Parte 9

36 4 3
                                    

Bertra sceglie di girare intorno al paese prima di imboccare l'autostrada verso Milano.

Ora, mi opporrei, dato che questa mossa ci lascia per decisamente per troppo tempo nei pressi della zona d'azione.

Ma l'adrenalina nel mio sangue si è ormai consumata del tutto e ha lasciato spazio ad una stanchezza impediente.

Per tenermi vigile, cerco di intrattenere un minimo di conversazione.

«Com'è andata a te?» chiedo a Bertra, concentrato sulla guida attraverso le strette e tortuose stradine di paese.

«Che importa?» chiede impassibile.

Jeez. Ho appena rapito una bambina per lui, il minimo che può fare è concedermi un po' di chiacchiere.

«Mi importa e basta.» ribatto facendo spallucce.

Bertra sospira pesantemente.

«Diciamo solo che ho avuto un bel po' di tempo per pensare.
Eventualmente ho individuato Marta, la bambina più grande, ma era restia a seguirmi. Quindi, quando una guardia ha notato che stavo cercando di allontanare una bambina dalla scena, mi ha ordinato di starle lontano e di rientrare.
Un uomo adulto che cerca di attirare una bambina verso di sé non deve fare una bella impressione ad un occhio esterno e inconsapevole di ciò che sta accadendo.»

Bee liquida la cosa con lo sventolare di una mano.

«Oddio era la stessa che ha fermato me? La troia con i capelli biondi?»

Bee annuisce e fa una smorfia.

«Fa niente, abbiamo Giorgia, è più che sufficiente.» aggiunge.

«Suoni davvero come un rapitore. Per cosa è "sufficiente"? Per un riscatto?» scherzo.

Bertra mi guarda dallo specchietto retrovisore e per un attimo temo il peggio.

Ovvero venire sbattuta fuori dalla macchina.

Poi diverte lo sguardo e prende un respiro profondo.

«È che... Finchè sono nomi su un pezzo di carta sembrano irreali. Poi le vedi dal vivo e la realtà cambia.» spiega.

No, non spiega.
Perché ancora non capisco cosa intenda dire.

«Ti stai pentendo?» chiedo a bruciapelo.

Bertra mi deride, esalando dal naso e scoprendo i denti in una smorfia amareggiata.

Aggrotta le sopracciglia e mi fissa, quasi ferito, dallo specchietto retrovisore.

«Nominami una sola volta in cui mi sono pentito di una mia decisione diretta.»

Lascia passare una manciata di secondi prima di rifissare gli occhi sulla strada e di aggiungere.

«Non sono pentito di avere adottato una bambina. Anzi. Il contrario. Avrei voluto adottarne di più.
Ma le hai viste? Tutte con quell'espressione spenta.
Quasi spaventate.
Non osavano andare a giocare, fare un passo più in là delle maestre, dire una parola in più per paura di chissà cosa.
Appena sembravano sciogliersi, si riuchiudevano a riccio.»

Picchietta le dita sul volante mentre parla.
È nervoso e arrabbiato.

«Mi sembra di avere fatto troppo poco.»

E non posso fare a meno di capirlo.
Comprendo il sentimento e il senso di sconfitta, nonostante l'apparente vittoria.
Ma non posso nemmeno permettergli di trascurare ciò che abbiamo ottenuto.

«Hey.»
Mi allungo, cercando di non fare del male a Giorgia nel movimento, e gli metto una mano sulla spalla.
Gliela stringo un po'.
«Per oggi è sufficiente.
Ti giuro che se vorrai adottare anche le altre, te le prenderò barra rapirò una a una fino a che non mi scopriranno.»

Kidnapping / Leltra (Leo & Bertra)Onde histórias criam vida. Descubra agora