima, nella maniera più...agghiacciante?

Nel pomeriggio di quella giornata di fine autunno, a due case dalla sua, era sopraggiunta, con tante di sirene, la polizia e l'ambulanza.
Fuori dal condominio, si era creata una calca di gente, perlopiù passanti incuriositi dalla presenza delle forze dell'ordine, e per vedere ciò che stava accadendo dovette arrampicarsi per metà su un albero.
Da fuori, questo grazie alle finestre aperte, si sentivano delle urla.
''Mani alla nuca e faccia al muro'' esclamò un agente, mentre si udivano dei ''bastardo!'' e dei ''devi morire!''urlati istericamente da parte di una donna.
Qualche minuto dopo, circondati da un silenzio che presagiva tanto morte, due poliziotti portarono via un uomo, il padre di Marie, mentre, portata via dei medici, accasciata inerme su una barella e intubata a dei respiratori, ci stava la sua amica, che era quasi del tutto priva di qualsiasi indumenti e piena di graffi, passata a miglior vita.
La notizia fece non poco scalpore per tutta la piccola e tranquilla cittadina, quella che ne era rimasta di una tranquilla cittadina, perché c'erano tanti segreti celati dietro la porta di ciascuna casa lì presente.
Marie, di appena di 18 anni, era stata ritrovata morta, uccisa dal padre, ed era anche incinta, sempre di quest'ultimo. 

Quello sarebbe dovuto essere l'ennesimo campanello d'allarme per Selene, ma si rifiutò di pensarci poiché, insomma, ''questa cosa non mi potrà mai capitare''.

E se capitasse, invece?
Che succederebbe?
Incolparsi di aver tenuto il prosciutto sugli occhi sarebbe bastato?
Tentare il suicidio avrebbe risolto qualcosa?
Abor...quella cosa orripilante dove l'avrebbe portata?
La cicatrice, l'avvenimento, sarebbe rimasto ugualmente.

Ne aveva parlato con la sua fidata amica, omettendo chi avesse contribuito nell'atto di procreazione, che le aveva suggerito di agire secondo ciò che riteneva più giusto, tenerlo se la sua famiglia l'avesse accettato o eliminarlo se sarebbe accaduto il contrario, e con suo fratello, a cui disse i fatti in modo completo, che, come possiamo già immaginare, non la prese male, reagì malissimo; d'un tratto si era ribaltata la situazione: lui si era messo a piangere, come se fosse accaduto a lui, mentre lei gli gridava contro di aiutarla a trovare una soluzione.
Jean le aveva suggerito di tenerlo, dicendole che se ne sarebbero andati da casa e si sarebbero andati a stanziare da tutt'altra parte, ricominciando le rispettive vite. Ma, riflettendoci per giorni, era arrivata alla conclusione che no, non cel'avrebbe mai fatta ad accudire un bambino concepito da uno stupro, era più forte di lei.

She's got a gun || Brian May || Short StoryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora