35 - Rivelazioni (I)

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«Perché siete seduti qui?» Caleb si lasciò cadere vicino a noi, con un'espressione ebete in volto. La chiara manifestazione di chi aveva fatto il pieno di alcol nell'ultima ora e mezza.

Dean si limitò a grugnire, sventolando il ghiaccio in risposta all'amico. Se gli avesse dato dell'idiota a gran voce, probabilmente, sarebbe risultato meno schietto.

La lentezza di riflessi di Caleb però evitò uno scontro tra i due. Fece un gran sorriso e indicò con la bottiglia che stringeva tra le dita un profondo taglio al labbro. «Beh, io non sono messo meglio» dichiarò orgoglioso, prima di avvicinare il dorso della mano alla bocca e tamponare malamente la ferita, che riprese sanguinare.

Non ero sicura che partecipare a questa festa fosse stata una buona idea. Qualcosa mi diceva che avrei passato la serata a gestire un ragazzo arrabbiato e un altro troppo ubriaco per stare da solo. 

Ormai però mi trovavo lì, quindi mi limitai ad alzare gli occhi al cielo, facendogli segno di fermarsi. «Ma come avete fatto a ridurvi così?» borbottai tra me, prendendo un tovagliolino dal dispenser accanto al frigorifero e passandolo a Caleb.

I suoi movimenti erano maldestri, certamente ovattati dall'alcol, perché continuava a tamponare il taglio con eccessiva forza.

«Dai qui, Caleb» lo ripresi, fermandolo dal distruggersi definitamente il labbro.

Dean lasciò cadere la busta che si stava premendo sulla fronte. «Dovresti chiederlo a quelli di Beverly perché siamo conciati così» rispose tagliente. Aveva iniziato a muovere la gamba su e giù, come se non riuscisse più a contenere il nervosismo.

Lo guardai preoccupata. «So che sei arrabbiato, ma puoi provare a calmarti un pochino?»

In genere odiavo dire alle persone come comportarsi, ma l'ultima cosa che ci serviva era l'ennesima rissa. Soprattutto perché la metà delle persone alla festa erano ubriache quanto Caleb. 

Fu proprio lui a rispondere però. «Ha litigato con Alice» spiegò, spostandosi lievemente dal fazzoletto con il quale stavo pulendo l'escoriazione, quasi temesse che lo sgridassi per quel movimento.

Ero sicura che ci fosse altro, perché mi rifiutavo di credere che stesse così solamente per la partita. Dean si era sempre mostrato disponibile e piuttosto ottimista, e il livello di arrabbiatura raggiunto era spropositato rispetto a ciò che era successo. 

Non ebbi modo di replicare però, perché quelle parole non fecero altro che gettare altra benzina sul fuoco. Dean si alzò di scatto, scrollando malamente in braccio di Caleb che lo aveva sfiorato. «Mi sono rotto. Torno a casa.» Lanciò il ghiaccio nel lavello, facendolo cadere con un tonfo sordo e alzò il cappuccio della felpa fino alle sopracciglia. Mosse qualche passo spintonando due ignare matricole e nella foga di uscire dalla stanza travolse letteralmente alcuni ragazzi che stavano mischiando alcolici dai colori sgargianti.

«Deve essere stato proprio un brutto litigio» commentai, guardando la sua figura sparire nella nuvola di fumo che aveva invaso il salotto. Dovevo trovare Alice e verificare che stesse bene. Se Dean era così arrabbiato, non volevo neppure immaginare cosa si fossero detti. 

«Se te lo stessi chiedendo, lei non c'è.» Caleb scosse la testa, sfregando con poca grazia sul tovagliolo.

«Vuoi stare fermo?» lo ripresi, spostandogli delicatamente il capo. «Alice non è venuta a causa di Dean?» chiesi, alzandomi un poco dal pavimento. Avevo freddo e iniziavo a sentirmi una stupida per essere rimasta con la divisa delle cheerleader a novembre inoltrato.

Lui alzò il pollice facendomi un segno affermativo per evitare di parlare.

Mi sentivo una pessima amica per non essermi resa conto subito della sua assenza, ma come sempre il mio pessimismo mi aveva fatta concentrare solamente sui casini che avrebbero potuto combinare Alex, Cristian e Caleb.

IGNIWhere stories live. Discover now