Parte 7

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Seduto al posto del guidatore, Bee si volta e contorce il braccio verso il sedile del passeggero, afferra il borsone e me lo lancia in grembo.

«Mascherina.» mi ricorda, a sua volta indossando la sua.

La pandemia torna comoda se non vuoi farti riconoscere dalle autorità troppo rapidamente.

Bee ha avuto l'accuratezza di scegliere due mascherine di modello diverso, per evitare di essere associati l'uno all'altro in alcun modo.
La mia è una chirurgica arancione brillante, intonata al mio vestito, mente la sua è la classica FFP2 bianca.

All'occhio di un esterno, può sembrare un'accuratezza irrilevante.
Tuttavia, più di 17 anni trascorsi fianco a fianco ad imparare questo genere di lavoro, ci ha fatto comprendere che non esiste sottigliezza irrilevante.
Qualunque cosa che possa collegarci l'uno all'altro agli occhi di un esterno, va sostituita con elementi di differenziazione.

«Walkie-Talkie?» domando.

Bee mi guarda storto.
«Hai mai visto una Winx girare con un Walkie-Talkie agganciato allo scollo del vestito? Non arriverà ad essere più di tre ore di missione, non serve esporsi tanto.»

Aggrotto le sopracciglia.
Non mi piace.
La comunicazione è basilare per tutto, dalle relazioni al crimine organizzato.
Te lo insegnano sia in psicologia che nella mafia.

«Tuttavia.» aggiunge, ristorando la mia speranza nella sua intelligenza, «È necessario che tu sappia comunicarmi quando intenderai uscire dall'edificio.» afferma, rovistando ulteriormente nel suo borsone.

Mi porge un auricolare Bluetooth.
Sembra di scarsissima qualità, ha un pulsantino sull'esterno e la plastica che lo compone sembra dolorosamente leggera.

«L'ho fatto modificare,» sottolinea leggendo lo scetticismo sul mio volto «quando premerai il pulsante esterno, invierà un segnale alla mia radiolina da sorvegliante e vibrerà per confermarti la mia ricezione. A quel punto, saprò che stai uscendo dall'edificio con almeno due bambine insieme a te.»

«Limita la comunicazione.» sottolineo «Come faccio a farti sapere se qualcosa va storto?»

«Non lo farai. Ho detto che abbiamo tre ore di tempo. Appena tu varcherai la soglia dell'edificio, scatteranno i centottanta minuti. Se entro il limite massimo non ne sarai uscita, rimarrai qui. Non posso rischiare. La guardia che sostituisco ha avuto solo mezza mattinata di permesso, se ci fosse un elemento in più, il nostro intero piano sarebbe in bilico. Dhalia ha piazzato sul terreno i dipendenti con cui ha più confidenza, quelli che sapranno tenersi per sé ciò che vedranno oggi. Nessuno ci garantisce che nuovi soggetti siano altrettanto silenziosi.»

Annuisco senza intervenire nuovamente.

Bee si allunga sul cruscotto, aprendo il vano portaoggetti davanti a me e recuperando un documento falso.
Faccio per prenderlo, ma lui ritrae la mano.
«Passcode: ramarro.»

Non capisco, ma non domando.
Mi porge il documento falso senza aspettare un mio cenno alla sua affermazione.
Non leggo mai il nome riportato prima dell'infiltrazione, rito scaramantico.
Faccio scattare la giarrettiera sulla mia coscia e incastro il documento tra pelle e laccio.
«Parti prima tu.» mi sorride Bertra.

Gli lancio un'occhiata e apro la portiera, per sgusciare fuori senza tante cerimonie e dirigermi all'entrata dell'edificio prima che i bambini facciano il loro ingresso.

Qui, mi attende il mio primo ostacolo.

La guardia dell'ingresso.

Mi schiarisco la voce.
"Melliflua come sciroppo." diceva mia madre.

Kidnapping / Leltra (Leo & Bertra)Where stories live. Discover now