CAPITOLO 7

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"Switching into airplane mode again
We're not alright but I'll pretend
Press my cheek against the glass
Just be good 'til I get back

The ground disappears
I hold back the tears
I check my phone to see your face
Staring back as if to say
Don't worry, you won't be lonely"

Vedo grigio, vedo tutto dannatamente grigio.
Tutto ha perso valore, tutto ha perso importanza, tutto mi sta crollando addosso, mi distraggo e cado anche io.
Lascio che tutto vada avanti, ma io non mi muovo.
Fisso il soffitto della mia stanza, è bianco, è vuoto, ma dice tanto, o forse è la mia mente che parla troppo? Non lo so. Mi sento vuoto, come se non ci fossero nemmeno gli organi.
È colpa mia se lui ha voltato pagina si suoi sentimenti, non posso biasimarlo, ha fatto bene e ora ne pago le conseguenze.
È davvero impressionante come le situazioni e le emozioni possano sfuggirti di mano senza che tu te ne accorga, sei inerme di fronte alla caduta degli eventi e non puoi fare niente per salvarli.

Decido di prepararmi per andare a fare una leggera corsa, giusto per lasciare che i pensieri mi scivolino dalla mente e la fatica prenda parte di me.
Le cuffiette mi trasportano in un mondo tutto mio, dove le note degli One Okay Rock mi impediscono di continuare il monologo che ormai continuo da giorni. Tutte le domande che mi porto dietro riescono ad essere placate dalle note di Take What You Want e la corsa diventa molto più piacevole e tranquilla.
Costeggio la riva del fiume, godendomi l'aria fresca e il sole che mi bacia il viso. Una mano si poggia sulla mia spalla facendomi spaventare un po', il mio sguardo si posa immediatamente sul palo della luce coi capelli neri al mio fianco e sfilo una cuffietta.
- Anche tu ad allenarti corvetto?- chiede con un sorriso amplio sul volto.
- Magari Kuroo, sto cercando solamente di scaricare un po' di tensione. - rispondo assente.
- Che ne dici di una bella sfida di corsa, più vai veloce e meglio riesci a scaricare la tensione! - propone sicuro di sé.
- Non me la sento dai, non sono in vena... -
- Proprio per questo devi farla! Dai, al mio 3!-
Non rispondo, so che non dovrei però ne ho davvero bisogno, sento l'adrenalina scorrere in ogni cellula delle mie gambe.
Corro come non ho mai corso, corro come se dovessi andare in contro ad Hinata, corro come se dovessi raggiungere la salvezza.
Naturalmente il vincitore della gara fu Kuroo, non che mi aspettassi di vincere contro un atleta professionista.
- Non sei tanto male sai? Mi aspettavo di peggio da uno che ha rinunciato a tutto, ci si becca in giro Kags, devo andare!-
Lo saluto ancora ansimante e mi avvio verso casa, questa volta camminando lentamente. Dopo alcuni minuti mi accorgo che le gambe non mi hanno portato al mio appartamento ma sono di fronte ad una casa che conosco molto bene, però non oso suonare il campanello.
Con le lacrime che mi solcano il viso mi incammino verso la mia abitazione, sta volta per davvero.

In fondo alla strada vedo una scena che mi fa incazzare e non poco, un gruppo di bulletti che stanno cercando di rubare qualcosa ad un ragazzo pressappoco della mia età. Sfortunatamente riescono nel loro intento e non ci penso due volte a rincorrerli, stranamente riesco a raggiungerli e provo a strattonare la refurtiva. Una fitta alla gamba mi distrae per un secondo e mi arriva un pugno dritto in faccia.
- Che cosa credi di fare? Noi siamo in 3 e tu sei da solo - afferma strafottente il presunto capo di quei disadattati.
Pulisco il sangue che mi scende dal labbro e assisto un colpo verso quel malvivente e lo prendo in pieno sul naso. Il ragazzo chiaramente spaventato dalla forza con cui l'ho colpito, guarda i suoi compagni e leva i tacchi lasciandomi il bottino, una borsa beige con un portachiavi particolare.
Torno indietro dalla vittima chiaramente sconvolta e gli porgo le sue cose. Solo adesso mi rendo conto di chi sia e di che borsa di tratti, quasi come se scottasse lascio cadere la borsa e indietreggio.
- Grazie Tobio, io non so proprio come ringra...- rompe il ghiaccio Hinata.
Non faccio in tempo a rispondere, le gambe cedono e come un sacco di patate cado privo di sensi, con una gamba dolorante, il cuore a pezzi e la testa pesante.

Un'altra, ti prego Where stories live. Discover now