Parte 3

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Abbiamo cenato in silenzio, rielaborando tutte le informazioni della giornata.

Ho fatto una doccia per schiarirmi un po' le idee e finire di metabolizzarle, cercando la migliore decisione da prendere sotto un getto d'acqua ghiacciata.

Infine, Bertra ha insistito perché rimanessi per la notte.

«Nel caso in cui decidessi di aiutarmi,» ha spiegato «dovresti essere qui presto domani mattina, quindi tanto vale che tu dorma direttamente da me.
I letti non mancano di certo.»

Facile per te, mio caro Bee.
Hai già tutte le idee chiare.

Sapevo che non avrei comunque chiuso occhio.
Ma ho finito per accettare.

Mi rigiro fra le coperte e guardo l'orologio.
3:48 del mattino.

Non penso che dormire sia più un'opzione.

Mi alzo, cercando qualcosa da fare o una stanza in cui curiosare.

La vestaglia di seta che mi ha dato Bertra è enorme su di me e mi copre a sufficienza, quindi non mi faccio problemi ad uscire dalla mia camera e a vagare per i corridoi, con il rischio che qualche domestico mi incontri.

Non che il mio corpo sia una novità per qualcuno in questa casa, si intende...
È capitato più di una volta che le feste in piscina finissero con qualcosa di più e che ne approfittassi delle camere degli ospiti per pernottare con qualche amico di Bee.

Ma stanotte, la casa sembra deserta.
Nessun domestico indiscreto e nessun sorvegliante nei corridoi.
Tutto tace, silenzio assoluto, solo il riecheggiare dei miei passi.

Non so quale sia la mia meta, cammino e basta.
Scendo le scale, passo di fronte alle cucine e alle stanze dei domestici, arrivo in salone.
Vuoto.

Mi siedo su uno dei tre divanetti, radunati intorno al camino elettrico spento.

Non so che sorta di risposta mi aspettassi di trovare andando lì, ma risulta chiaro che non sia ancora arrivata.
Forse speravo in qualcosa alla Dickens, con tre fantasmi che mi dicessero cosa fare e mi assicurassero che rischiare ne varrà la pena.
Ma non vivo in una favola.
Tutto è estremamente reale, sensazioni comprese.
E, al momento, sento solo una forte nausea e una leggera stanchezza.

Mi alzo dal divanetto e riprendo a vagare senza meta per i corridoi.

«Non potrebbe funzionare in ogni caso.» rifletto sottovoce, camminando.
«Se nessuna delle bambine ottenesse la deliberatoria per la gita, salterebbe tutto.
E se ci fermassero? Cosa diremmo? "Lavoriamo per il parco e accompagniamo queste bambine in bagno"?
Non funzionerà mai.»

Senza sapere come ci sia arrivata, mi trovo davanti il portone d'ingresso, stranamente ancora aperto.
Tentenno, prima di abbassare la maniglia e uscire.

Pur essendo ormai settembre inoltrato, non fa affatto freddo.

Passeggio per il giardino, guardandomi intorno e fermandomi a guardare i fiori ogni tanto.

Senza volerlo, mi si insinua in testa un pensiero.
La bambina amerebbe questo giardino.

Vorrei scacciare quest'idea plasmatasi sotto le mie palpebre, ma la consapevolezza che si tratti di un'immagine drammaticamente giusta, me lo impedisce.

Già, adorerebbe anche Bee e Leo.
La vizierebbero da morire e le saprebbero dare le attenzioni che servono ad una bambina del genere.

So che è così, ma non voglio lasciarmi influenzare da questa immagine: devo prendere una scelta che si rifletterà anche su di me.

Kidnapping / Leltra (Leo & Bertra)Where stories live. Discover now