Competition

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Tutto pronto, ogni cosa al suo posto, la preparazione era ok. Niente, ripeto, niente poteva andare storto.

Sentivo le urla dall'esterno, tanta, troppa gente era lì per assistere all'evento più discusso tra gli amanti della ginnastica, artistica o ritmica che fosse: le Olimpiadi Nazionali.

Io ero là. Cazzo se ero là. Ero arrivata prima nelle ultime sei gare, il mio nome era sulla bocca di tutti anche all'esterno di Brooklyn e finalmente sentivo di aver trovato la mia strada.

Ero lì a guardarmi allo specchio, entrata nell'edificio sin dal pomeriggio solo in quel momento mi rendevo conto dell'importanza di quella gara. La cosa divertente era che la prima volta che i miei genitori mi avevano iscritta ad un corso di atletica era stato letteralmente per togliermi dalle scatole. 

"Harley è troppo iperattiva", bella scusa.

Appena arrivata tirai i capelli al più bravo della classe, non me lo raccontarono semplicemente lo ricordo di mio, ricordo anche quanto mi divertii a farlo! Andiamo, ero piccola. Avevo solo 16 anni!

Vi starete chiedendo come mai non mi avessero buttata fuori, boh facevo di tutto perché questo accadesse ma il coach vedeva "del talento che ha bisogno di esplodere". 

Quello che volevo fare esplodere era la sua testa.

Circa un mese dopo le mie continue bravate e dopo aver scoperto che forse fare salti e giravolte mi piaceva, arrivò qualcuno di diverso. Era la figlia del nostro insegnante, a detta sua identica alla madre: boccoli rossi, occhi verdi e un sorriso talmente beffardo che sembrava avere lei le redini al posto del padre. Mi era antipatica, probabilmente solo perché riusciva a tenermi testa ed era l'unica a farlo.

Forse fu grazie alle mie preghiere, ma da un giorno all'altro scomparve dalla circolazione; ero convinta di non rivederla mai più.

Crescendo smisi di comportarmi da bambina (beh, più o meno) e cominciai a concentrarmi sul serio. Da quel momento attirai l'attenzione di un'altra persona, poi una ancora e così via fino a ritrovarmi alle statali che sarebbero state le ardue della mia categoria.

Sapete quando dico che la vita fa schifo e penso di avere ragione? E' così.

Vi lascio immaginare la mia espressione quando la ritrovai come "assistente" del mio manager. 
Beh, beato lui mi verrebbe da dire oggi.

Era cambiata così tanto che a primo impatto non mi era nemmeno passato nella mente di collegarla a quella smorfiosa.

La chioma rossa e lucente era rimasta, non era più legata in un codino disordinato ma liscia e portata molto spesso su una delle due spalle. Il suo viso si era assottigliato e forse l'unica cosa che non era variata erano i suoi occhi taglienti capaci di freddare con un solo sguardo. 

Si era anche slanciata, persino la sua postura mi sembrava differente.

Va bene parlo chiaro, era diventata una gran figa.

Tutto ciò non potei che realizzarlo col tempo, all'inizio mi comportai come se fosse una mia nemica.

In ogni caso, era lì anche questa volta e ormai le cose tra noi erano cambiate, non dico fossimo amiche ma avevo smesso di trattarla come se la volessi morta.

Sentii bussare alla porta, il suono mi fece sobbalzare e mi distrasse dallo stato di semi-trance in cui ero bloccata. 

« Mi sto cambiando Tom, lasciami in pace, è presto » sbottai seccata, pronta alla ramanzina per un ritardo che non era tale. Invece fu lei a varcare la soglia.

« Ah tranquilla non mi scandalizzo, sono una donna anch'io » rispose ridacchiando e chiudendosi la porta alle spalle.

« Ha mandato te? Forse aveva paura che lo stress mi avrebbe giocato una brutta mano. Coraggio Pamela urla pure, sono qua » sospirai.

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⏰ Last updated: 5 days ago ⏰

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HarlIvy- OneShotsWhere stories live. Discover now