CAPITOLO 10

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Guardo il vetro cosparso di gocce d'acqua, sono giorni che piove e non accenna a smettere.
Mi stringo nella mia felpa e sorseggio la mia camomilla bollente appena fatta, provando ad immaginare quello che sta pensando.

Sono passati ormai molti mesi dalla sua partenza e ogni giorno ne sento sempre di più la mancanza, è un peso che mi opprime costantemente.
Ho sbagliato a lasciarlo andare così, ma ero davvero furioso. Sono stanco di essere sempre messo in disparte, come una nullità e se ne deve rendere conto. O forse sono io che devo andare avanti? Probabilmente, ma non ci riesco. Sono bloccati in questo vortice, un accumulo di pensieri e sentimenti negativi da cui non riesco ad uscire.

Prendo il mio beauty case per le unghie e inizio a prendermi cura delle mani come facevo un tempo, domani abbiamo un torneo amichevole e non posso permettermi di fallire.
-Oshh! Finito!- esclamo soddisfatto dopo una mezz'oretta buona, continuo ad ammirare il mio lavoro e non posso che essere orgoglioso. Perfette.
Però sono inutili senza di lui, che senso ha farsi una manicure perfetta se tanto non c'è chi può apprezzarla sul serio?
Inizio a preparare il borsone con tutto l'occorrente per domani, ma a metà dell'opera una malinconia atroce mi pervade, vedo motivi per ricordarlo in ogni centimetro mi fa venire in mente mille ricordi.
Una lacrima solca la mia guancia, poi un'altra, un'altra ancora. Mi ritrovo a piangere singhiozzando forte, come non facevo da anni. Piango e mi dispero, piango e mi pento, piango e non voglio fare nient'altro.
Dove sei adesso? A chi stai pensando? Che stai facendo? Ti manco? Tante domande e nessuna risposta...

💔💔💔

Allaccio le scarpe e sono pronto per scendere in campo. Sento l'energia salire dalle scarpe, ho un'improvvisa voglia di dimostrare di essere il migliore anche oggi, nonostante tutto. Quella sensazione di potere, quasi spocchioso che però mi calza a pennello.
Cammino a testa alta per il corridoio della palestra, nella mia testa le parole di una canzone che ho sentito durante il tragitto casa - palestra.

"Never going back
Nah not that
Diamonds on drip
'Cause I came to make a splash
Gonna break rules
And hearts in twos
'Cause that's what the baddest do"
(The baddest - K/DA,(G)I-DLE)

Tobio, ricordati sempre chi sei, non abbassare mai lo sguardo. Testa alta, sempre. Ricordati sempre di essere stato il migliore.

Guardo il campo e mi sento quasi rinascere, una nuova possibilità per dare il meglio di me. Mi concentro assumendo l'espressione più cattiva e spregevole che io riesca a fare. Oggi non ho pietà, non ho compassione esattamente come coloro che non ne hanno avuta con me.
Le luci neon mi accecano la vista, ma non mi faccio fermare per nessun motivo al mondo, la sensazione che la palla crea a contatto con le dita mi carica sempre di più, oggi è la giornata giusta per superare il limite.
Mi sento esattamente come una fenice, pronta a volare di nuovo. Le mie ceneri non mi hanno logorato fino in fondo solo perché non gliel'ho permesso, è arrivato il momento di far capire chi comanda. Eseguo dei servizi potenti, a filo di rete, veloci come dei lampi, cosicché chiunque possa vedere di che cosa sono capace.
Salto come se dovessi raggiungere il cielo, le gambe reggono i miei ritmi, sanno che ne ho bisogno. È l'inizio di una nuova era, dove quello di cui ho bisogno sono soltanto io. Io e nessun'altro.

Non c'è tempo per pensare a chi ha deliberatamente scelto non essere al mio fianco, se ne pentiranno loro, non io di certo. Non esiste che io, Tobio Kageyama, ex miglior alzatore della nazionale giapponese, stia qui a piagnucolare, non è decisamente nello stile di un Re del campo.
Pronto a raggiungere nuovi orizzonti, volare fino a raggiungere le stelle, perché è lì che merito di stare.
Ho sempre dato tutto a lui, non l'ha mai colto. Non sono problemi miei, è ora di agire per chi se lo merita.
Me stesso.

Un'altra, ti prego Where stories live. Discover now