3. La nascita della civiltà

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La mattina seguente, Athena mantenne la propria promessa, e non si fece attendere. Tornò su quella spiaggia dell'Attica, Paleo Falirou, dove un giorno sarebbe sorto il primo Porto di Atene.

E Poseidone era già là, seduto vicino allo scoglio preferito di Athena, mentre cercava di dissimulare la trepidante attesa passandosi nervosamente una mano tra gli indisciplinati capelli neri, identici a quelli del figlio semidivino nato migliaia di anni dopo a New York.

Alla giovane dea non sfuggì quel dettaglio, e sorrise soddisfatta, intuendo, nonostante la sua poca esperienza in materia, di essere lei stessa il motivo di quel nervosismo. Ma non gli avrebbe dato la soddisfazione di mostrarsi compiaciuta.

<<Mi hai rubato il posto.>> esordì la dea senza troppi complimenti e senza nemmeno salutarlo. Un atteggiamento altero che aveva sicuramente trasmesso alla figlia dai riccioli biondi nata ai giorni nostri.

Il dio sorrise raggiante notando Athena, e si scostò per lasciarle il suo posto <<Ma buongiorno... sei arrivata presto oggi! Non vedevi l'ora di vedermi, eh?>>

<<No, decisamente non sono arrivata presto per vedere te...>> disse lei smorzando il suo entusiasmo.

<<Ah.>> lui rimase di stucco. Non era abituato ad essere trattato così: di solito le donne, dee o umane che fossero, non si facevano troppi problemi ad accettare le sue avances. Nemmeno gli uomini, a dirla tutta. Athena, invece, non sembrava affatto interessata... anzi, gli rispondeva a tono senza alcun timore! Era una sensazione del tutto nuova per lui.

<<Ma... magari, già che sei qui, puoi dare un'occhiata ad altri progetti a cui sto lavorando...>> aggiunse lei cercando di suonare disinteressata e scartabellando tra i suoi appunti.

<<Ahhhh....!!>> sorrise il dio con sguardo soddisfatto, e proseguì <<... l'intelligentissima Athena sta davvero chiedendo il mio aiuto per risolvere dei rompicapi!?>>

Lei si accigliò <<Oh no! Assolutamente no...>> e ridacchiò <<... non mi serve l'aiuto di...>> si fermò un attimo prima di concludere la frase, rendendosi conto che le parole negative che stava per pronunciare non le pensava davvero, ma erano con ogni probabilità dovute all'influenza di suo padre, Zeus.

<<... di? Un dio rozzo e ignorante come me?! Eppure la mia creazione di ieri sera mi sembra ti sia piaciuta molto! Non male per un mostro come me, no?!>> chiese lui sarcastico.

Lei si bloccò a bocca aperta, e lui ridacchiò <<Ahhh... sono riuscito a lasciarti senza parole, finalmente!>>

Lei socchiuse gli occhi fulminandolo con lo sguardo <<E va bene. Diciamo che forse, in teoria, se ti applichi e se sarai fortunato, potresti avere un'altra illuminazione per un'idea geniale come quella di ieri sera... Ma non ci conto!>>

<<Va bene, vediamo un po', allora!>> rispose lui accettando la sfida.

Lei gli mostrò tutte le sue decine di fogli con progetti, appunti e calcoli, idee geniali e innovative, ma incomplete. Poseidone li osservò tutti con la fronte corrugata dall'interesse, inarcando un sopracciglio ogni tanto quando vedeva qualcosa di davvero speciale. Lei rimase in attesa, mordendosi appena le labbra dall'impazienza e dal desiderio che lui capisse le sue visioni e le apprezzasse davvero, al contrario degli altri dei che la snobbavano considerandola un po' strana.

Erano così da oltre un'ora, seduti in silenzio, mentre lui studiava quelle carte, quando finalmente Poseidone sospirò e alzò lo sguardo per guardare Athena negli occhi, con le labbra strette e annuendo piano.

<<Quindi? Li trovi... interessanti?>> chiese lei nervosamente.

<<Interessanti?! Oh oh no...>> ridacchiò ironico, e aggiunse <<... li trovo...>> non conosceva una parola adeguata per definire quel che pensava, e continuò a ridacchiare scuotendo la testa e sfogliando quei progetti, poi guardò la dea di nuovo negli occhi e le sorrise <<...li trovo strepitosi. Tu sei... geniale. Un po' mi spaventi...>> concluse con una smorfia.

Athena e Poseidone - Una storia dimenticataWhere stories live. Discover now