Dovevo andarmene. Ero abbastanza razionale da rendermi conto che stavo crollando e non poteva accadere proprio di fronte a Jenna.

Lei continuava a parlare, ma la sua voce era come un ronzio che il mio cervello non riusciva a distinguere.

Mossi qualche passo in direzione del salotto. Un fastidioso fischio si era impossessato dei miei timpani, disorientandomi e rendendomi estranea a quello che accadeva attorno a me.

Elizabeth. La donna che era scappata perché non voleva un impegno così grande come una famiglia, aveva deciso di sposarsi.

Raggiunsi l'ingresso che ormai i miei occhi erano completamente appannati e mi ci volle qualche tentativo per far scattare la serratura.

Aprii la porta e sbattei più volte le palpebre alla vista di una sagoma di fronte a me.

Alice aveva appena terminato di salire i pochi gradini che separavano la casa dal giardino e mi osservava con uno sguardo apprensivo.

«Devo andare via da qua» mormorai.

***

L'odore pungente della tequila solleticò arrogantemente le mie narici, facendomi lacrimare gli occhi.

«No Alice, davvero, non riesco più» biascicai, allontanando la sua mano e quel liquido infernale dalla mia faccia.

Feci scorrere le dita tra i capelli, appoggiando il gomito al bancone del bar nel tentativo di sorreggere il capo.

Sentivo la testa incredibilmente pesante. Avevo caldo e i vestiti aderivano al mio corpo in un modo tremendamente scomodo. Provai a levare il maglioncino, ma le mie braccia continuavano a ricadere inermi.

Lasciai perdere e mi voltai verso Alice, che ricambiò il mio sguardo con aria stralunata.

«Solo un altro ancora, ce lo meritiamo.» Era esageratamente brava a ottenere quello che voleva. Un frullio di ciglia e riusciva a convincere anche il più insensibile tra i cuori.

Piagnucolò ancora qualche giustificazione, prima di bere l'ennesimo shot e infilarsi il limone tra le labbra, facendo una smorfia disgustata.

Scossi la testa, cercando di ignorare quell'odore pungente e dolciastro. Stavo tornando abbastanza lucida da ricordarmi perché mi trovavo a bere tequila in uno dei pochi bar di Danvers che servivano alcolici ai minorenni.

Il matrimonio di tua madre.

«Basta» mormorai tappandomi le orecchie con le mani. Non riuscivo a cancellare il suono di quella voce cristallina dalla mia testa.

Quelle parole rimanevano lì, a graffiare sempre un po' più forte, sempre un po' più dolorosamente, come una ferita aperta incapace di rimarginarsi.

Elizabeth aveva davvero trovato qualcuno per cui valesse la pena cambiare? E perché quel qualcuno non potevamo essere noi?

Sentii di nuovo quel fastidioso pizzicore agli occhi e mi alzai di scatto dalla sedia. «Vado a prendere un po' d'aria» sussurrai avvicinandomi ad Alice e avvolgendo la mano alla sua spalla per assicurarmi che mi ascoltasse.

Mossi incerta qualche passo in direzione dell'uscita, agognando il sollievo dell'aria fresca sulla mia pelle a liberarmi da quella sensazione di soffocamento.

Anche con i sensi ovattati dall'alcol non riuscivo a smettere di torturarmi. Perché mi aveva mandato quel medaglione se ormai mi aveva del tutto esclusa dalla sua vita?

Per una volta, avrei voluto solamente sentirmi leggera, ma quella voce continuava a rimbombare nella mia testa. Continuava a dirmi che non ero abbastanza.

IGNIWhere stories live. Discover now