CAPITOLO 5

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I petali di fiori di pesco volteggiano delicatamente nell'aria e leggiadramente si posano a terra, creando un tappeto rosa intorno all'albero centenario. Il mio sguardo segue alcuni di questi, creando in me la possibilità di rivivere alcuni determinati ricordi, che, in normali contesti, non sarebbero mai tornati a galla. Il viso di Hinata immediatamente mi appare, cerco di scacciarlo immediatamente per non dare alle lacrime la possibilità di rigare il mio viso.

Stancamente mi alzo dal divanetto della piccola veranda e torno in camera per dare l'ennesima controllata al rosso steso sul mio letto il quale sta ancora riposando. delicatamente mi siedo sul bordo del letto e inizio ad osservarlo, i ciuffi rossi ribelli fanno contrasto con la federa nera del mio corredo di lenzuola, il piccolo naso è leggermente arricciato e le labbra sono duramente serrate. La mia mano, timorosa, lascia qualche carezza sulla fronte del piccolo.

Vado in cucina per prepararmi un caffè che dovrà tenermi attivo finchè Shoyo non si sveglierà, ormai le ore più ostiche della notte e del mattino presti sono passate. Accendo la macchinetta e infilo una delle ultime capsule che mi sono rimaste. Un rumore di qualcosa che si infrange a terra mi rimbomba nelle orecchie e con il cuore a mille mi volto per vedere i cocci di quell'oggetto ormai deceduto (si l'ho scritto di proposito ahah c: ), con mia grande sorpresa trovo il piccolo dai capelli rossi che mi guarda con una faccia terrorizzata.

-VOLEVO PASSARTELA MA PER PRENDERLA L'HO SPINTA UN PO' TROPPO VERSO DI ME, NON MI UCCIDERE PER FAVORE, SCUSAA- mi grida quasi con le lacrime agli occhi. Di slancio lo abbraccio per rassicurarlo, lo sento irrigidirsi per il mio tocco e immediatamente mi sposto abbassando lo sguardo, non so motivare esattamente questa dimostrazione di affetto ma ne avevo davvero bisogno.

Come se avesse letto i miei pensieri si fionda tra le mie braccia, stringendomi forte senza farmi male, un abbraccio bisognoso, quasi disperato. Rimaniamo un po' così, un breve lasso di tempo che entrambi vorremmo fosse eterno. Ci separiamo di controvoglia e senza dire nulla raccolgo i pezzi della tazza mischiati ai frammenti di quel momento.

- A che ora devi tornare a casa?- chiedo leggermente preoccupato dall'idea di lasciarlo da solo.

-In realtà non lo so di preciso, se non ricordo male i miei genitori partivano per un congresso ad Osaka, devo tornare a casa da mia sorella.- risponde pensieroso

-Ti accompagno, ma se non ti senti bene chiamami subito- rispondo con tono più duro del previsto.

Durante il tragitto un silenzio tombale regna tra di noi, sguardi fugaci ma che non vanno a segno.
In breve tempo siamo davanti alla sua porta di casa, non alzo nemmeno lo sguardo, troppo orgoglioso e triste della sua scelta di non rimanere con me.
- Grazie Kageyama.. - esclama abbastanza imbarazzato.
-Di nulla- detto questo mi giro e me ne vado senza voltarmi indietro.
-Tobio.. - mi giro con un briciolo di speranza negli occhi.

-Vuoi entrare?.. Sì, insomma.. Vorresti rimanere con me e mia sorella? Sempre che non ti dia fastidio- chiede imbarazzato senza guardarmi negli occhi.
Ci penso un attimo su e accetto.

Un'altra, ti prego Where stories live. Discover now