32 - I medaglioni

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Su uno sfondo nero come la pece svettavano tre piccoli grumi d'oro. Quello in alto era leggermente più grande rispetto agli altri due, e tutti e tre sembravano catturare la luce esterna riflettendola debolmente sulla superficie scura nella quale erano incastonati. Infine, una piccola "S" era elegantemente disegnata sul lato inferiore.

Continuai a osservare l'interno dell'ovale, fino a quando non sentii distintamente gli occhi di Alex su di me.

Alzai il capo, incrociando il suo sguardo, che ricambiai con occhi sgranati. Le labbra socchiuse, nel tentativo di abbozzare qualche parola che però sembrava essere rimasta incastrata dentro di me, perché non riuscivo a emettere alcun suono.

Lui aveva invece recuperato la sua solita fermezza. Appoggiò nuovamente il ciondolo accanto al mio, facendo saettare gli occhi da un ovale all'altro.

Io...io cercavo di stare al passo. Dopo quell'istante di smarrimento, mi sporsi a mia volta per osservare entrambi i medaglioni.

Anche nel secondo, erano presenti tre pallini simili, ma questa volta erano neri ed erano incastonati in uno sfondo bianco. Al contrario dei miei, sembravano risucchiare la luce proveniente dalla cornice chiara, inghiottendola come se fossero dei piccoli buchi neri.

Il colore però non era l'unico elemento che variava. Anche la disposizione e la distanza tra le tre pietruzze infatti era totalmente diversa.

«Io ho una "E" intagliata sul lato destro.» Passò l'indice affusolato sullo sfondo chiaro, indicando la lettera che debolmente risaltava su di esso. «"S" in basso e "E" a destra... dici che è una mappa? Potrebbero rappresentare il sud e l'est.»

Io però stavo ascoltando solamente in parte le sue parole. I miei occhi si alternavano tra i ciondoli come ipnotizzati, incapaci di staccarsi da quel contrasto di colori, quasi temessi di vederli scomparire al primo battito di ciglia.

«Cassie...» Alex richiamò la mia attenzione ancora una volta.

«Non lo so» calcai, esprimendo il mio nervosismo, «...potrebbe essere una mappa, ma...per cosa?»

Cosa stavamo cercando? O meglio, cosa avremmo dovuto trovare, se i medaglioni fossero stati davvero una sorta di cartina geografica?

Quelle erano solo le prime due domande che attraversarono la mia mente. Quella successiva infatti, si impose veemente nella mia testa, prevaricando le prime due. Perché mia madre mi aveva mandato quel medaglione?

Ero talmente concentrata sull'immagine di fronte a me, da non essermi neppure accorta che Alex nel frattempo stava disegnando qualcosa su un fogliettino spiegazzato che teneva in bilico sul ginocchio.

Mi sporsi nuovamente verso di lui, per vedere meglio. Aveva riportato i sei pallini come se "S" e "E" rappresentassero davvero i punti cardinali, e il risultato era un insieme di linee spezzate che si gettavano in direzioni divergenti. Un irregolare zig-zag sviluppato in verticale.

Dopo aver tracciato le linee, rimase per qualche secondo con gli occhi sul foglio. Sembravamo entrambi incapaci di parlare, forse per l'irrealtà della situazione, forse perché eravamo completamente assorbiti dalle nostre ipotesi.

Fu Alex a interrompere il silenzio alla fine. «Sembra un percorso, una strada forse.» Picchiettava ritmicamente la matita sul pavimento. Un segnale di impazienza, o forse solo di agitazione, per aver trovato finalmente un indizio. E non solo un nuovo indizio, ma un segno tangibile, concreto.

Non erano più solamente storie frutto della nostra immaginazione. C'era qualcosa di reale che, dopo tante ricerche dall'esito incerto, aveva un qualcosa di rassicurante. D'altro canto però, sentivo che arrivati a questo punto non ci saremmo più potuti tirare indietro. Non saremmo più stati in grado di ignorare questa scoperta.

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