Taehyung non ebbe il tempo di aprirla che Jimin apparve. «Ehi. Ma quindi? Non sei ancora pronto? E io che faccio, mentre aspetto te?»

Jimin era già pronto per il photoshoot.

Si trovavano tutti e due in una grande stanza allestita con grandi fari, un set fotografico di grandi dimensioni. Il fotografo che si sarebbe occupato di loro era già sul set a controllare l'illuminazione e le decorazioni, ma sul lato del set c'era una giornalista che li stava aspettando e che scribacchiava qualcosa sul suo blocco note. Taehyung la indicò: «Va' a fare la prima intervista, ti seguo subito. Faccio in fretta»

Jimin sbuffò: «Odio le interviste, non so mai cosa dire»

Taehyung non aggiunse altro ma andò dalla truccatrice per farsi preparare.

Dopo diversi minuti emerse dal camerino con i suoi nuovi vestiti e il trucco abbinato. Jimin lo stava aspettando, mentre digitava al telefono. «Oh, che figo che sei»

«Hai parlato tu» gli rispose.

Erano vestiti in abiti moderni, ma mantenevano qualcosa di caratteristico dei loro personaggi. Jimin aveva una grossa spilla sul petto che aveva anche quando usava il suo costume di scena, mentre Taehyung aveva la spada di scena che usava durante le riprese. Jimin era una soffice nuvoletta: i capelli bianchissimi e cotonati erano morbidi intorno al suo viso fintamente innocente, il trucco era leggero ma aveva un po' di eyeliner con i brillantini sotto gli occhi che dava l'impressione che Jimin avesse pianto, ma con eleganza. I suoi abiti erano leggeri e vaporosi, pieni di inutili laccetti sciolti. Era a piedi scalzi, aveva piccole clip con degli Swarovski nei capelli e sulle mani. Era davvero innocente e accattivante: semplicemente incantevole.

Taehyung decisamente di meno. Aveva dei pantaloni neri di pelle aderente, delle cinte di cuoio e aneli di metallo gli percorrevano una coscia e parte del bacino. Al collo aveva una specie di collare, così come ai polsi aveva dei polsini di cuoio. Portava le scarpe, nere anche quelle, mentre la sua maglietta rossa semitrasparente lasciava poco all'immaginazione. Aveva i capelli portati all'indietro, arrotolati alle punte da colpi sapienti di spazzola e phon, mentre il suo viso era macchiato da un trucco bizzarro. Aveva un occhio appestato di nero, delle pietre rosse dovevano simboleggiare le scaglie di un drago e aveva anche dovuto infilare una lente a contatto che gli facesse sembrare la pupilla verticale. Con la spada in mano, era terribilmente inquietate e si sentiva a disagio.

Fecero il loro set fotografico, ambientato in una specie di giungla artificiale piena di nebbia. Spalla contro spalla o testa contro testa, passarono un po' di tempo a fare foto da soli ed insieme.

«Meraviglioso! Meraviglioso! Kim Taehyung, dovresti fare il modello!» gli disse il fotografo.

Non era la prima volta che si sentiva dire una cosa del genere ma arrossì lo stesso al complimento.

Una volta finito il set fotografico, Taehyung si diresse a fare la sua intervista. La signorina si presentò e cominciò a fargli alcune domande con il suo telefono che registrava. Era rilassato mentre parlava, finché la giornalista non cominciò a fare domande scomode:

«Come ti senti a partecipare ad una produzione che affronta temi simili?»

«Con simili cosa intende?» alzò un sopracciglio.

«Molte controversie ha suscitato la tematica della relazione tra il tuo personaggio e quello di Park Jimin. Non è ... un disagio dover recitare scene forse poco naturali?»

La giornalista era decisamene di parte. Stava sorridendo, ma Taehyung non contraccambiava. «Forse ho vissuto troppo in America e non vedo l'innaturalezza di cui lei sta parlando» rise, diplomaticamente. La giornalista si leccò le labbra, presa in contro piede, perché Taehyung in realtà non aveva affatto risposto alla sua domanda.

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