1. Un posto in cui pensare

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Su una spiaggia bianca di una terra che un giorno sarebbe stata chiamata Grecia, in un tempo più antico della storia stessa, una donna con un chitone bianco era seduta con la schiena appoggiata ad uno scoglio, con una pergamena sulle gambe e un carboncino in mano.

Aveva i capelli scuri e mossi, gli occhi grigi e tempestosi, e lo stesso sguardo assorto, concentrato e corrucciato che, ai giorni nostri, Percy tanto ama in Annabeth. E quella era Athena, non c'era dubbio.

La leggenda narra l'incredibile nascita della dea, un evento portentoso: Zeus, re degli dei, non era affatto incline alla monogamia... e in una delle sue tante storie adultere, si invaghì di Meti, Dea oceanica della prudenza e della saggezza, e volle giacere con lei.

Tuttavia, subito dopo la loro unione, Zeus ebbe paura delle conseguenze che ne sarebbero derivate: una profezia, infatti, diceva che i figli di Meti sarebbero stati più potenti del padre, fosse stato egli anche lo stesso Zeus.

Per impedire che questo si verificasse, subito dopo aver giaciuto con lei, Zeus indusse Meti a trasformarsi in una goccia d'acqua (o, a seconda della tradizione, in una mosca o in una cicala), e la inghiottì, ma era ormai troppo tardi: la Dea era difatti già incinta.

Meti, laboriosa, cominciò immediatamente a realizzare un elmo e una veste per la figlia che portava in grembo, e i colpi di martello sferrati mentre costruiva l'elmo provocarono a Zeus un'emicrania terribile.

Così l'ingegnoso Efesto aprì la testa del padre Zeus con un'ascia bipenne, e Athena ne balzò fuori già adulta e armata, iniziando a fare una danza guerresca. E Zeus, per quanto sorpreso e spaventato, non poté non amare da subito quella ragazza acuta e combattiva, tant'è che diventò la sua figlia prediletta.

Ma la neonata dea era frustrata, così dotata e intelligente, ma ancora così inesperta e ignara del mondo che la circondava. Il suo cervello lavorava instancabilmente, ma essendo nata adulta, non aveva ancora la conoscenza necessaria per sfruttare al massimo le sue capacità, ma era consapevole dei suoi momentanei limiti, e non li sopportava.

Quel giorno, stava disegnando e progettando macchinari, opere ingegneristiche e altri utensili che sperava potessero essere utili all'umanità, a cui lei si era subito affezionata: la considerava come un diamante grezzo, indifesa e ancora agli albori, da aiutare e guidare, mentre gli altri dei sfruttavano gli uomini per le proprie trame e i passatempi.

La dea veniva lì, ogni giorno, su quella spiaggia bianca, perché il rumore delle onde e la brezza marina le davano pace, la aiutavano a schiarirsi le idee e trovare un ordine mentale così da far diventare i suoi pensieri dei veri progetti. Ma non riusciva, quel giorno, a trovare una soluzione per far funzionare un nuovo particolare attrezzo a cui lavorava da mesi, e si corrucciava.

Assorta nel suo ingegno, non si accorse minimamente della presenza di un giovane uomo atletico e abbronzato che sedeva a qualche metro da lei, osservandola. Poseidone, anch'egli in sembianze umane, con i capelli scuri e i gli occhi color del mare che ha donato in eredità al semidio che tanto conosciamo, osservava la dea, rapito e ammirato.

Il dio inspirò, e mise su il suo miglior sorriso, terribilmente simile a quello del figlio, e si avvicinò alla dea da dietro.

<<Anche oggi qui?>> esordì.

Athena sobbalzò dallo spavento di trovarsi un estraneo così vicino a spiarla, e si alzò di scatto, muta e in guardia.

