Damaged

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« Perdonami ti prego, volevo solo farti una sorpresa » urlò tra le lacrime, mentre le mani dell'uomo continuavano ad abbattersi su di lei cariche di rabbia e con una forza tale da indolenzire ogni singolo punto che toccavano.

« Non provarci mai più, mi hai sentito bene razza di stupida? ».

Joker urlava e sbraitava, visibilmente adirato per il gesto che la ragazza aveva appena fatto.

Si era solo premurata di preparargli una torta per festeggiare la riuscita del loro ultimo piano, ciò che Harley non aveva previsto era che potesse andare tutto a rotoli e che Batman avrebbe potuto vincere nuovamente. Purtroppo, così accadde.

« Come osi festeggiare la mia sconfitta? Sei solo un'inutile ragazzina » gridò con forza continuando ad avventarsi sul corpo della ragazza, che ormai non provava nemmeno più a difendersi, non ne aveva le forze.

Giaceva lì per terra immobile e in lacrime, persino i suoi tentativi di scusarsi cessarono dopo l'ennesimo colpo.

Le imprecazioni dell'uomo e gli aggettivi a lei riferiti non si erano ancora fermati, ma Harley non era più capace di percepirli. Le sue orecchie fischiavano e nell'unico punto del viso ancora provvisto di sensibilità riuscì ad avvertire il calore e la sensazione di qualcosa di bagnato che colava.

A meno che gli occhi non si fossero spostati sotto il mento quelle non potevano essere lacrime.

D'un tratto Joker la afferrò per il collo e stringendo la presa la bloccò contro la parete.

Voleva liberarsi per sempre di quella mocciosa rompiscatole, che non era mai stata nulla per lui se non qualcuno sempre pronto a mettergli i bastoni tra le gambe.

« Capo, è arrivato il carico ».

Nella stanza piombò un uomo, alto e possente. Lo sguardo che il clown gli rivolse avrebbe fatto raggelare il sangue a chiunque.

« Sei davvero fortunata ».

Furono le ultime parole che le disse prima di cessare l'aggressione, la afferrò per il braccio e la trascinò fino all'ingresso del covo.

Come un qualunque sacco di spazzatura la gettò per strada e scosse le mani, poi si allontanò con i suoi uomini a bordo di un auto.

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Non capì quanto tempo era passato, ma si risvegliò lentamente in un luogo completamente diverso.

Sentì il suo corpo avvolto da un tessuto molto leggero e dal profumo di bucato dedusse che si trattava di lenzuola pulite.

Aprì gli occhi di colpo, ma dovette richiuderli a causa della luce forte di un neon. Riprovò, questa volta più lentamente, e quando si fu abituata alla luminosità della stanza potè guardarsi intorno.

Era una camera abbastanza piccola, le pareti erano dipinte di un verde non molto chiaro e c'erano candele profumate e cofanetti sparsi un po' su tutti i mobili.

Appeso alla parete più vicina al letto c'era uno specchio, voltandosi in quella direzione Harley potè vedere i suoi capelli biondi spettinati e il suo volto non piu' bianco ma roseo, eccezion fatta per i punti violacei composti dai lividi, che a dir la verità coprivano una buona parte del suo viso. Qualcuno le aveva tolto il costume da giullare.

Cercò di mettersi a sedere, ma al primo movimento una fitta lancinante al petto la costrinse a fermarsi e a distendersi nuovamente.

Quando una mano tentò di sfiorarle lo zigomo, sobbalzò e si lasciò scappare un urlo.

« Non farmi male » strinse le palpebre e si voltò dall'altro lato « Non lo farò piu', te lo giuro. Non picchiarmi ancora ».

« Harl, sono io » una voce calda e rassicurante le arrivò dolcemente alle orecchie « Sei al sicuro adesso ».

HarlIvy- OneShotsWhere stories live. Discover now