Mi guarda con un sorriso imbarazzato stampato sulle labbra sottili, dopodiché alza leggermente un sopracciglio, «Piacere, Hunter» si presenta lui stesso.

Gli porgo la mano in segno di cortesia, «Amanda» la stringe nella sua, distogliendo lo sguardo dal mio viso.

«Avete più o meno la stessa età. Il mio Hunter va al quarto anno» mi informa Margot, ma io mi limito ad annuire.

Passiamo alcuni secondi in silenzio, a studiarci a vicenda con gli occhi, dopodiché sentiamo il campanello suonare nuovamente.

Scott.

Senza che possa controllarlo, il cuore inizia a battermi all'impazzata nel petto, fino a farmi formicolare le dita, così tanto che sono proprio io ad afferrare il pomello e spalancare il pezzo di legno che ci divide.

Il fiato mi si spezza nei polmoni, causandomi un forte sbalzo di temperatura lungo tutto il corpo.
Il rosso torreggia sulla mia gote bollente, in completo contrasto con la schiena ricoperta da goccioline di sale fredde come la neve.
Deglutisco la saliva accumulata, cercando di mettere da parte la fiumana di pensieri che rimbombano nella mia testa, fino a farmi quasi male.

È solo Scott.

«Ciao» spezza lo scricchiolio delle foglie sugli alberi alle sue spalle, avanzando leggermente.

Serro di scatto un occhio, colpito dalla forte luce del sole caldo e cristallino, i cui raggi si incastrano fra i suoi ricci marmorei e morbidi come nuvole.

Volto il viso leggermente di lato, per poterlo guardare senza alcun impedimento, per godermi la sua bellezza prima che entri in casa.

«Ciao» ricambio, incantandomi sul suo sorriso bianco, che sembra splendere più del sole sopra alle nostre teste.

Mi guarda con occhi curiosi, regalandomi quel verde raro... che solo lui ha.
Osservo le piccole rughe d'espressione che si sono formate sulle palpebre e agli angoli degli occhi, piccole e sottili, incastrate fra luce e ombra.

Sono così carine.

Abbasso lo sguardo sulle mani grandi e possenti che reggono una scatola tonda e gonfia.

Gli anelli.
Quegli... anelli.

Un brivido incontrollato attraversa il mio basso ventre, facendomi attorcigliare lo stomaco, così stringo le cose fra di loro, cercando di darmi un contegno.
Il mio sguardo però rimane incatenato a quei lembi di pelle ricoperti da cicatrici e tagli freschi, che mi invitano a pensare a cose impure.

Calmati.

Sono paralizzata e con la testa altrove, quando lo vedo chinarsi con nonchalance verso la mia direzione... puntare il mio viso.
In men che non si dica, i nostri nasi si sfiorano e i respiri si fondono, sincronizzandosi come se si conoscessero a vicenda.

«Questa è la mia parola d'ordine per entrare» sussurra a mala pena, per poi posare un bacio veloce e casto sulle mie labbra.

Il sapore della sua saliva rimane per pochi istanti sulla mia pelle, non facendo altro che aumentare la voglia di averlo stretto, di sentirlo veramente.

PATENTE E LIBRETTO, SIGNORINA.Where stories live. Discover now