Parte 4

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Sento Bee scuotermi una spalla.
Apro prima un occhio, poi l'altro.

È già mattina e le prime luci dell'alba filtrano attraverso la tenda, dipingendo tutto di una luce dorata e rossastra.

«Hey.» sento provenire da dietro di me.
È Bertra, seduto sull'altro lato del letto, già vestito di tutto punto.

Mi giro verso di lui, ancora assonnata.
Mi chiedo come abbia fatto ad essere già pronto.
Quanto poco ha dormito?

Lo sguardo mi cade sulle sue occhiaie.
No, non ha dormito.

Sbadiglio, in risposta, portandomi il dorso della mano davanti alla bocca e stropicciandomi un occhio con l'altra mano.

«Ma che ore sono?» chiedo, con la voce ancora impastata dal sonno.

«Le sei.» mi risponde Bee «Io non ho dormito. Quando sono uscito dalla doccia mi sono vestito e mi sono messo al PC.
Ho elaborato un piano e te l'ho stampato.»

«In un'ora e mezza?»

Bee annuisce.

«Senza avere dormito?»

Annuisce ancora.

«Quanti anni di carcere mi costerà questo piano?»

Sbuffa e mi porge una cartelletta con dentro un paio di fogli.

«Leggilo e preparati.
Ho appeso i tuoi vestiti all'anta dell'armadio.
Quando avrai finito, mi troverai nel bagno in fondo al corridoio ad aspettarti.
Devo finire di sistemare quello che ci serve per sembrare... meno riconoscibili

Lo fisso interdetta per un paio di secondi, mentre si alza dal letto.

«In che senso "meno riconoscibili"?» mimo le virgolette con le dita.

Bee mi sorride sornione e apre la porta della camera da letto per uscire.
«Leggi bene quello che ho scritto in quei fogli.
Ho pensato a tutto.
Deve essere una cosa rapida e senza alcun margine d'errore.
Non ce lo possiamo permettere.» conclude, per poi uscire e richiudere la porta alle sue spalle.

Prendo delicatamente la cartelletta tra le dita, come fosse fatta di vetro, per poi aprirla e sfogliarne il contenuto.

«...Oh

***

Più di venti minuti dopo, sto percorrendo il lungo corridoio che porta al bagno principale della villa, indossando la cosa più ridicola che io abbia mai visto in tutta la mia vita, dopo l'armadio di Lady Gaga.

E ci tengo a ricordare che sono un'attrice.
A Broadway.

Indosso un vestito a maniche lunghe aderente, con un piccolo colletto e lungo fino a poco sopra il ginocchio.
Oh, ed è interamente arancione.
Un sottile motivo a rettangoli gialli decora la fine delle maniche e un lembo dell'orlo.
In poche parole, sembro una zucca di Halloween su cui Klimt si è divertito a scarabocchiare.
O la sorella brutta del trio di Occhi di Gatto.

Ai piedi, per ora, ho solo un paio di parigine, che partono da poco sotto l'orlo del vestito.
Ovviamente, anche queste sono arancioni.

Nella mano stringo un fazzoletto che probabilmente dovrò legare sopra la testa, perché se lo legassi al collo, sarei tentata di stringere troppo.
A questo punto mi sembra inutile ripeterlo, ma lo farò comunque: il fazzoletto è arancione.
Anche questo.

Magari siete persone acute e l'avete capito da soli, ma lo metto nero su bianco, tanto per fare chiarezza.
Non passo esattamente inosservata.
E, vestita come un evidenziatore, inizio anche a sentirmi leggermente a disagio.

Kidnapping / Leltra (Leo & Bertra)Where stories live. Discover now