Lui sorrise e proseguì con tono leggero <<Vieni qui tutti i giorni, e resti fino a sera. Poi, dopo una giornata a scarabocchiare sui tuoi fogli, bagni i piedi sulla battigia con la bassa marea, sorridi, finalmente rilassata e libera dai tuoi crucci, e te ne vai, lasciandomi di nuovo solo...>>

Athena sgranò gli occhi <<Scusa?! Che fai, mi segui e mi spii?! E chi sei!?>>

Lui rise <<Oh non ti spio e non ti seguo... Sei tu che vieni qui da me ogni giorno! Ma ènormale che tu sia attratta dal mare, visto che tua madre vi apparteneva...>>

Lei lo squadrò, insospettita.

<<Sono Poseidone, tuo padre non ti ha mai parlato di me, Athena?>>

Athena cambiò espressione, diventando ancora più rigida e fredda <<Ma certo... Mio padre parla molto di te, perciò so che razza di dio sei e che non devo assolutamente fidarmi... >> ne era davvero convinta, e data la sfrontatezza della giovane età, non si fece problemi a dire ciò che pensava di lui.

Poseidone rise di gusto <<Ah ah ah ah ah!!! Ma davvero!? Wow, deve averti raccontato proprio delle storie interessanti! Ma... mi sembri sveglia, potresti giudicare da te che tipo sono... O hai pregiudizi?>>

Lei si sentì offesa <<Io non ho pregiudizi, ragiono con la mia testa. Ma mio padre, re degli Dei, è...>>

<<... Sempre onesto? Sincero? Saggio? ... sei una dea neonata, ma ormai avrai capito molto grazie alle tue doti...>>

Athena rimase in silenzio, ancora più indispettita e astiosa.

<<D'altronde...>> proseguì il dio <<... non è un segreto che io e tuo padre siamo rivali, ma io non cerco un conflitto. Tuo padre, del resto, è più testardo di me, e non si fiderà mai... Ma io... io voglio la pace, per questo ho rinunciato al trono che mi spettava di diritto, per non scatenare una guerra fratricida. Preferisco starmene nel mio mondo, il mare, e vivere sereno e tranquillo. Anche tu vieni qui per questo tutti i giorni, no? Ti tranquillizza, il mare...>> si azzardò a dire guardandola negli occhi e reggendo i suoi sguardi sdegnati.

La dea non si fidava di lui, ma era meno in tensione dell'inizio. Guardandolo negli occhi, quei bellissimi occhi profondi, non riuscì a non credere alle sue parole. Tuttavia, suo padre, il grande Zeus, non avrebbe potuto mentirle così spudoratamente, no?

<<Se venire qui ogni giorno ti disturba o attira troppo la tua attenzione, non verrò più. Posso trovare un altro posto per pensare, non devo venire per forza sulla spiaggia... E vorrei davvero evitare di incontrarti, soprattutto.>> disse sprezzante.

Poseidone sembrò rattristato da quelle parole <<Non era quello che desideravo, non mi disturba affatto la tua presenza. Ma se sei davvero così convinta di non voler più tornare, allora lascia che ti faccia un regalo, almeno...>> concluse sconsolato.

Poseidone camminò verso l'acqua, si chinò, abbassò una mano al livello del mare e attirò a sé un oggetto: una conchiglia a spirale, grande quanto il suo palmo. La strinse, e ci soffiò dentro a lungo.

Poi, si diresse verso Athena, che indietreggiò sospettosa, e sorridendo le porse la conchiglia.

Lei guardò quell'oggetto senza capire, e continuò a non perdere d'occhio il dio, come se avesse paura che l'aggredisse. Suo padre le aveva raccontato davvero cose terribili su quell'uomo.

<<Dai, prendila, è per te. Se la avvicini all'orecchio, sentirai il rumore delle onde, e riuscirai a concentrarti ovunque tu sia, spero.>>

Lei sgranò gli occhi, e allungò cauta la mano, senza dire niente. Lo guardò di nuovo in volto, poi si allontanò velocemente, continuando ad osservarlo dubbiosa prima di scomparire tra la macchia mediterranea.

<<Prego!>> esclamò Poseidone ironico ad alta voce, e a sua volta se ne andò ridacchiando verso il mare, scomparendo tra le onde, e sperando di rivedere ancora quella dea così singolare.

Athena e Poseidone - Una storia dimenticataWhere stories live. Discover now