36 - Rivelazioni (II)

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Quando i nostri occhi si incrociarono, sul suo viso spuntò un sorriso genuino. «Finalmente!» enunciò raddrizzandosi, «tu vivi qui? Mi puoi dire dove posso trovare qualcosa di...non alcolico?» Agitò la lattina di birra che teneva tra le mani, facendo una smorfia esagerata.

Prima che potessi rispondere però una voce alle nostre spalle ci sovrastò.

«Ah, sei ancora qui?» Christian entrò nella stanza con indosso solamente un paio di pantaloncini della tuta, mentre con una salvietta strofinava i capelli biondi imperlati di tante piccole goccioline d'acqua.

Il suo arrivo inaspettato mi mandò in confusione. Ero sul punto di rispondere, ma mi morsicai la lingua: era ovvio che non lo stesse dicendo a me.

La ragazza mora incrociò le braccia al petto. «Stronzo» commentò, alzando il dito medio, prima di uscire dalla stanza ancheggiando.

Quello era un buon momento per andarmene. Un ottimo momento, anzi, ma rimasi immobile, nascondendo le mani nella pesante felpa nera di Alex che ancora indossavo. Continuavo a sentirmi un'intrusa e non muovermi mi sembrava una buona alternativa per non far pesare la mia presenza. 

A ogni modo, Christian non sembrava particolarmente interessato a me o impressionato dall'appellativo che la ragazza gli aveva appena rivolto. Superò il bancone della cucina e si avvicinò alla macchinetta del caffè ignorandomi deliberatamente.

Adesso che mi dava le spalle, mi sentivo meno in soggezione per quella situazione assurda nella quale mi ero infilata. 

Mi voltai lentamente con l'intenzione di andarmene, quando la sua voce mi richiamò. «Prendi sempre così tanti appunti a lezione?»

La sua domanda mi inchiodò sul posto e maledissi nuovamente la curiosità che mi aveva spinta a entrare nella cucina dei Case. Ruotai il busto nella sua direzione con poca convinzione. «Uhm, di solito sì» ammisi a disagio. Non capivo dove volesse andare a parare. Qualcosa mi diceva che non fosse uno interessato a fare conversazione. Specialmente con una persona che non conosceva. 

Christian era appoggiato con la schiena al bancone e mi fissava da sopra la tazza fumante. Non sembrava intenzionato ad aggiungere altro, ma per qualche strano motivo era comunque in grado di mettermi agitazione solamente guardandomi. 

«Dovrei proprio andare ora» dissi nervosamente. Non volevo neppure immaginare quanto sarebbe stato preoccupato James visto che ero rimasta a dormire fuori senza neanche avvisarlo. Ma la realtà era che volevo mettere più distanza possibile tra me e Christian. Lui... lui non mi piaceva. Non avrei trovato altro modo per esprimere il senso di disagio che stavo provando.

Christian però sembrò non sentire la seconda parte del mio discorso. Fece qualche passo verso di me e si accomodò mollemente su uno sgabello.

«Quindi tu e mio fratello...» iniziò fissandomi con quello stesso sguardo indagatore che vedevo sempre su Alex.

«...siamo amici» chiarii ferrea, prima che potesse aggiungere altro. 

Lui piegò le labbra in un sorrisino irriverente. «E dormi qui spesso, amica

Un senso di disagio mi pizzicò le guance. Perché doveva rendere tutto così imbarazzante?

«Mi sono solo addormentata, ma non credo che siano affari tuoi.» Spalancai appena gli occhi nel sentire la mia voce. Lo avevo detto sul serio?

In tutta risposta Christian scoppiò a ridere. «Mi piaci» decretò avvicinando la tazza alle labbra e continuando a osservarmi con occhi famelici.

"Tu no" avrei voluto rispondere. Ma restituii un sorriso falso quanto i soldi del monopoly.

Rimanemmo per una manciata di secondi a fissarci. Sentivo le mani indolenzite per la forza con la quale le avevo serrate attorno al tessuto della felpa. Alla fine, mossi qualche passo in direzione dell'ingresso, intenzionata ad andarmene, quando la sua voce mi fermò ancora una volta.

IGNIWhere stories live. Discover now